SAN DIEGO. TRA SURF, STUDENTI E TANTI MESSICANI
San Diego è un angolo di paradiso. E’ il mondo senza le beghe umane. E’ l’eterna primavera. Una lunga esposizione di musei a cielo aperto, giardini a tema, piccole realtà nella realtà multietnica, sale di meditazione, circoli di poesia e tutto ciò che un uomo possa desiderare.
di Azzurra De Paola
San Diego, uno schizzo di paradiso nel sud della California. Strade assolate tra palme altissime e onde di oceano per fare surf. E chi volesse accostarsi allo sport, più difficile di quanto possa sembrare, o chi volesse immergersi nelle profondità oceaniche ed ammirarne le bellezze deve recarsi a P.B.

Pacific Beach è un luogo di ritrovo per gli abitanti residenti nella zona autonoma di San Diego chiamata La Jolla: qui, in uno dei quartieri più ricchi del posto, i ragazzi - dopo aver frequentato le lezioni nell’immenso campus universitario - se ne vanno sulle loro macchinone verso P.B. con tavole da surf alla moda e mute per praticare uno degli sport più diffusi sul posto.

A Pacific Beach e sull’adiacente Mission Bay si possono trovare negozi che vendono ogni sorta di oggetto necessario alla pratica del surf, che gli abitanti del luogo coltivano fin da bambini. Alle due del pomeriggio, mamme e bambini si riversano sulle vastissime spiagge di Pacific Beach e si dilettano in acrobazie acquatiche.

Alla Jolla, dopo una mattina trascorsa al campus, per il lunch alle 12am gli studenti si recano nella piazza principale dell’università - dove si trovano quattro fast food, i supermercati, la libreria, le bancarelle con vestiti, accessori, attrezzi ginnici, Bibbie, opuscoli per la diffusione del Corano e quant’altro.

Benché l’americano medio mangi quasi esclusivamente carne, in questa zona sono molti i fast food e i ristoranti cinesi in cui si servono anche menù vegetariani, forse perché gran parte della popolazione di San Diego è composta da messicani e orientali.

Dopo questo lunch, terminate le lezioni, la spiaggia. Il clima di San Diego permette di andare al mare sei mesi all’anno. Dopo le undici di mattina (fino a quell’ora c’è una lieve foschia) spunta un bel sole primaverile, non troppo caldo né troppo freddo, che consente di recarsi in spiaggia a prendere il sole o a praticare surf, a fare immersioni o semplicemente a fare jogging, mentre le onde gelide dell’oceano accarezzano le caviglie.

Quando, verso le cinque del pomeriggio, si alza dall’acqua una nebbia acquosa, il sole scompare dietro una coltre grigia e ci si può abbandonare all’invitante shopping californiano: i centri commerciali, di dimensioni inimmaginabili per i nostri standard, tappezzano tutta San Diego, dalla Jolla fino al centro città, Downtown.

La catena più nota di centri commerciali è Westfiel UTC, i cui prezzi non sono sempre accessibili mentre invece Ralph’s, un centro commerciale all’aperto sito alla Jolla, ha prezzi più accomodanti. Finito lo shopping, dopo la cena cala la notte con tutte le sue luci.

Alle nove di sera i ristoranti chiudono – come il pranzo anche la cena è molto presto rispetto ai nostri costumi, verso le 18 – ma inizia la lunga notte delle coffee house e delle discoteche.

Le coffee house sono veri e propri luoghi di ritrovo dove ci si reca soprattutto per studiare oppure, con i computer portatili, per ascoltare la propria musica chattando su internet. Si possono, se la serata lo prevede, leggere i propri componimenti davanti ad un microfono e ad un pubblico.

Lestat, a Pacific Beach, è una delle coffee house della San Diego perbene: ampia, illuminata, con una musica di sottofondo e torte dolci e salate, nonché alcolici e altre bevande (come la coccola alla vaniglia o alla ciliegia) che accompagnano la serata.

Le discoteche, invece, all’entrata delle quali è obbligatorio mostrare un documento che consenta alle guardie di accertare la maggiore età (in Usa è 21 anni) di chi vuole entrare e la sua cittadinanza, sono diverse da come noi le immaginiamo: più vicine ai nostri pub, hanno luci soffuse e grandi balconate dove sono allestite tavole con aperitivi per chi non vuole stare nella sala ad ascoltare la musica.

Per chi, invece, ha voglia di ballare la musica è di solito vicina al rap o al reggae. Alle due di notte, i locali chiudono. E c’è l’uso, soprattutto il sabato sera, di affittare limousine – i cui prezzi sono accessibili rispetto all’immaginario collettivo - che riportino i ragazzi a casa dopo le serate alcoliche in discoteca.


(25/01/2007)