“Entro col sangue ed uscirò col sangue”.
I “cani di bancata” sono gli animali che aspettano, sotto ai banchi dei mercati, il cibo di scarto che gli ambulanti lasciano alla fine della giornata di lavoro. Un termine siciliano che significa metaforicamente “parassita”, “approfittatore”.
Una straordinaria Manuela Lo Sicco, già apprezzata ne “la Scimia” presiede il banchetto nei panni di una Mamma Santissima che ha le movenze e la ferocia di un grande ragno.
Una madre “santa e puttana” che gode a mettere i figli uno contro l’altro perché il potere si detiene soprattutto con il terrore.
Qui il folclore è una tavola imbandita che è dapprima sudario, poi veste da sposa
ma che soprattutto serve a nascondere l'orrore.
Un popolo che parla un linguaggio segreto. Una cosca, una nassa, un partito, una società, una fratellanza: una Famiglia.
Rito pagano e blasfemo, il segno della croce che diventa “Nel nome del Padre, del Figlio, della Madre e dello spirito Santo”, Emma Dante dipinge sulla scena la sua regione, la Sicilia, popolata da una violenza efferata e da sottili intrighi, da una spiritualità distorta che giustifica questi assassini molto devoti.
La regista ci ricorda che la mafia è il trionfo della menzogna, è il rovescio che diventa verso, il sotto che viene a galla, il basso che si fa alto, il delitto che si trasforma in regola.
Si può finire in questo recinto per nascita, per paura, o per amore. Chi entra contrae un vincolo eterno. I legami diventano indissolubili, i patti infrangibili. Non ci si può sottrarre, non si torna indietro. E’ un’appartenenza selvaggia, di mandria. Chi esce dalla mandria muore.
La fine è scandita dalla commovente Sinfonia dei Rimpianti di Gorecki che cerca inutilmente di consolarci di fronte ad una Madre che rinnega se stessa e chiede ai suoi figli di dimenticarla dopo che li ha nutriti del sangue di vittime innocenti.
Facendoli studiare, rendendoli “rispettabili” ed ora che sono personalità importanti e ricoprono le alte cariche dello stato possono diffondere il Verbo.
Possono fecondare con il loro seme un’ Italia dipinta a testa in giù, con la Sicilia a fare da regione del Nord, isolata e inaccessibile come una Regina Madre.
Uno spettacolo necessario e a volte scomodo, una violenta invettiva che ha la grandiosità di un rito pagano in grado di mostrarci tutta la virulenza della Mafia in quanto morbo sconosciuto e mai veramente compreso nella sua essenza.
Da vedere, assolutamente.
Emma Dante
CANI DI BANCATA
Prima assoluta
Con:
Sandro Maria Campagna, Sabino Civilleri, Salvatore D’Onofrio, Ugo Giacomazzi, Fabrizio Lombardo, Manuela Lo Sicco,Carmine Maringola, Stefano Miglio, Alessio Piazza, Antonio Puccia, Michele Riondino
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