QUESTO BUIO FEROCE
Debutta in prima assoluta al teatro Argentina lo spettacolo Questo buio feroce di Pippo Del Bono. Un lavoro che scava nella natura profonda dell’uomo. Repliche fino al 15 Ottobre.
di Giancarlo Simone Destrero
Il lungo attimo precedente la dipartita terrena che si dilata, senza soluzione di continuità, fra i fantasmi dei ricordi e l’eterno presente del viaggio ultraterreno. In compagnia della solitudine, la propria, quella di altri esseri umani, tra le inquietanti pareti bianche di asettiche stanze d’ospedali e quelle più pacifiche della propria mente, dove si affollano gli istanti passati, si confondono con quelli degli altri condannati a morte, si materializza il carnevale della vita.

L’identità è un gioco. E allora, in questo ludo, ci si perde, quando si è ancora capaci di provare stupore, di appassionarsi, di sentire profondamente i richiami sensuali, di vivere come se non si dovesse mai morire. Forse la giovinezza è questo perenne amare i sensi, e non pentirsene. Poi la paura della sofferenza e, soprattutto, l’angoscia della separazione, del dover abbandonare tutto questo. La separazione è tutto quello che possiamo sapere del Paradiso, la separazione è tutto quello che ci basta sapere dell’Inferno.

Questa struggente considerazione ci viene suggerita dalla voce off di Pippo Del Bono, che per tutta la durata della messa in scena, di tanto in tanto, commenta da fuori, come in un acquietato ricordo, la rappresentazione dell’esistenza che accade sul palco, fino al momento della morte in cui l’attore, con aria esausta e rassegnata, si sdraia in terra sulla sinistra del proscenio e ci racconta quel sublime trapasso.

La considerazione prende sicuramente spunto dal punto di vista occidentale sull’aldilà, ma le ataviche questioni sul senso dell’essere e sulla sua presunta fine sono un’essenza ed un’istanza che non vengono limitate da qualsivoglia particolarismo religioso, ma anzi da esso sono probabilmente esplicitate coscientemente.

Così come, su un piano molto più carnale, la vicenda personale di Harold Brodkey, dal cui libro autobiografico Del Bono ha tratto lo spunto per il testo teatrale, e cioè quella di un omosessuale che ha contratto il virus dell’Aids ed è in stato terminale, è il paradigma di qualunque essere umano davanti alla presa di coscienza della sua imminente mortalità, messo a confronto, già da perdente, con il male incurabile che lo vincerà, almeno momentaneamente, da lì a poco.

Ma mentre ci si spoglia del proprio abito corporeo e ci si prepara a restituire alla terra le proprie membra, accade che ci si riappacifichi con il flusso energetico del proprio soffio interiore, con l’eterno divenire vitale decarnalizzato e tutto quello che prima era la commedia della vita –il regista utilizza anche qui la sua cultura occidentale ed i suoi personaggi idealizzati, da Arlecchino a Cenerentola, a Don Giovanni- e poi tragedia dell’individuazione, si libera in una danza catartica di appartenenza cosmica.

Sicuramente lo spettacolo Questo buio feroce non innova nulla nella storia delle avanguardie teatrali, probabilmente le idee sono un pochino semplici nella messa in scena, soprattutto nelle luci. Non c'è una cesura netta, infatti, questo anche a livello di scenografia, tra la rappresentazione della giostra terrena e la solennità di quel momento che il regista vuole sottolineare, ma - ed è per questo che lo spettacolo è da vedere - siamo sicuramente nel campo celebrativo dell'unità originaria disgregatasi, in quella zona sacra da cui il teatro mosse i primi passi ed alla quale questa disciplina, come tutta l'arte in generale, dovrebbe ricominciare ad interessarsi.

luogo: Teatro Argentina di Roma
quando: dal 3 al 15 Ottobre, ore 21
info: ufficio promozione teatro di Roma: tel 06684000346 – fax 06684000360
biglietteria: tel 06684000345(ore 10-14; 15-19, lunedì riposo), prezzi: da 10 a 26 Euro


(05/10/2006)