La retrospettiva raccoglie moltissimi materiali, molti dei quali inediti, provenienti dall’archivio di Roberto Mannoni, inseparabile direttore di produzione di Fellini, il quale lasciò proprio a lui in eredità tutta la sua "roba cinematografica".
Mannoni, dopo la morte del regista, ha dato vita alla società di produzione Cineteatro 5, che si occupa di mantenere in vita la memoria del regista.
La mostra si articola in quattro sale che si sviluppano intorno a manifesti di film, foto, oggetti di scena originali (l’indimenticabile Cristo che sorvola la città nella prima scena de “La Dolce Vita”; gli inquietanti faccioni femminili de “La Città delle donne”; il leone del “Casanova”), le foto per provini di attori e comparse con i commenti a margine del regista, e soprattutto una interminabile e affascinante serie di disegni, caricature, bozzetti, spesso recuperati fortunosamente su tovaglioli di carta, in cui Fellini annotava spunti, visioni, idee, personaggi.
A metà del percorso il video “Gli amici di Fellini tra sogno magia e realtà” raccoglie un montaggio di interviste a Francesco Rosi, Nicola Piovani, Tonino Guerra, Dante Ferretti e tanti altri suoi collaboratori, purtroppo quasi impossibile da seguire per i continui sbalzi di volume.
Fellini ha raccontato l’Italia in un modo diverso da tutti gli altri registi, non a caso l’aggettivo “felliniano” ci fa pensare al gioco, alla metafora, alla finzione, alla curiosità, a luci, colori, costumi, facce esagerati. “Faccio un mestiere che ha come premessa, e anche come risultato, la fantasia”.
E allora ci chiediamo, nella mostra, dove sono le luci e i colori? Dov’è l’immaginazione? Dov’è il mondo di Fellini? Non basta prendere i seducenti “cimeli” di un attento collezionista e riempirci le pareti delle sale. Non se si vuole raccontare il mondo atipico di un personaggio come Fellini.
L’unico tentativo di immersione nel mondo felliniano è la grande struttura a spirale ispirata allo scivolo-toboga de “La città delle donne” (se ne accorgono solo gli appassionati cinefili, dato che non è spiegato da nessuna parte), entro cui trovano posto i ciak dei film, oggettini appartenuti al regista, ancora disegni, costumi e le cartoline di buon augurio che Fellini spediva a se stesso.
Eppure la chiave di un perfetto allestimento sul regista l’aveva data Fellini stesso, allora naturalmente inconsapevole, quando, per i 50 anni di Cinecittà, aveva scritto: “Rischio di apparire romantico, e di compiacermi della cianfrusaglia un po’ retorica del burattinaio e della sua baracca, ma insomma, quell’aria di eterno trasloco, quell’atmosfera di locale sfitto, quelle tracce di umidità, di fatiscenza, quella desolazione, rappresentano per me uno scenario, una dimensione, una patria che mi è molto congeniale [...].
Una casa, un capannone, un atelier, per cui devo in tutti i modi passare per fare i miei film, per le mie avventure, gli Amarcord, gli scontri con i fantasmi e la realtà.”. Bisognava seguire alla lettera.
Lodevole la musica diffusa che accompagna il pubblico nel percorso, ma ancora più “sinceramente felliniano” è il custode che fischietta i motivetti delle colonne sonore, incurante dei visitatori.
La vera chicca dell’esposizione sono i numerosissimi documenti dattiloscritti dal regista, che riguardano temi come il disegno, la fantasia, il cibo, il circo, “a Fellini piace...”, “a Fellini non piace...”.
Il visitatore che ha la pazienza di leggerli uno ad uno viene letteralmente catapultato nell’universo felliniano, conquistato, sedotto. Ma proprio per questo, e data la loro mole che scoraggia i più, meritavano di essere messi in evidenza, magari estrapolandone le parti più significative e ingrandendole per consentire a tutti di leggerle.
La mostra si chiude con la postazione di regia di Fellini (sedia, megafono, macchina da presa, sciarpa rossa e cappello), che piuttosto andava collocata all’inizio del percorso come invito a lasciarsi trasportare nel sogno e nella magia del suo cinema, e con lo studio originale del regista, dove tutti noi, con morbosa curiosità, osserviamo minuziosamente scrivania, poltrone, macchina da scrivere, libri e matite colorate, nel tentativo di scoprire qualcosa in più su quel genio senza eguali.
INFO
“FELLINI: TRA SOGNO, MAGIA E REALTÀ”
Auditorium della Conciliazione (Via della Conciliazione 2, Roma)
23 ottobre - 4 novembre 2006
Orario: tutti i giorni, ore 10.30-19.30
Ingresso: intero € 5,00; ridotto € 3,00
Informazioni: 899 500055
Organizzazione: Ass. Culturale Cineporto - Nuove Strategie srl (in collaborazione con Cineteatro 5 e Cinecittà Studios)
Progetto e design: Andrea Bianchi
Allestimento: Esse A Sistemy, Pomezia
Coordinamento artistico: Roberto Mannoni
Coordinamento tecnico: Bruno Sarri
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