Il Natale è un momento dell'anno importantissimo per i Cristiani di tutto il mondo, ma è anche una delle feste in cui maggiormente troviamo elementi e tradizioni di origine eterogenea: si tratta di tutta una serie di riti pagani che risalgono alla notte nei tempi, e hanno lasciato tracce fino ai giorni nostri.
Inoltre, ogni paese del mondo ha innestato le tradizioni natalizie sulle sue consuetudini e peculiarità.
Vediamo insieme quali sono le origini dimenticate di tanti gesti e abitudini che ogni anno ripetiamo in questi giorni di festa.
In primo luogo la data scelta per il Natale è significativa: il 25 dicembre infatti cade nei primissimi giorni dell'inverno, appena dopo il Solstizio: da questo momento le giornate ricominciano ad allungarsi, ed è evidente il parallelo fra la nascita di Gesù (che per i Cristiani è anche l'inizio di un nuovo ciclo per l'umanità) e la “rinascita” del sole, con la fine dell'anno vecchio e l'inizio di quello nuovo.
L'importanza della luce è ribadita da una tradizione che si sta perdendo, ma che nei tempi passati era assai viva e importante: quella del ceppo. Il ceppo di legno (che nelle varie zone d'Italia proviene da alberi diversi, a seconda delle tradizioni) veniva acceso a Natale e mantenuto sul focolare fino a Capodanno: il fuoco, la sua luce e il suo calore erano evidentemente importantissimi per le genti contadine che in questo periodo dell'anno non potevano dedicarsi ai lavori nei campi; ma mantenere il ceppo ardente aveva anche il significato di “bruciare” l'anno vecchio, e soprattutto le sofferenze e i dolori che aveva portato con sé.
La religione ha poi sovrapposto a questa usanza il significato di distruzione del peccato originale, e il vino che veniva asperso sul ceppo come rito propiziatorio per la fertilità è diventato il simbolo del sangue di Cristo.
Un altro simbolo di rinascita è l'albero di Natale, tradizione che viene dal Nord: l'albero è per le culture pagane un ponte tra cielo e terra, e naturalmente un simbolo di fertilità. Perciò addobbarlo di luci era un rito strettamente connesso con la rinascita del Sole e l'inizio di un nuovo ciclo vitale.
La tradizione cristiana ha poi assimilato queste usanze facendo dell'abete il simbolo della croce di Cristo, degli addobbi un richiamo ai doni dei pastori, e delle luci un'immagine di Gesù che viene a illuminare il mondo.
Un'altra pianta molto presente nelle feste natalizie, il vischio (che sarebbe di buon auspicio per le coppie che si baciano sotto i suoi ramoscelli), era la pianta sacra ai druidi celti, che le attribuivano svariati poteri magici e guaritori.
Tutta una serie di credenze riguardo la prosperità, la fecondità e l'abbondanza di prole rimane poi nei cibi che abitualmente consideriamo tipici delle feste natalizie: dalle uvette del panettone alle lenticchie, dalla frutta secca ai marrons glacés, tutti questi cibi (nutrienti e calorici) sono connessi a un'idea di ricchezza e abbondanza (di soldi, di buona sorte e di “produttività”: dei campi, ma anche delle future mamme).
Si pensava infatti che i primi giorni dopo il cambio di stagione fossero quelli in cui era più indicato propiziarsi la fortuna per l'anno che iniziava, e da qui viene la tradizione di giocare a tombola, ma anche quella ormai perduta di farsi fare gli oroscopi e, per le giovani, di trarre auspici per il futuro matrimonio.
Insomma, tutta una serie di consuetudini che noi oggi consideriamo solamente piacevoli e coreografiche, in realtà rivestono un significato ancora più antico di quello cristiano, e si connettono a un'idea di rinascita della vita la cui origine si trova in tempi antichissimi.
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