6 lungometraggi in concorso, 51 corti, uno staff di 50 persone, 80mila persone attese in 10 giorni: ecco i numeri dell’undicesima edizione del Milano Film Festival.
Una appuntamento ormai consolidato, che chiude l’estate milanese e dal 15 al 24 settembre trasformerà la città in un grande luogo di incontro: fra le persone e con il cinema.
Presentati in sale prestigiose (il Piccolo Teatro Strehler e il Teatro Studio e, da quest’anno, il Teatro delle Erbe) i film, appena spenti i proiettori, escono letteralmente fra la gente che discute, valuta, incontra i registi e gli addetti ai lavori, fra un concerto e un bicchiere di vino gustato in compagnia, in un clima di festa permanente.
Il piatto forte del Festival è sempre stata la selezione di cortometraggi, che punta a presentare soprattutto lavori di registi giovani, indipendenti, pronti a rischiare e sperimentare linguaggi nuovi. E bisogna dire che il mondo intero è rappresentato dai film in concorso, provenienti per la maggior parte dall’Europa (con una nutrita presenza di opere provenienti dai paesi dell’Est), ma anche da Usa, Australia, Iran, Uruguay e Giappone.
Saranno giudicati da una giuria d’eccezione: la redazione dello storico magazine francese Les Inrockuptibles.
Il concorso dei lungometraggi punta invece su opere che attraversano con uno sguardo nuovo e anticonvenzionale su realtà molto diverse, vicine o lontane. Realtà politiche e sociali la Cina post-socialista di Lai Xiao Zi (Walking on the wild side) di Han Jie, la periferia di Bucarest in Marilena de la P7 (Marilena della P7) di Chirstian Nemescu, l’Iraq occupato in The Blood of My Brother di Andrew Berends; o realtà più interiori e nascoste come quella della famiglia in Vier Fenster (Four Windows) di Christian Moris Müller, delle relazioni fra uomini e donne come in Carbuncle di T. Arthur Cottam, o delle storie segrete delle persone “normali” come in Een ander zijn geluk (Someone else’s happiness) di Fien Troch.
Dovranno dire la loro tre giurati provenienti da esperienze assai diverse: la regista franco-libanese Danielle Arbid, il giornalista e scrittore Luca Rastello e Roberto Saviano, autore del caso editoriale Gomorra.
Importante è anche la schiera dei film fuori concorso. Uno dei capisaldi del festival è il Salon des Refusés, spazio dove i registi esclusi dalla selezione ufficiale possono comunque trovare un pubblico per il loro lavoro. Ugualmente storici gli appuntamenti con il Focus Animazione e gli Incontri Italiani. Per il secondo anno ci sarà la rassegna Colpe di Stato, che presenta nove film riguardanti storie di (ordinaria) ingiustizia, perpetrate in ogni parte del mondo con il benestare e a volte il sostegno delle Istituzioni.
Le novità di questa edizione saranno la rassegna Un altro cinema americano, con 8 opere tra lunghi e corti, Che film ha visto tua madre prima di partorirti?, selezione di lavori dell’Accademia di Brera sul cinema horror, e il Cinegiornale di Milano, striscia di informazione quotidiana con lavori di autori indipendenti.
L’omaggio al cinema d’autore vedrà protagonista Jean-Luc Godard: per la prima volta a Milano sarà proiettato integralmente il suo monumentale Histoire(s) du Cinéma, insieme ad alcuni capolavori della storia del cinema che sono stati centrali nella formazione di Godard.
A contorno (ma la definizione è riduttiva) un fitto calendario di eventi collaterali.
A partire dai concerti: almeno due al giorno, presso l’Arena Civica o sul sagrato del Piccolo Teatro, con gruppi tutti da scoprire o già molto famosi (su tutti: Almamegretta e Mau Mau), in un viaggio fra sonorità jazz, ska, reggae, balcaniche, elettroniche, rock, etniche.
Altro momento che ha sempre avuto grande importanza al Milano Film Festival è quello degli incontri: con i registi dei film in concorso, ma anche con i critici, gli sceneggiatori e gli addetti ai lavori, che si concentreranno soprattutto sulle tematiche che più stanno a cuore a chi vuole fare del cinema indipendente: nuove tecnologie, nuovi mercati, nuove declinazioni del concetto di diritto d’autore, nuovi metodi di produzione e di distribuzione.
A incorniciare la maggior parte di questi momenti sarà l’evento della Borsa Democratica del Cinema, quest’anno alla sua seconda edizione, uno spazio dove oltre quaranta realtà diversamente appartenenti al mondo del cinema (scuole, case di produzione, case editrici, festival, associazioni, enti…) si incontreranno e cercheranno di sviluppare nuove relazioni e nuove idee.
Il Milano Film Festival inoltre ha sempre guardato con grande interesse al mondo del cinema d’animazione, e anche quest’anno i workshop per grandi e bambini sono un appuntamento da non perdere.
Come godersi appieno il festival, nella sua miriade di manifestazioni?
Si può partire visitando il sito ufficiale, www.milanofilmfestival.it, dove ci sono informazioni sull’intera programmazione, sui luoghi del Festival (tutti concentrati in un’area centralissima di Milano), sui biglietti e abbonamenti e su un’iniziativa coraggiosa, giunta alla sua terza edizione: Vacanze al Festival, che permette a chi viene da lontano di alloggiare alla Casa dei Registi, uno spazio che ogni anno viene reinventato e autogestito per accogliere i filmmakers, i loro collaboratori e il pubblico del festival: un tetto per la notte ma anche un luogo dove continuare a proiettare film, incontrarsi, discutere e condividere ogni momento di dieci giorni irripetibili.
Milano Film Festival
15-24 settembre
è un’iniziativa di esterni
Via Paladini 8
20133 Milano
tel/fax: +39 02 713 613
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