BEVANDE ALCOLICHE & FINANZIARIA
L’Unione Italiana Vini scrive a Prodi, Turco e De Castro: «il vino è un immenso patrimonio storico, culturale ed economico del nostro paese, che non può essere svilito con misure che non prevedano alcuna campagna di educazione».

Il mondo del vino italiano è seriamente preoccupato per alcune misure previste dalla recente Finanziaria concernenti i limiti al consumo di bevande alcoliche.

Andrea Sartori, presidente della Confederazione Italiana della Vite e del Vino -Unione Italiana Vini, scrive al Presidente del Consiglio Romano Prodi, al Ministro della Salute Livia Turco e al Ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro: «Il nostro vino è un immenso patrimonio di storia e cultura, e fa parte da sempre della tradizione alimentare italiana, caratterizzata da quella Dieta mediterranea che tutto il mondo riconosce come parte integrante di uno stile di vita salutare, in cui proprio il vino gioca un ruolo da protagonista, esplicando notevoli effetti benefici sulla salute – come scientificamente ben dimostrato – in un contesto di consumo moderato e durante i pasti. Inoltre il vino è una grande ricchezza sia in termini di valori economici – è l’unica voce in attivo degli scambi commerciali del nostro agroalimentare per ben 2,7 miliardi di euro - sia in termini occupazionali, dando lavoro a 800.000 persone, sia di tutela e valorizzazione del territorio. Si tratta di un patrimonio enorme che non può essere svilito attraverso misure che mirano a colpire il prodotto alcol in generale, senza promuovere alcuna campagna di educazione».

«La lotta all’alcolismo – continua Sartori – è certamente una cosa seria e sta a cuore agli stessi imprenditori vitivinicoli, tant’è che la nostra Associazione è tra i soci dell’Osservatorio permanente giovani e alcol, presieduto dal professor Umberto Veronesi, ma la strada del proibizionismo non ha mai portato nulla di buono».

Andrea Sartori chiude la sua lettera chiedendo al Presidente del Consiglio e ai Ministri di intervenire in modo efficiente affinché il mondo del vino italiano non debba subire questa inutile quanto dannosa penalizzazione.

«Il nostro comparto – conclude Sartori -versa già da tempo in uno stato di difficoltà sia per la forte concorrenza dei Paesi nuovi produttori, avvantaggiati da politiche liberistiche, sia per il calo dei consumi interni, che in trent’anni si sono dimezzati e oggi sono inferiori ai 50 litri pro capite».


(09/10/2006)