PERCORSI PARALLELI. OTTO ARTISTI PER ALBENGA
Nel centro storico della bellissima cittadina di Albenga, la Galleria Scola ha aperto le porte a otto artisti per una collettiva di alto interesse.
di Paolo Marino
Nel centro storico di Albenga, al piano terreno dell’imponente palazzo Peloso Cipolla, è stato recentemente aperto un pregevole spazio espositivo, la Galleria Scola in via Cavour 44. Nei suoi pressi, oltre alla Cattedrale di San Michele ed al Palazzo del Comune, si trova il Museo Navale Romano. La galleria consta di tre sale, la principale delle quali è decorata da una volta interamente affrescata con motivi secenteschi, ed è situata nel cuore “secolare” della cittadina ingauna, in un contesto storico di grande rilevanza.

Qui è stata allestita la mostra “Percorsi Paralleli”, una collettiva d’arte contemporanea che ha coinvolto quattro pittori e altrettanti scultori, tutti residenti in Liguria e soci del Circolo Artistico “Amici nell’Arte” di Garlenda. Ed è proprio il Circolo ad aver organizzato questa mostra e le successive, che nella galleria si snoderanno nell’arco del 2007 e consentiranno ad oltre venti artisti di presentare il frutto della propria ricerca creativa.

Com’è consuetudine dell’Associazione, tali attività mirano a divulgare l’arte nel tessuto sociale del nostro territorio, sensibilizzando anche, per quanto è possibile fare con gli strumenti dell’arte, le Pubbliche Amministrazioni locali e gli Enti più o meno coinvolti ed interessati. Un discorso particolare va fatto in rapporto alla cittadinanza, “target” peculiare di tali eventi.
Oggigiorno sta divenendo sempre più laborioso amalgamare un certo numero di artisti per proporre un “prodotto” di spiccato interesse al pubblico, incessantemente distratto da infiniti stimoli esteriori e superficiali, che sempre meno lasciano spazio al pensiero, alla riflessione, alla meditazione…

Tuttavia, osservando con accuratezza i lavori in mostra in via Cavour 44, appare evidente il “parallelismo” dei “percorsi” di queste otto individualità, autori ed attori del nostro tempo.
“Percorsi Paralleli” sintetizza, nei due termini che la caratterizzano, la pluralità di espressione e di stile dei partecipanti. Infatti attraverso le opere esposte viene evidenziato il cammino che ogni singolo artista sta percorrendo nella propria carriera. Gli artisti in mostra sono: Romy Barrile (Genova) – scultrice e ceramista, Giuseppe De Carlo (Cogorno GE) – scultore, Enzo Dente (Genova) – ceramista e pittore, Chiara Parodi (Uscio GE) – scultrice e pittrice, Luisa Bonello (Savona) – pittrice, Franco Grassi (Albenga) – pittore, Caroline Keyn (Savona) – pittrice e fotografa e Carmen Spigno (Garlenda) – pittrice.

Romy Barrile, siciliana di nascita, genovese di adozione, è riuscita a coniugare la materialità del supporto utilizzato nei suoi lavori, la creta, con una sensibile astrazione di significati. Ciò che emerge distintamente dalle sue opere è una sorta di dualismo, concretizzato in busti e figure percorse trasversalmente da un piano perpendicolare, quasi a realizzare nella terracotta i due aspetti dell’individuo: il conscio ed il subconscio, l’uno nascosto all’altro, ma assolutamente uniti nell’essere. Lo stesso dualismo si ravvisa anche nei tondi, ove le componenti, volutamente separate all’atto della produzione vengono “cucite” assieme da un brillante filo di alluminio in spire, quasi a significarne l’imprescindibilità.

