Matt esce da una relazione disastrata e spronato dal suo amico squinternato si lancia in una nuova storia; sorte vuole che il fascinoso e titubante Matt riesce a sedurre non una donna qualunque bensì una supereroina che grazie ai suoi poteri sappiamo essere a difesa della città di New York.
Tuttavia Jenny nelle vesti di ragazza della porta accanto si rivela insicura e ossessiva, gelosa ed esasperante. Ma quando Matt tenta di allontanarla da sé questa scatena la sua furia di supereroina ferita nell’orgoglio e fa di tutto per ostacolare la relazione di Matt con la sua collega Hannah. A ciò si aggiunge l’acerrimo nemico della supereroina, letteralmente definito il cattivo di turno, che vuole annientare i suoi poteri. È un gioco ad incastro in cui alla fine dei conti nessuno deve farsi male.
Una commedia, certo, un fumetto, anche, un film di supereroi, pure, ma evitate di portarci i bambini: di fatto i tre quarti delle battute e delle situazioni umoristiche hanno a che vedere con una visione distorta e grossolana del sesso.
Per nulla adatto ad un pubblico di giovanissimi. Fatta questa premessa doverosa, diciamo subito che la battuta migliore del film è di sicuro quella che l’amico, scriteriato consigliere, rivolge a Matt: hai già invaso la nazione Donna e diffuso la tua Democrazia?
Questa, in verità, ci offre l’occasione per dire che un film così frivolo come questo può senza dubbio offrire degli spunti interessanti non tanto e non necessariamente di riflessione, bensì di comprensione delle tendenze culturali di massa: se persino in un film del genere abbiamo un ammiccamento alla politica come questo ora citato, nulla allora potrà impedire allo sceneggiatore (che viene dalla notevole gavetta della serie I Simpson) e al regista (autore di interessanti film, sì, di generi contaminati tra loro come Ghostbusters, ma anche di film ad alto tasso simbolico e per nulla buonisti) di cimentarsi in un’interessante parodia della coppia nevrotica che abita la città tentacolare odierna.
Le nevrosi della supereroina altro non sono che quelle della donna di oggi, in carriera (come ci dimostra Il diavolo veste Prada), ma anche piena di responsabilità verso la società che la vuole mascolinizzare per renderla iper-produttiva (non a caso i poteri di cui gode la protagonista sono sempre stati appannaggio del maschio, quali forza, velocità e resistenza).
A ciò dobbiamo aggiungere che a questa eroina mancano poteri altrettanto importanti che altrimenti ravvediamo in un Superman o in uno Spider-Man, quali virtù morali come la temperanza, il perdono e la giustizia sociale. Pertanto in quanto donna prima che eroina Jenny è isterica e umorale, invidiosa ed egoista, come stereotipo vuole.
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Insomma il film offre molti spunti di riflessione su come consideriamo da un punto di vista maschile l’altra metà di una coppia eterosessuale: emblematica la scena in cui in bagno Jenny si cambia a velocità soprannaturale, come a dire che oggi ad una donna per avere il tempo di piacere al proprio partner dovrebbe avere poteri simili, altrimenti non le resta che una perenne nevrosi senza catarsi.
Eppure come il finale ci fa intuire, gli uomini sono quelli che oggi si fanno mantenere dalle loro compagne, parificate tanto da uscire dalla porta della schiavitù domestica per rientrare dalla finestra della schiavitù psicologica: l’uomo è il mantenuto e la donna è l’indaffarata innamorata (anche qui un altro esempio proprio ora nelle sale, ossia Uomini & Donne, meglio definibile a tal proposito col titolo originale più ambiguo e ammiccante Trust the Man).
Sui contenuti sociologici del film ci sarebbe molto da dire, ma non è il caso di andare oltre se siamo costretti ad ammettere che dopotutto il film funziona solo in parte, tanto nell’umorismo, a volte troppo greve e ripetutamente scontato, che nella trama: funzionano troppo bene le coppie Luke Wilson-Uma Thurman o Luke Wilson-Anna Faris perché lo spettatore possa accettare che il maschio alla fine debba operare una scelta, tanto da costringere l’altra donna a ripiegare sul cattivo di turno convertitosi all’ultimo.
Questa coppia che nasce nel finale non appare molto azzeccata, per il semplice fatto che durante tutto il film non è mai stata data allo spettatore l’occasione di vedere agire insieme l’inedita coppia...che ovviamente non sveliamo. E l’improvvisa soluzione ci sembra troppo frettolosa. Questo espediente da commedia buonista, in cui tutto si deve risolvere necessariamente per il meglio, finisce per forzare la simpatia che lo spettatore ha maturato verso i personaggi durante la breve storia.
Due sequenze su tutte altamente zeppe di effetti speciali sono davvero emozionanti e visivamente persino originali: quella con lo squalo e l’amplesso sospeso... Di interessante c’è il ritratto di Jenny, malinconica supereroina che ammicca, seppure in maniera meno drammatica, alla Catwoman struggente e al tempo stesso implacabile di Michelle Pfeiffer di Batman - Il ritorno. Una donna teneramente frustrata che ha il volto di una radiosa e sensuale Uma Thurman, istrionica e perfettamente calata nella parte.
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