NO ALLA PESCA ILLEGALE DEL TONNO ROSSO
Afferma Federcoopesca: «Per una corretta gestione delle risorse c’è bisogno di regole condivise da tutti».
di Ella Morgani
«Non vorremmo che, con tutti gli occhi puntati sulla Finanziaria, passasse inosservata una scadenza importante che vedrà riuniti in Croazia, a fine novembre, i membri dell’Icaat per definire le modalità della pesca al tonno rosso nel 2007».

È quanto afferma Massimo Coccia, Presidente Federcoopesca Confcooperative. Infatti, dopo gli allarmi più volte lanciati questa estate da parte del mondo ambientalista, la questione tonno rosso sembra essere caduta nel dimenticatoio.

Il rischio però che le paure, sapientemente diffuse, possano essersi sedimentate nell’opinione pubblica c’è. La pesca professionale al tonno rosso, punta di diamante della flotta italiana, rischia di salire sul banco degli imputati senza possibilità di difendersi perché il verdetto è già stato emesso.

«Proprio per scongiurare questo pericolo, vogliamo arrivare alla riunione di Dubrovink preparati» evidenzia Coccia. Il settore indica come punto fermo per il dialogo il mantenimento delle quote di cattura fissate nel 2006 (poco meno di 5.000 tonnellate) anche per il prossimo anno.

«Siamo disponibili a ragionare anche sulle taglie minime di cattura, purché queste siano applicate con uniformità a tutti i tipi di pesca e in tutti i mari che condividono lo stesso stock di tonno rosso, come accade per il Mediterraneo e l’Atlantico; nessuna apertura invece verso eventuali riduzione della quantità massima di cattura» evidenzia Giovanni Ferrigno, vicepresidente nazionale della Federcoopesca-Confcoopertive e operatore del settore, che la scorsa settimana ha incontrato, insieme ad altri colleghi, i rappresentanti della Commissione europea proprio per confrontare le reciproche posizioni.

Ad oggi, infatti, per lo stesso tipo di risorsa, il tonno rosso appunto, vengono applicate per il Mediterraneo e per l’Atlantico due parametri diversi (nel Mediterraneo la taglia minima è fissata a 10 chilogrammi, nell’Atlantico si scende a 6,7).Un gap che lascia perplessi gli addetti.

«Perché – si interroga Ferrigno - visto che, trattandosi della stessa specie e dello stock, si utilizzano parametri diversi per tutelarla? Per una corretta gestione delle risorse c’è bisogno di regole condivise da tutti; rifiutiamo la logica di applicare due pesi e due misure. Passaggio fondamentale, poi, è che queste regole siano rispettate. Noi come operatori professionali siamo controllati dalla cattura allo sbarco del prodotto, dobbiamo rispettare periodi di stop obbligatorio, cosa che non avviene per i pescatori sportivi e per gli extracomunitari, di dubbia provenienza, che scelgono di operare nel Mediterraneo senza rispettare le nostre stesse regole».

A chi li accusa di sfruttare eccessivamente gli stock di tonno rosso per soddisfare le richieste del mercato giapponese, gli armatori rispondono con fermezza che la maggiore esportazione del prodotto viene garantita grazie alla produzione proveniente dagli allevamenti e non con esemplari in cattività.


(16/10/2006)