“Turning” unisce la musica emozionante di Antony and the Johnsons, con trio d’archi, piano, basso e percussioni, e le immagini create dall’affermato regista e video-artista Charles Atlas.
Mentre le melodie di Antony incantano il pubblico, 13 modelle newyorkesi, più o meno belle ma tutte quante dotate di un fascino che rivela un lato diverso dell’essere femminile, salgono di volta in volta sul palco e si alternano su una pedana girevole come le bambole di un antico carillon. Le “13 NYC Beauties” vengono filmate sul momento e le loro immagini-ritratti manipolate da Atlas e proiettate sullo sfondo.
Questa improvvisazione multimediale crea una originale scenografia in continua metamorfosi, di forte impatto visivo, spesso con effetti ipnotici e psichedelici che non possono non far pensare al pop anni ‘60 e ‘70, a Warhol e alla sua “Factory”.
E intanto scorre la voce di Antony, questo strano essere a metà tra l’uomo e la donna, tra il divino e l’umano. Artista londinese trapiantato a New York, ha inciso il suo primo album con il gruppo The Johnsons nel 1997. Lou Reed se ne è innamorato e lo ha preso sotto la sua ala protettrice. Nel 2005 "I am a Bird Now" (2004) ha vinto il Mercury Music Prize. Ormai definitivamente consacrato dal pubblico e dalla critica, i suoi concerti fanno il “sold-out” in tutto il mondo.
Il suo stile vocale è stato già paragonato a quello di Nina Simone, Otis Redding (ammessa ossessione del performer) e tanti altri, ma la sua peculiare vocalità non può trovare paragoni.
“Gospel moderno”, “blues senza tempo”, “sofferto soul bianco” sono tutte definizioni che si avvicinano ma che non possono essere esaustive. I suoi testi, semplicissimi e drammatici, non hanno nulla in comune con il gusto provocatorio della controcultura omosessuale, né le tendenze sbarazzine e chic alla Boy George (un mito dichiarato, tanto da essere ospitato nell’ultimo album).
Antony è un angelo intrappolato in un corpo ingombrante, un giocoliere della voce. Il suo canto è una danza commovente, accarezza e vibra. Le sue liriche sono preghiere dolorosissime, raccontano il bisogno di protezione, il desiderio di raggiungere la libertà spirituale (Hope There's Someone), la speranza e la rassegnazione di chi è alla perenne ricerca di un’identità (For Today I Am A Boy), l’innocenza, i sogni, la condivisione (You Are My Sister), la consapevolezza di essere una creatura non riuscita a pieno (Spiralling).
Raramente in un teatro capita di assistere ad un silenzio così totale del pubblico, vinto dall'anomalia di questa voce così aliena, lacerante, dalla sua dolcezza struggente e fragilissima.
Il meraviglioso impianto scenico di Atlas quasi toglie qualcosa al concerto, nella misura in cui rischia di distrarci per qualche istante dal canto di Antony.
I non pochi che hanno avuto la fortuna di assistere a questo spettacolo confermeranno la sensazione di aver assistito ad una cerimonia sacra, ad una specie di messa, e di essersi tenuti in gola un groppo che non si è sciolto neppure alla fine dello spettacolo quando ci ha presi un profondo senso di abbandono.
INFO
“TURNING” di Antony and the Johnsons e Charles Atlas
31 ottobre –1 novembre 2006
Roma - Auditorium Parco della Musica (Sala Sinopoli)
Una coproduzione The Barbican, Romaeuropa Festival 2006 e Fondazione Musica per Roma
Info: 06 80241281
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