LE BULBOSE: QUANDO E' LABILE IL CONFINE TRA BELLO E BRUTTO
Oggi l’Orto botanico inizierà ad esplorare il grande universo delle bulbose; che poi sarebbero tutte quelle piante che si riproducono vegetativamente attraverso bulbi.
di Pietro Bruni
Tra le più famose possiamo ricordare i tulipani e i giacinti. Ma ce ne sono un infinità: belle e meno belle, alte e basse, di ogni possibile forma, profumo e colore. Essendo quindi impossibile condensare in un'unica puntata una descrizione esauriente di questo vasto mondo, oggi ci limiteremo ad una introduzione che sarà seguita da altri capitoli nelle prossime settimane. Quindi, visto che sto sprecando spazio prezioso con tediosi preamboli, iniziamo.

Spesso è labile il confine tra bello e brutto, fra gradevole e sgradevole. Vale per tutto, anche per le piante, e secondo me per le bulbose in particolare. Queste piante hanno una vita poco avventurosa: spuntano dal bulbo, fanno foglie, fiori e fotosintesi, in estate sviluppano un nuovo bulbo e quando questo è tutto bello imbottito di sostanze nutritive le foglie seccano e siamo da capo, pronti a ricominciare la primavera seguente. Questa pigrizia riproduttiva è un po’ fastidiosa. In linea con i tempi moderni: nessuna voglia di fare figli.

Solo perpetuare pedissequamente il proprio DNA senza prendersi la briga di incrociarlo con quello di qualche altro individuo. In realtà, le povere bulbose si accoppiano anche, ma i loro semi, risultato del loro amore, sembra non piacciano a nessuno: chi mai compra semi di giglio quando il suo bulbo è molto più semplice da utilizzare ? Basta seppellirlo, e voilà, dopo sei mesi ecco un magnifico esemplare di Lilium africa queen, o quel che è, fiorito e tutto quanto. Se partiste dal seme dovreste aspettare almeno tre anni, se va bene… se gli dei vi saranno ostili è probabile che non vedrete spuntare nulla dai vostri vasetti.

Le bulbose, dicevo, si fanno amare con la stessa facilità con cui riescono a farsi odiare. Quanto sono allucinanti quei narcisi giallini e squallidi, piantati sotto un alberello, con magari a fianco un rubizzo nano da giardino, gaiamente intento a spingere una carriola… brrr… che odio! Altro che Comitato per la Liberazione dei Nani da Giardino, (già che ne parliamo: cari eminenti membri, niente di meglio da fare nel tempo libero?) io ‘stinani miserabili li tumulerei sotto un metro di terra e strapperei via, senza pietà alcuna, tutti i maledetti narcisi gialli che li circondano.

D’altra parte, le bulbose possono creare scorci unici: deliziosi angoli di giardino, commoventi distese di colore… Dove hanno un aspetto naturale sono piante bellissime. Basti pensare ai prati di marzo finemente punteggiati di bianchi Crocus, o alle Crocosmie rosso fuoco, che, come pennellate, incorniciano le strade di campagna della verdissima Irlanda agostana, o che dire dei semplici bucaneve? Per sempre ricorderò un faggeto prealpino: era marzo, sotto i grandi alberi milioni di bianchissimi bucaneve ci si pararono davanti, come spiriti gentili della foresta, accoglienti, tra i grigi monumentali tronchi che ricordano le zampe di pachidermi che placidi pascolano nella magnifica distesa di fiori.


O che dire degli alti gigli? Quelli cantati da Peter Smithers, quando protesi verso il sole, con decisione, fanno capolino orgogliosi dalla macchia dei rododendri. Gigli dagli enormi fiori, delicatamente colorati, già descritti nel Vangelo di Matteo: “Osservate i gigli nei campi come crescono. Non lavorano e non tessono; eppure io vi dico che nemmeno Salomone, in tutta la sua magnificenza, vestiva come uno di loro." E questo è così vero e commovente… perché angustiarsi? perché non vivere semplicemente e felicemente? Certo, spesso un fiore non basta, ma certamente aiuta. Questo lo garantisco.

Torniamo alle nostre bulbose. Il fatto che siano così tante è certamente un vantaggio, ma può rappresentare anche un pericolo per il nostro giardino. Per esempio: è un sabato di novembre, nebbia fuori, noi dentro un garden center. Ci imbattiamo nello smisurato reparto bulbi: quanta roba! Pigramente, ma con letizia nel cuore, iniziamo a riempire il nostro carrello di tutte le specie che ci attirano. Con gesto disinvolto iniziamo a far cadere dagli scaffali le confezioni di bulbi. Che colori! Primo tonfo sul fondo del carrello: giacinti. Ah già m’immagino il profumo! Secondo tonfo: tulipani. Ma guarda che bello! Terzo-Quarto tonfo: bucaneve-iris. E così via. In breve, a forza di tonfi, saremo carichi di bulbi come muli tibetani. Arrancheremo fino alla cassa, e a parte quei 100 euro allegramente regalati al Garden Center, saremo piuttosto contenti. I problemi arriveranno dopo, una volta a casa infatti… CONTINUA

Se volete conoscere lo psicodramma a cui andrà incontro il nostro innocente compratore di bulbi non perdetevi la prossima puntata dell’orto botanico! Naturalmente su terranauta.it


(23/02/2007)