STORIA DI UNA NASCITA. PARTE SECONDA
Prosegue il racconto biografico di una neo-mamma. Questa volta la troviamo alla presa con vestitini, pannolini, ciucci e tanta voglia di condurre una vita "normale".
di Barbara Molinario
La cosa che trovo più difficile da fare da mamma? Vestire il mio bimbo. Potrebbe avere freddo, caldo e sudare. Prima di averlo non mi ero mai posta il problema. Come risolvo la cosa? Guardo com’è vestito mio marito, che ha sempre caldo, poi penso a come sto io, che ho sempre freddo, e faccio la media… non è tanto semplice interpretare solo attraverso gridolini quello che passa per la testa ad un neonato. Ma, come si dice, “ogni scarrafone è bello à mamma soja”. Insomma, solo la sua mamma lo capisce, e più passa il tempo e più mi rendo conto che è vero. Oramai capisco dal suo diverso pianto se ha fame o sonno, se ha il pannolino sporco o vuole solo giocare.

La cosa più bella? Lui ride. Io gli dico “gioia della mia vita” e lui mi sorride, senza denti, con la linguetta fuori, è uno spasso. La cosa più “scocciante”? Non si può negare che sia il cambio del pannolino. Ma anche quei gesti ci danno il modo di giocare. Mi piace vedere quell’ometto in miniatura, che cresce a vista d’occhio. E quando si dice “avere la pelle morbida come il culetto di un bambino” è proprio vero, forse solo il velluto è dolce al tatto come la pelle trasparente dei bimbi.

Quando ero incinta pensavo che non lo avrei abituato con il ciuccio, perché gli fa male, non lo avrei mai e poi mai fatto dormire nel lettone di notte e non ci saremmo rintanati in casa.

Poi è nato
e mi sono accorta che io non comando proprio niente. Lui è una persona, anche se piccola, ed ha i suoi gusti e le sue preferenze. Dalla prima ora di vita si è messo il pollice, l’indice, tutta la manina in bocca, a seconda di quello che capitava, così, sotto consiglio del pediatra, ho dovuto dargli il ciuccio. Cerco tutte le notti di metterlo nel suo lettino a dormire, ma, a quanto pare, la notte è il suo elemento, e lui chiacchiera e discute, a volte piange. Poi le poppate mi costringono a stare sveglia e così il modo più facile per riposare è di stenderlo al mio fianco, in mezzo a mamma e papà, finché non si addormenta.

Il problema è che la maggior parte delle volte mi addormento prima io, così me lo ritrovo ancora sul mio cuscino quando deve mangiare alle cinque e trenta del mattino.

Per fortuna l’ultimo punto lo rispettiamo. Ci siamo imposti di non chiuderci in casa e così stiamo facendo. Io e mio marito andiamo dappertutto con il piccolo. Di domenica mattina, verso le dieci, lo infiliamo nel marsupio e andiamo al museo; poi a pranzo fuori e si ritorna il pomeriggio a casa per riposarsi e prepararsi ad uscire ancora per raggiungere gli amici a cena, a casa o al ristorante. Durante la settimana, se capita, si esce a cena da soli o con gli amici. Anche il sabato si sta in giro, a fare compere.

Una sera siamo anche andati al cinema; all’uscita i nostri vicini di posto ci guardavano come degli alieni; forse perché non si erano accorti che accanto a loro c’era un bimbo di tre mesi.. infatti ha dormito tutto il tempo del film. Se devo fare delle commissioni in banca o alla posta o qualsiasi altro giro quando mio marito non c’è, non mi scoraggio per il fatto di essere sola, ci infiliamo in macchina, lui nel suo ovetto e partiamo “per una nuova avventura”. Già, ogni volta che si esce è un’avventura. Anche se a volte mi prende la pigrizia. Poi, almeno una volta al mese, si va a trovare i nonni, che abitano a 300 km da Roma.

Lo allatto al seno, e questa è una grande cosa, è comodissimo perché lo allatto ovunque. Non sono una mamma troppo apprensiva e cerco di non farmi prendere dal panico nelle diverse situazioni. Mio marito dice di aver scoperto delle caratteristiche in me che mai avrebbe immaginato. Lui, dal suo canto, è diventato il “tagliatore di unghie” ufficiale (avete mai provato a tagliare le unghie ad un neonato? È difficilissimo!), ed è sempre lui a fargli il bagnetto la sera, al ritorno dal lavoro. Si può dire che l’esperienza di diventare genitori ci ha avvicinati ancora di più, anche se è diventato impossibile stare insieme da soli e ci scontriamo per delle sciocchezze. Ma questo è dovuto solo alle notti insonni, e si fa subito pace.

A quanto pare la maternità è contagiosa, faccio venir voglia a tutte le mie amiche, ed una si è gia lasciata convincere perché è rimasta incinta, così il mio Teo comincia ad avere dei cuginetti con cui giocare…

Foto di Anne Gaddes.


(30/03/2007)