Dai lavori di Giuseppe De Carlo si ravvisa la grande sintonia che esiste fra l’uomo e la materia. Si tratta di un connubio amorevole che induce lo scultore a considerare il frutto del suo lavoro, l’opera, alla stregua di una creatura… Non ci troviamo quindi al cospetto di freddi “pezzi di pietra”, ma la materia ci elargisce di riflesso tutto il sentimento infuso dall’autore all’atto della realizzazione. Possiamo chiudere gli occhi ed immaginare le mani agili, forti e sapienti che scivolano sulla pietra, quasi ad accarezzarla, quindi picchiarla brutalmente per toglierne l’eccesso, e poi nuovamente a lisciarla. L’uomo-scultore De Carlo, nato ai piedi delle Alpi Apuane, ma ligure oramai da lungo tempo, ama la “pietra”, sostanza che l’ha incantato e che da diversi lustri è diventata sua compagna e passa con assoluta naturalezza dall’utilizzo del gesso al marmo, dall’ardesia all’arenaria.


Enzo Dente, eclettico artista del panorama genovese, ci colpisce con i suoi lavori ispirati alla Pop-Art e all’Arte Povera. Osservare i lavori di Dente è un po’ come compiere un tuffo indietro nel tempo, fino a ritrovare il clima culturale-esistenzialistico tipico degli anni Cinquanta.
Fondatore e firmatario del Manifesto “Il Dinamismo Cosmico” insieme ai genovesi Barrile, Kova e Zucca, sintetizza nelle sue opere il pensiero della frase d’esordio “L’Arte rende visibile ciò che è impudentemente nascosto dall’umana percezione: il Cosmo…”.
Dai suoi lavori, soprattutto dalle opere pittoriche, emerge tutta l’inquietudine generata da un forte cromatismo a tratti ordinato, a tratti caotico, quasi come se l’elemento più importante fosse l’idea che sta dietro l’opera, rispetto alla tecnica usata.
Le idee espresse attraverso la concettualità del suo lavoro sono di certo tratte da testi di psicanalisi, approfondimenti sulla figura femminile, analisi filosofiche, da immagini di film, fino a considerare attività sociali e politiche. Il colore, forte, intenso, violento, gioca un ruolo predominante nelle sue opere, laddove si agglomera, svelando l’intrinseca logica del suo gesto.

DiChiara Parodi, giovane scultrice e pittrice del levante ligure, attrae l’irruente messaggio che emerge dai suoi lavori. Traspare la sapiente tecnica appresa negli anni dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, esperienza che le consente di incorporare i dettami delle arti visive con quelli delle arti plastiche in un “unicum” di notevoli intenti. Trovarsi di fronte alle sue opere provoca una profonda emozione per la precisione dei tratti, l’espressione dei visi, la dinamicità degli arti dei soggetti raffigurati, che conferiscono un’anima alla materia utilizzata dall’artista.
Allegorie e simbolismi metaforici caratterizzano lo stile espressivo della Parodi, che riesce a spaziare dalla pittura “tradizionale” alla scultura, elaborando soggetti quanto mai realistici, coerenti con la condizione dell’individuo del nostro tempo.
Il ritrarre se stessa in un’opera in terracotta e legno di pino con il capo guarnito di un possente palco di corna mette in ulteriore risalto la caparbietà e la determinazione di una giovane donna che ostinatamente tende a perseguire un obiettivo atavico, radicato nel proprio “Io”.

Luisa Bonello, savonese, inizia a dipingere giovanissima frequentando il pittore Carlo Bossi, caro amico del padre. Da lui impara il primi rudimenti di quest’arte. Affinando una sua personalissima tecnica, scopre un filone che le permette di esprimere concetti insiti in lei e difficilmente manifestabili a parole. Prevale nei suoi lavori quell’interesse esoterico-iniziatico che ha cominciato ad approfondire anni fa.
Diverse sue opere sono ispirate a studi fatti sulla Cattedrale di Chartres, in special modo sul suo labirinto, uno dei pochi rimasti originali. Il labirinto situato al centro della Cattedrale è simbolo di un percorso iniziatico che dall’esterno porta fino al centro, percorrendo un cammino sinuoso e apparentemente complesso. Simboleggia il cammino interiore, alla ricerca della verità di ognuno di noi. Anche il tema dei cerchi nel grano, ravvisabile in due suoi lavori, manifesta l’attenta ricerca che l’artista persegue con costanza.

