«Forse sarebbe bene puntualizzare che chiunque si aspetta un normale concerto di pianoforte è totalmente fuori strada».
Premessa ovvia, ma doverosa da parte di Ludovico Einaudi.
Il compositore e pianista piemontese, una delle più interessanti figure di “pensatori” musicali emerse nel panorama italiano degli ultimi anni, a poche settimane dall’uscita del nuovo album “Divenire”, si imbarca in una nuova avventura verso l’ignoto musicale.
E per farlo, ancora una volta, confermando la sua vena artistica cosmopolita, ha deciso di confrontarsi con colleghi che si portano appresso esperienze e sensibilità, almeno in linea di principio, distanti dalle sue visioni rarefatte e elegantemente intimiste.
Così, dopo avere interagito con il virtuoso del duduk armeno Djivan Gasparijan, i grandi solisti della kora maliana Toumani Diabate e Ballaké Sissoko e il turco Mercan Dede, è ora la volta dei fratelli berlinesi Lippok, Robert e Ronald, ovvero 2/3 dei To Rococo Rot, gruppo faro di quella nuova generazione di musicisti tedeschi che nell’ultimo decennio ha saputo mettere a punto una creatura sonora fatta di elettronica minimale e d’avanguardia, post-rock e jazz.
«Li ho visti dal vivo e sono rimasto affascinato dal loro suono così tedesco e austero», spiega Einaudi, ideatore di questo nuovo progetto dalle caratteristiche per forza di cose «molto sperimentali». Una sfida intrigante basata sullo scambio sistematico: «Vorrei far “viaggiare” i suoni prodotti in tempo reale da me e da loro attraverso un gioco di rimandi e di trasformazioni continue».
Ma che cosa succederà sul palcoscenico? «Sarà una sorpresa. Anche per me. Di certo “collegheremo” il mio pianoforte con la “console” di Robert Lippok (l’elettronicista-programmatore dei To Rococo Rot, ndr). Stabilito il contatto, partiremo verso l’ignoto: una frase al piano, un loop di risposta che innesca lo spunto per una mia reazione con un altro accordo, l’aggiunta di un delay, l’inserimento ritmico di Ronald Lippok (batterista e membro anche dei Tarwater, ndr) e così via...».
Mettetevi comodi: l’esplorazione del suono e dei suoi limiti è solo all’inizio.
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