ROMA: ULTIME PROIEZIONI
RIECCO LE STAR, HARRISON FORD

Ultimo giorno di proiezioni: Francesca Comencini presenta il suo "A casa nostra", fischiato dal pubblico. Ottima, invece,la reazione all'esilarante Borat, di Larry Charles. Poi è la volta di Harrison Ford...
di Giancarlo Simone Destrero
Nell’ultimo giorno dedicato alle proiezioni dei film in concorso, ritornano gli arrivi delle grandi star hollywoodiane. Oggi tappeto rosso per il sessantaquattrenne Harrison Ford, apparso in grande forma alla Festa del Cinema di Roma. Mentre è stato presentato alla stampa il film comico Borat, che sta facendo sganasciare i vari festival mondiali, e l’ultimo lavoro di Francesca Comencini, A casa nostra.

Borat, di Larry Charles è un finto documentario dove uno stravagante reporter kazaco, col mito dell’America, parte alla volta di New York per filmare le usanze degli stati uniti. Si troverà coinvolto in una serie di equivoci ed ingenue manifestazioni di stupidità, dettate dalle differenze fra le due culture che il film estremizza, assolutamente esilaranti. Borat s’innamorerà di Pamela Anderson, vista alla televisione, e comincerà il suo viaggio on the road per raggiungerla in California. Accompagnato dal presunto produttore del documentario, una spalla perfetta per la comicità di Borat, troverà anche l’amore di una prostituta di colore che porterà con se in Kazakistan. Un film strappa risate che può far venire le lacrime agli occhi tanto è capace di creare situazioni assurde, contestualizzato in una disparità amara tra occidente ed oriente, tra nord e sud del mondo.

Il film della Comencini, invece, è stato fischiato dal pubblico. C’è stata una fredda accoglienza ed io non credo dipenda solamente, come dice la stessa regista, dal tema che l’opera tratta, ma anche da come la tratta. La Milano da bere degli anni ottanta diventa una città cupa e grigia dove storie di corruzione finanziaria s’intrecciano con storie di prostituzione. Il problema è, forse, nel taglio dei personaggi che sembrano tutti uguali e non si diversificano con sfumature che avrebbero reso il film più interessante. A casa nostra sarà nelle sale dal 3 novembre.

Ma torniamo alla grande presenza della giornata, Harrison Ford. L’attore era qui alla festa per premiare il miglior agente cinematografico che è risultato essere Jim Berkus. Il premio era intitolato alla memoria di Patricia McQueeny, storica agente del divo americano recentemente scomparsa. I due hanno incontrato insieme i giornalisti. Si parte dalle considerazioni sull’importanza dell’agente cinematografico: ”E’ importante avere al proprio fianco una persona che conosce bene il business del cinema, che abbia i contatti giusti. La cosa è diversa per ciascun attore, per i diversi rapporti che si creano. Quello che ho avuto con Pat McQueeny è stato fondamentale per il successo che ho avuto. Avevo 30 anni quando ho conosciuto Pat, arrivando in California volevo fare assolutamente l’attore.

Ricordo il primo contratto con la Columbia Pictures per 150 dollari a settimana. All’epoca era importante trovare qualcuno che mi procurasse occasioni. A quel tempo eravamo pochi attori con la Columbia, tutti usciti dal film American Graffiti. L’incontro con Patricia, una donna molto sofisticata e più abile di noi nel capire il business e come affrontarlo, è stato determinante per la mia carriera."
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Si passa a parlare di cinema in senso stretto, dal prossimo progetto su un nuovo Indiana Jones all’idea del cinema che ha Ford: ”Sono molto contento di poter fare di nuovo Indiana Jones, si tratta di film che sono divertenti da vedere, eppoi lavorare con Spielberg mi rende molto felice. Prenderemo atto dell’invecchiamento. Sean Connery ha fatto una battuta sul fatto che io sarei troppo vecchio per fare suo figlio. Si è voluto vendicare perché io pubblicamente qualche anno fa dissi che dovevamo sbrigarci a fare il quarto film della saga altrimenti lui sarebbe invecchiato. In realtà abbiamo solo dodici anni di differenza.

Io penso di essere ancora in grado di coinvolgere il pubblico, ed un film come questo, ad ampio respiro, è l’ideale perché ha la capacità di unire il comico al drammatico, all’avventuroso. Non vedo l’ora di farlo. Amo il cinema che mi sorprende. Purtroppo non riesco ad andare in sala tanto quanto vorrei, per questioni d’impegni di lavoro. Il grande potere del cinema è rappresentato dalle emozioni, è il linguaggio delle emozioni. Emozioni che passano attraverso lo schermo per poi avere un effetto politico, sociale sullo spettatore.

Secondo me la costruzione del finale in un film è importantissima, perché dopo aver raccontato una storia si può avere un impatto che coinvolge la comunità a livello emotivo, un’esperienza analoga che lega il pubblico nel buio della sala".
. Un consiglio per i giovani che vogliono diventare attori? ” L’unico consiglio che mi sento di dare, dopo quaranta anni di professione attoriale, è quello di capire da soli come cavarsela, non imitare mai il successo di qualcun altro, ma trovare la propria strada".


(20/10/2006)