LE VOYAGE EN ARMENIE
TITOLO ORIGINALE: Le voyage en Arménie REGIA: Robert Guédiguian CON: Ariane Ascaride, Gerard Meylan, Roman Avinian, Simon Abkarian, Serge Avedikian FRANCIA 2006 DURATA: 125’ GENERE: drammatico VOTO: 7,5
di Giancarlo Simone Destrero
Il regista Robert Guédiguian non è nuovo a raccontare storie di personaggi problematici che, o per motivi politici o per motivi economici, sono sempre alle prese con una vita agitata, violenta, pericolosa. Questa volta il tema dell’immigrazione armena la fa da padrone ed attraverso gli occhi di una figlia veniamo alla scoperta del paese paterno.

Una fantastica esperienza per Anna e per noi spettatori. Guédiguian ama i suoi personaggi come pochi altri registi contemporanei, e le varie esistenze che s’incontrano nei suoi film hanno sempre molte sfaccettature e riescono a farsi perdonare sporche ambiguità che, all’apparenza, sembrano degli evidenti torti.

Soprattutto in un film come questo, dove l’oggetto del discorso è un paese troppo distante dall’Europa per essere compreso e, soprattutto, troppo maltrattato nell’ultimo secolo per essere giudicato. Così come il bene ed il male, la probità ed i compromessi, sono sempre presenti nei suoi personaggi per la necessaria sopravvivenza, in quest’ultimo lavoro il regista sottolinea un’altra dualità, quella riguardante il rapporto tra gli armeni e la propria terra. L’amore verso questo paese, dei personaggi che Anna incontra, è contrastato dalla dura presa di coscienza della realtà locale.

Lo sviluppo della vicenda porterà Anna ad incontrare un’ipotetica famiglia alternativa. Anna, infatti, ha lasciato in Francia un marito che ama ed una figlia. Schakè, una ragazza coetanea della figlia, stabilirà un rapporto profondo con lei, tanto da far rischiare la vita ad Anna, causa la violenta intromissione in traffici illegali che la ragazza pratica per sbarcare il lunario. Yervanth, un generale dell’esercito locale, stabilirà con lei un rapporto molto intimo ed i due arriveranno sul limite di esplicitare il loro latente innamoramento.

E’ lui che smuoverà la coscienza di Anna, facendole ritrovare le sue origini. La bellezza delle terre sassose ed incontaminate dell’Armenia si rispecchia nei modi rudi ma onesti di quest’uomo. Simon, un medico che lavora in un sistema sanitario difficoltoso, ed il vecchio autista Manouk che l’accompagna completano il quadro delle sue nuove amicizie. Il popolo armeno è un popolo fiero, e seppure tutti siano combattuti dalla volontà di andar via, il sogno di ricostruire un paese decente, e di contribuire per il raggiungimento di questo desiderio, ha la meglio nelle loro coscienze.

Un sogno simbolicamente rappresentato dal monte Ararat, che campeggia in tante immagini locali. Un monte pregno di significati, di storia. Un monte che rappresenta sia le origini religiose di un popolo sia le sue speranze politiche. Il sogno del popolo armeno, che è sintetizzato nel discorso finale di Manouk che accompagna Anna. Poter salire, finalmente, sulla vetta dell’Ararat riannesso all’Armenia. Una privazione forzata che è l’apice dei tanti torti subiti nell’ultimo secolo, dal genocidio al comunismo sovietico.


(14/10/2006)