Questo libero adattamento teatrale del testo di Lewis Carroll porta sulla scena l’inesprimibile confusione del proprio mondo interiore. Risultato: un susseguirsi di immagini sensazionali, prive di quel nesso di causalità logica che la società del mondo esteriore esige.
Questa Alice, interpretata dalla brava Mascia Musy, è un personaggio a tutto tondo che non appartiene ad una specifica età anagrafica. Il tempo nel quale si sviluppa l’azione scenica è quello dell’anima, il tempo sincronico della propria vita interiore, dove la parte infantile si compenetra con quella adulta.
In questo la Musy è straordinariamente emblematica, grazie alla sua capacità di sfumare alcune emozioni nelle loro antitesi e di stratificare su più registri le possibili univocità. Si parte sempre da situazioni di tipo ambivalente, una smaliziata ingenuità o una tenera crudeltà, per poi indagarne tutte le possibili gradazioni. L’interregno ombroso nel quale la protagonista scende è popolato da otto personaggi che rappresentano le personificazioni delle proiezioni interiori di Alice.
Questa contemporaneità di recitazione sulla scena tra la Musy e gli altri otto attori crea un interessante gioco coreografico che si protrae per tutta la durata dello spettacolo. La donna si confronta con i propri demoni, dimenticando le certezze del mondo razionale dal quale proviene.
Come nel testo di Carroll, anche qui Alice si perde a causa di un coniglio che comincia ad inseguire con l’intenzione di raggiungerlo. La scelta registica di Emanuela Giordano, però, lo esplicita reiteratamente come bagliore intuitivo, attraverso il quale procedere verso il fondo del proprio abisso. Un’illuminazione momentanea che allude alla necessità di trovare l’arcaico epicentro nodale dei propri fantasmi mentali.
L’imprevedibile richiamo di questa necessità psicologica viene messo in scena con un improvviso battito di piedi, costruito con una dinamica che si ripeterà sempre uguale, ed il repentino fascio di luce che illumina il “personaggio coniglio” per un breve istante. Intelligenti e di forte impatto visivo le trovate con cui si rendono i vari cambiamenti fisici di Alice.
Così una piccola bambola di pezza, sostenuta dagli otto personaggi immaginari sul proscenio, rappresenta Alice in completa balia degli eventi che non riesce a dominare e che la rimpiccioliscono. Con il risultato che dal suo punto di vista, quello che simultaneamente l’attrice recita al centro del palcoscenico, la mela appare come un grande pallone gonfiato.
Al contrario saranno alcuni dei personaggi immaginari, rappresentati da altrettante bambole di pezza, a camminare ed urlare sulla testa di Alice, divenuta improvvisamente gigante. L’attrice viene avvolta in un tappeto - durante uno dei diversi cambi di scena coreografati - lasciando sotto i riflettori solo la propria testa, mentre racconta del suo cruento desiderio di decapitare la sorella.
Alla fine, così come lo spettacolo era iniziato, la regina dei personaggi immaginari troverà le parole della filastrocca che restituiranno ad Alice il senso e la memoria delle sue piccole certezze, dimenticate nel viaggio. Alice la farà addormentare fra le sue braccia, dopo aver sconfitto la sua violenza e fatto dileguare i suoi sudditi, e si riappacificherà con il proprio inconscio. Almeno momentaneamente. Fin quando non saprà se quello che ha sognato è veramente accaduto oppure se ciò che è accaduto era solamente un sogno.
dove Teatro India, Roma. Dal 27 Ottobre al 5 Novembre
info per il pubblico ufficio promozioni teatro di Roma: 06684000346
Biglietteria Teatro India: tel 0655300894 (un’ora prima degli spettacoli)
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