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VEGETALIA 2007: LA FIERA DELLA NUOVA AGRICOLTURA
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A Cremona dal 9 all'11 febbraio apre la porte a Vegetalia 2007, la fiera dell’innovazione agro-meccanica.
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di Comunicazione
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Nuovi business e percorsi di crescita per l’agricoltura del futuro: dai prodotti di IV gamma all’agricoltura blu, dalle nuove tecnologie per l’industria agraria alle opportunità di business per imprenditori agricoli che vogliano produrre energia dai campi e abitare in case a risparmio energetico. Tutto questo sarà al centro di Vegetalia 2007, la fiera della nuova agricoltura organizzata da Cremonafiere, giunta alla terza edizione e in calendario a Cremona dal 9 all’11 febbraio.
Vegetalia è l’unica manifestazione in Italia che si pone a fianco delle imprese come guida professionale e specializzata per affrontare le sfide poste dall’agricoltura moderna ed esplorare le strade per produrre nuovo reddito.
L’edizione 2007 si articola in tre saloni: Agroenergie, Aquae e Nuove soluzioni colturali. Oltre al Salone nazionale del contoterzismo, vero e proprio cantiere di lavoro dove gli operatori potranno aggiornarsi sulle novità tecnologiche e gli sviluppi del comparto.
Vegetalia è promossa da Confagricoltura, Confcooperative, Unima, Cia, Ais, Aita, Cirf, Aper.
L’Italia è l’Arabia Saudita delle energie rinnovabili, con un 30% dell’energia utilizzata per i trasporti ricavabile interamente dai rifiuti agricoli e da quelli forestali. Così JEREMY RIFKIN, alfiere dell’economia all’idrogeno, intervenendo alla presentazione di Vegetalia 2007, fiera dell’innovazione agro-meccanica in calendario a Cremona dal 9 all’11 di febbraio.
Sono cinque, secondo l’economista, i pilastri su cui sviluppare la lotta al surriscaldamento globale: ridurre del 20% i consumi energetici, abbattere del 30% (rispetto ai valori del 1990) le emissioni di gas serra entro il 2020, ottenere entro la stesso anno il 20% dell’energia da fonti rinnovabili, realizzare entro il 2025 una infrastruttura in grado di immagazzinare l’energia in celle combustibili ad idrogeno, creare una rete elettrica europea che consenta agli utenti di produrre energia verde e metterla in rete.
E proprio in occasione della presentazione di Vegetalia il Ministro dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare ALFONSO PECORARO SCANIO ha annunciato che l’economista americano entrerà a far parte della sua squadra, tra gli organizzatori della Conferenza nazionale sul Clima che si terrà a Roma il prossimo settembre.
Il Ministro ha ribadito inoltre l’esclusione delle fonti assimilate dai contributi economici dei Certificati Verdi (ex CIP6), mettendo fine ad un’anomalia tutta italiana: unico in Europa, il nostro Paese dal 1992 includeva tra le fonti di energia rinnovabile anche i rifiuti non biodegradabili bruciati nei termovalorizzatori, il carbone e il gas prodotti dai residui di raffineria.
Pecoraro si è detto inoltre disponibile a finanziare progetti di sviluppo delle agroenergie e battersi per la completa liberalizzazione del settore. L’obiettivo, ha detto il Ministro, deve essere quello di realizzare piccole centrali diffuse capaci di utilizzare i prodotti locali, per ridurre al minimo il consumo energetico legato al trasporto delle materie prime. E gli agricoltori devono avere il ruolo principale nella produzione di questa energia.
Un milione di ettari coltivati per la produrre di agroenergie attraverso biomassa, bioetanolo e biodiesel. Questo l’obiettivo che il Ministro delle politiche agricole e forestali PAOLO DE CASTRO conta di raggiungere una volta che le imprese agricole siano a regime. Si tratta, ha spiegato il Ministro nell’ambito della presentazione di Vegetalia, di sviluppare una vera e propria filiera energetica. Per quanto riguarda il biodiesel ci sono già 70mila ettari dedicati e potenzialità di sviluppo fino a 250mila ettari, per una produzione totale di 250mila tonnellate.
Per il bioetanolo si può ipotizzare la realizzazione di un paio di impianti, per un impiego di circa 100 – 150mila ettari di mais. Mentre in tema di biogas e biomasse si devono implementare piccoli impianti di microgenerazione da 1 o 2 megawatt che potrebbero diventare un’interessante occasione di convenienza economica per il mondo agricolo.
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Sono grandi numeri, quelli che secondo il Ministro possono essere messi in campo sulle agro energie: almeno un milione e mezzo di aziende agricole interessate, un milione e 200mila ettari coltivabili già pronti per la produzione e potenzialità per produrre il 10-20% dell’energia che consumiamo totalmente dalle risorse agro energetiche italiane.