La passione di Franco Grassi per la pittura ha origini antiche, generata da un inalienabile stimolo di vita. Nato a Milano, da anni si è trasferito in Liguria, prima a Castelvecchio di Rocca Barbena, poi ad Albenga, dove vive e lavora. Oltre ai disegni si dedica preferibilmente alla pittura, in particolare al pastello e all’acquarello. I suoi temi ricorrenti si riconducono alla natura, come simbolo dell’esistenza nei suoi vari aspetti. É appassionato studioso di scienze iniziatiche, in particolare della Mistica Ebraica, pertanto è facile incontrare nei suoi lavori un marcato simbolismo teosofico.
I lavori presentati da Grassi in questa mostra rivelano una sicura padronanza della tecnica del disegno, unitamente ad una profonda conoscenza dell’anatomia di ogni singolo componente. Gli studi compiuti a Milano presso scuole di Belle Arti infatti gli hanno fornito una tecnica consolidata da anni di esercizio, per mezzo della quale l’artista riesce a trasferire nelle sue figure una forte dinamica gestuale. I suoi cavalli e le sue figure risultano coerenti e rigorosamente fedeli ai dettami della cultura classica.

Caroline Keyn, artista tedesca da anni trasferitasi definitivamente in Liguria, ha solide radici culturali e artistiche, essendosi specializzata in Tecnica della Creazione ad Augusta e Scultura Manuale presso l’Accademia di Monaco e avendo studiato psicologia e pedagogia sempre ad Augusta. Dopo una parentesi dedicata all’insegnamento, dalla seconda metà degli anni ’70 inizia la sua attività artistica con numerose esposizioni in importanti città della Germania.
Inizialmente si dedica ad esperienze varie, fra cui l’uso creativo della fotografia e a tutt’oggi produce un’arte neo-informale con opere ricche di colore, che si avvalgono della forza elementare e sensuale di materiali diversi, fra cui collage con tele, reti, foto, carta, cartone, tessuti, legno, metalli. Dice la pittrice: “Quando lavoro forme e colori si traducono in un progetto, in un processo creativo, che si svolge da dentro fino a esprimersi in un universo artistico artificiale”.
Nascono così composizioni di influenza casuale permeate da substrati meditativi che toccano il nostro mondo materialistico e tecnico.


Carmen Spigno, pittrice ligure da anni presente nel panorama artistico contemporaneo, ha compiuto una svolta decisiva nel suo lavoro nel momento in cui ha scelto di dedicarsi esclusivamente alla pittura con terre e resine naturali, abbandonando così ogni altra tecnica “sintetica”. L’amore per la Natura e per la Terra in particolare, sono diventati i protagonisti essenziali della sua creatività, che pare derivare da un’ispirazione ancestrale.
Il suo lavoro ha seguito una naturale evoluzione nel corso degli anni, passando attraverso diverse fasi di studio e di ricerca, poiché la sua crescita interiore è incessante e la conduce sempre verso nuove sperimentazioni. Dalle prime opere su carta è passata via via ad utilizzare supporti sempre diversi quali il legno, il sughero, la tela, la stoffa, la juta, l’ardesia, le sabbie, il vetro, i metalli… ricercando la diversa resa che le terre operano sui medesimi e sul concetto da esprimere.
Le opere presentate in mostra, tutte recenti, sono il frutto dell’attuale momento creativo che l’artista sta vivendo e si differenziano dalle precedenti in quanto recano impressi i segni ben delineati e raffinati che le mani hanno lasciato sul supporto.

In conclusione, il Circolo Artistico “Amici nell’Arte” coglie l’occasione per ringraziare pubblicamente il signor Luigi Scola che ha ridato vita ad un luogo storico di tanta rilevanza, facendolo diventare un polo di incontro e di cultura per tutta la cittadinanza.


(16/01/2007)