Quest’anno la serata è stata condotta da una donna, un’attrice, Ellen DeGeneres, molto nota negli States grazie al suo The Ellen Show, meno da noi. Una ventata di novità considerato che questa giovane conduttrice televisiva è dichiaratamente lesbica, e l’Academy con i suoi 5800 membri è rinomata per il suo zoccolo duro di conservatorismo, sebbene Hollywood, apparentemente per lo meno, vorrebbe di volta in volta offrire un’immagine degli USA quale Paese progressista.
Come spesso accade la ventata innovativa che pare respirarsi al momento della proclamazione delle candidature, viene programmaticamente smorzata al momento dell’annuncio dei vincitori. Ed ecco che quest’anno vincono i “grandi vecchi”. Primo fra tutti Martin Scorsese che riceve l’oscar per la regia e quello per il miglior film – The Departed porta a casa anche le statuette per la miglior sceneggiatura non originale e per il miglior montaggio –.
Resterà nella storia il momento della premiazione dell’oscar alla miglior regia, quando sul palco vengono chiamati ben tre mostri sacri del cinema statunitense per proclamare il vincitore. Un momento veramente emozionante: lì sul palco c’era la storia del cinema, coloro che con i loro primi film hanno cambiato il volto di Hollywood trasformandolo nella cosiddetta New Hollywood, ovvero Francis Ford Coppola, Steven Spielberg e George Lucas. Sembrava più che altro una festa di compleanno non poi tanto a sorpresa.
E resterà nella storia il piccolo – solo di statura – Martin Scorsese che neppure salito sul palco griderà con la mano protesa in avanti alla platea fischiante e plaudente già in standing ovation, un molto italiano “Wait!” – Aspettate! –. E sì, sembrava di stare veramente ad un raduno parrocchiale di giovanotti sessantenni in festa.
E oltre agli italo-americani Coppola e Scorsese sul palco sono saliti due italiani d’eccezione, due nomi di garanzia e qualità che non a caso Hollywood ha saputo portare nelle proprie grazie. Primo fra tutti il maestro Ennio Morricone che ha ricevuto il premio alla carriera, dopo sei candidature andate a vuoto, l’ultima era stata nel 2000 per Malena di Tornatore. Quest’ultimo è stato chiamato dall’Academy a realizzare un filmato riassuntivo di film che hanno vinto l’oscar per il miglior film straniero, per celebrare i cinquant’anni del premio istituito nel 1956 – il primo a vincerlo fu Fellini con La strada –. E non è stato un caso se è stato chiamato un italiano a fare questa clip celebrativa, considerato che l’Italia è il paese straniero che annovera complessivamente più oscar vinti.
La seconda italiana salita sul palco è stata la costumista Milena Canonero già vincitrice di due oscar, qui per la terza volta a ricevere la statuetta per i costumi di Marie Antoinette di Sofia Coppola.
Un’altra non più giovane, ma data per certa come vincitrice è stata Helen Mirren per l’interpretazione della regina Elisabetta II in The Queen di Stephen Frears. Come miglior attore protagonista vince Forest Whitaker per la performance nei panni del dittatore ugandese de L’ultimo re di Scozia.
Tra gli sconfitti il Will Smith de La ricerca della felicità e l’Eddie Murphy di Dreamgirls. Ma soprattutto i messicani Del toro-Cuaron-Inarritu: Solo Il labirinto del Fauno porta a casa tre statuette: per la migliore fotografia, per il miglior trucco, e per la migliore scenografia, mancando quella più importante, ossia per il miglior film straniero andata alla Germania con La vita degli altri. Statuetta beffarda per la miglior colonna sonora originale per lo sconfitto d’eccellenza Babel.
Per la miglior canzone originale vince quella del documentario Una scomoda verità, nonostante le tre candidature nella medesima categoria di Dreamgirls. Una scomoda verità, il documentario ambientalista con Al Gore, vince anche nella categoria per il miglior documentario lungometraggio.
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