In questi giorni Milano è una fornace insopportabile. Ma c’è una cosa che mi consola: a molte mie piante questo caldo maledetto piace. Sono talmente felice per loro che per quest’anno faccio uno sforzo molto cristiano e perdono i Media, che quest’estate come tutte quelle precedenti, continuano a importunarci dicendo che un caldo così non c’è stato mai, che ci sono sì 36 gradi, ma quelli percepiti sono almeno 40. Sìsì, bravi, bel lavoro, saranno anche 40, ma non per l’umidità come dite, nossignore, ne percepiamo 40 perché un gregge di aguzzini con un microfono in mano continua a ricordarci incessantemente che fa un caldo infernale, dando in sovrapprezzo anche geniali consigli del tipo che fare jogging alle due del pomeriggio può aumentare il senso di caldo…
Ma io mi chiedo: a tutti questi coraggiosissimi reporter d’assalto un lavoro normale non gli va di farlo? Vabè…comunque, come detto, tutto l’Orto Botanico quest’anno fa l’indulto e assolve la tribù degli ammorbatori televisivi…
Ma adesso torniamo alle nostre amate piante. Oggi parliamo del Carpobrotus, no, non è un dinosauro, è una bellissima pianta strisciante che adora il sole e il caldo africano. Ho una vera passione per questa pianta: mi ricorda la Sardegna quando non c’erano ancora Briatore e le Veline, quando sulla spiaggia si sentiva odore di elicrisio e non di nafta e quando il baccano delle maledette moto d’acqua ancora non aveva sostituito il suono del mare e il canto del vento… In quei tempi gloriosi mi ricordo che il Carpobrotus ricopriva enormi zone dietro le spiagge. Adesso è sicuramente meno diffuso ma è comunque una pianta facilmente reperibile in tutte le zone costiere mediterranee che non siano ancora state asfaltate.
Questa pianta di origine africana non piace a tutti; io però la trovo meravigliosa: prima di tutto perché ha le foglie allegramente a forma di patatina fritta, poi perché d’estate produce bellissimi fiori rosa, poi perché si riproduce per talea con una facilità sorprendente, poi perché ricopre i luoghi più torridi e siccitosi con una velocità e una disinvoltura assolutamente fuori dal comune. Poi ancora, perché ha tantissimi nomi simpatici ed evocativi, tipo: orecchie di mulo, unghie del diavolo, fico degli ottentotti e molti altri, e poi, infine, perché non la vendono nei vivai. Oh yes.
Quest’ultima cosa può sembrare un po’ una scocciatura per chi volesse il suo bravo Carpobrotus, ma è davvero facile rimediare: basta trovarne un esemplare, e in Italia ce ne sono ovunque ci sia il mare, prelevarne un rametto di 10 centimetri, e conficcarlo così com’è in un vasetto… nel giro di 2 anni se non l’avrete contenuto a suon di sforbiciate vi avrà ricoperto il pavimento del vostro assolato terrazzo!
In breve è una pianta assolutamente consigliabile se avete da ricoprire una brutta superficie esposta al sole, o delle rocce, o anche dell’asfalto… insomma, quello che vi pare!
Se avrà un punto di partenza in cui conficcare profondamente le sue radici non avrà limiti nella sua espansione orizzontale.
Adesso poi che è tempo di vacanze, se siete al mare, fate una cosa: allontanatevi un po’ dalla spiaggia, trovate qualche sentiero rovente e imboccatelo, ascoltate le cicale, odorate la torrida macchia mediterranea, galleggiate nella calura… e se avrete animo rispettoso e cuore benevolo verso tutto questo, certamente un Carpobrotus si farà vedere, allora voi, con gentilezza, con amore, tagliateli via un rametto. Diventerà in breve una delle vostre piante preferite!
In tutto ciò anche l’Orto Botanico adesso va in vacanza; con il convincimento di aver fatto qualcosa di buono e bello anche se una sola persona si è avvicinata al fantastico mondo delle piante spinta da questa rubrica. Buone vacanze e arrivederci a settembre!
|
|