Sembra dunque che l’Italia per la prima volta affronti con convinzione il tema dei biocarburanti. Ne è la riprova la delega ad hoc sulle agroenergie istituita dal Ministero per le politiche agricole affidata a Stefano Boco, che ha esplicitato subito quale sarà il prossimo nodo da sciogliere: la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento del materiale. Adesso stiamo lavorando con un 98% di materiale di importazione. Dobbiamo ottenere invece biocarburanti da prodotto italiano, e usare il materiale di importazione per la parte in eccesso.
SCHEDA INFORMATIVA SULLA SITUAZIONE ITALIANA IN TEMA DI BIOMASSE
Il consumo annuale di energia in Italia durante il 2005 è stato, secondo il Bilancio Energetico Nazionale*, pari a 194 MTEP (milioni di tonnellate di petrolio equivalenti) suddivisi in:
•87 MTEP di combustibili fossili
•66 MTEP di gas naturale
•17 MTEP di carbon fossile
•14 MTEP da fonti rinnovabili
•10 MTEP da energia elettrica importata
Il ricorso alle fonti rinnovabili attualmente si limita dunque al 7,2%.
Secondo le più recenti stime dall’utilizzo di biomasse, dall’incremento della produzione di biocarburanti e dall’installazione di pannelli solari nelle aziende agricole, sarebbe possibile raggiungere il 13% del fabbisogno nazionale di energia al 2010, risparmiando 12 milioni di tonnellate di petrolio e riducendo di 30 milioni di tonnellate le emissioni di anidride carbonica.
Più specificamente, le potenzialità delle biomasse ammontano ad un totale di almeno 12,3 MTEP:
•5,4 MTEP dai rifiuti forestali
•2,2 MTEP dalle coltivazioni
•2,3 dai rifiuti agricoli
•2 MTEP da biogas
•0,25 MTEP dal biodiesel
•0,14 dal bioetanolo
Secondo le stime della Commissione energia del Parlamento europeo, almeno il 30% del consumo energetico italiano, ossia 60 MTEP, l’energia necessaria ad alimentare tutto il comparto dei trasporti italiani, potrebbero essere ricavati solo dalle biomasse. Dunque la potenzialità del nostro Paese nel campo delle biomasse è enorme dato che ogni anno solo dalle biomasse secche si possono ottenere 3 MTEP per ogni ettaro di terreno e che i terreni coltivabili ammontano più o meno a 20 milioni di ettari.
Secondo uno studio del Ceta (Centro per l’ecologia teorica e applicata), destinando 70mila ettari di suolo attualmente coltivati a cereali, in coltivazioni per ricavare carburante verde, sarebbe possibile produrre bio-carburanti in grado di far risparmiare 2,2 milioni di tonnellate di petrolio all’anno, mentre semplicemente usando i tradizionali scarti agricoli, se ne potrebbero risparmiare 2,3 milioni. Secondo lo stesso studio 23,7 milioni di tonnellate potrebbero essere ottenuti dalle foreste italiane, senza nessun impatto ambientale, riducendo di 5,4 milioni di tonnellate l’attuale consumo di greggio.
Inoltre, estendendo a 200mila ettari il suolo coltivato a colza e girasole, si potrebbero ottenere vantaggi aggiuntivi perché la produzione di biodiesel raggiungerebbe 200mila tonnellate all’anno. Mentre destinando alla produzione di bioetanolo 150mila ettari circa di terreno, si potrebbero ottenere 450 milioni di litri di carburante all’anno.
D’altro canto convertendo il 10% delle aziende agricole attualmente presenti sul territorio nazionale ad alimentazione fotovoltaica, con l’installazione di 100mila pannelli fotovoltaici con una potenza media di 3 kw, si potrebbe ottenere un di potenza installata di 300 Mw e una produzione annuale di 390 Gwh di energia elettrica.
In Italia il mercato dell’energia verde è molto remunerativo, molto più che nel resto d’Europa.
Un Mw di energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili una volta immessa nella rete è pagata 70 euro. Inoltre l’energia riceve un’incentivazione sotto forma di certificato verde il cui valore si aggira sui 100 euro.per Mw/h.
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Inoltre il panorama fiscale per gli agricoltori è adesso molto vantaggioso: gli agricoltori godono di un regime fiscale che gode di grosse agevolazioni per l’energia prodotta da biomasse ed energia fotovoltaica grazie alla Finanziaria 2007.
Secondo Legambiente gli impianti a biomassa nei Comuni italiani forniscono ad oggi un contributo pari a 1.981 Gw/h, una produzione che equivale al fabbisogno di 660.333 famiglie. Sono comunque importanti le prospettive di impianti di piccola e media dimensione capaci di utilizzare biomasse locali e recuperare calore per il teleriscaldamento.
Una buona pratica da mettere in luce è quella del comune di Bondeno (Fe) dove è prevista l’installazione del più grande e innovativo impianto di bioenergie di tutta Europa. Sarà realizzato dalla Shmack biogas e sarà in grado con la produzione di 32 Mw di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 20mila abitanti.
Quello di Bondeno non è l’unico impianto in cantiere nell’alta Italia, dove si assiste ad una profonda riorganizzazione delle aziende del comparto saccarifero, che a causa di un drastico ridimensionamento del settore, si riconvertono nella filiera dell’energia.
A Finale Emilia (Mo) sarà realizzato un impianto per la produzione di energia elettrica da biomasse della capacità di 18,5 Mw, e una superficie agricola interessata a produzioni dedicate di circa 2.500 ettari.
A Ostellato (Fe) è previsto uno stabilimento analogo, a Russi (ra) un impianto di maggiore potenza (30 Mw) con l’impiego di 25 dipendenti e 56 addetti a 7 ettari di serre, da costruire ih collegamento con l’impianto stesso che fornirà la necessaria energia termica, mentre 60 addetti rimarranno addetti al reparto di confezionamento dello zucchero che resterà attivo. Su Ravenna ricadrà invece la realizzazione di un impianto per la produzione di biodiesel o di una centrale termoelettrica a biomassa dalla riconversione dello zuccherificio di Forlimpopoli (Fc). Mentre per gli impianti del comprensorio di Pontelagoscuro e San Pietro in Casale la riconversione sarà realizzata tramite l’installazione di un impianto di produzione di etanolo e una centrale a biomasse a Ferrara.
Impianti a biomassa nei comuni italiani (fonte Legambiente)
Comune Pr MW Comune Pr MW
1 Strongoli Kr 40 22 Rossano Calabro Cs 4,2
2 Crotone Kr 20,5 23 Castiraga Vidargo Lo 3,6
3 Ospitale di cadore Bl 20 24 Lomello Pv 3,6
4 Bambo d’Argenta Fe 20 25 Vercelli Vc 3,5
5 Brunico Bz 20 26 Faenza Ra 3,2
6 Tirano So 20 27 Padova Pd 3,2
7 Cutro Kr 16,5 28 Manzano Ud 2,5
8 Pozzilli Is 14 29 Masone Ge 1,4
9 Termoli Cb 13,8 30 Peccioli Pi 1,24
10 Airasca To 13,5 31 Legfnano Mi 1
11 Rende Cs 12 32 Rossiglione Ge 1
12 Cavalese Tn 9 33 Campoligure Ge 0,6
13 Rocca bruna Cn 9 34 Camporgiano Lu 0,54
14 Varese Va 7 35 Piacenza Pc 0,51
15 Pavia Pv 6,7 36 Fagnano olona Va 0,5
16 Crova Vc 6,7 37 Grumes Tn 0,47
17 Mantova Mn 6 38 San Giovanni al Natisone Ud 0,4
18 Castellavazzo Bl 5,5 39 Torino To 0,02
19 Verzuolo Cn 5,5 40 Ravascletto Ud 0,004
20 Valle lomellina Pv 5 41 Poggio Berni Rn 0,001
21 Gatteo Fo 4,9
In Europa
All’avanguardia nello sfruttamento delle biomasse come fonte energetica, sono i Paesi del centro-nord Europa, che hanno installato grossi impianti di cogenerazione e teleriscaldamento alimentati a biomasse. La Francia, che ha la più vasta superficie agricola in Europa, punta molto anche sulla produzione di biodiesel ed etanolo, per il cui impiego come combustibile ha adottato una politica di completa defiscalizzazione.
La Gran Bretagna invece, ha sviluppato una produzione trascurabile di biocombustibili, ritenuti allo stato attuale antieconomici, e si è dedicata in particolare allo sviluppo di un vasto ed efficiente sistema di recupero del biogas dalle discariche, sia per usi termici che elettrici. La Svezia e l’Austria, che contano su una lunga tradizione di utilizzo della legna da ardere, hanno continuato ad incrementare tale impiego sia per riscaldamento che per teleriscaldamento, dando grande impulso alle piantagioni di bosco ceduo (salice, pioppo) che hanno rese 3 - 4 volte superiori alla media come fornitura di materia prima.
L’Italia, nonostante l’elevato potenziale di cui dispone, risulta ancora fanalino di coda.
*Il BEN è una pubblicazione annuale, sulla quale si basano molti studi del settore energetico. Viene realizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico mediante la rilevazione dei dati delle produzioni interne, del settore petrolifero e del settore del carbone, e mediante la rilevazione di energia elettrica e gas naturale da parte degli altri operatori che aderiscono al circuito statistico nazionale.
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(08/02/2007)
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