“…E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi…”
Gabriele D’Annunzio.
Ricordate l’elicrisio? Ambasciatore del celestiale aroma del nostro bellissimo sud Italia. Tra le cicale e il sole, fluttua il suo profumo nei giorni torridi dell’estate agostana. Torniamo allora nella macchia mediterranea, in questo paesaggio così attraente e violento, verde brillante in aprile e color oro già a giugno, con uno spicchio di mare blu che baluccica da lontano, e immergiamoci nella sua fragranza riarsa, espandiamo le nostre percezioni, annusiamo; sì, l’elicrisio predomina senz’altro, ma qualcosa ancora sotto di lui galleggia nell’aria, un altro odore dolce possiamo sentire, un odore che sa di sole e di miele, è l’odore del Mirto. Questo verdissimo abitante della macchia si fa un baffo del caldo e dell’arsura, lui cresce bello e spensierato nel caldo più cocente, come fosse un lucertola su un muro sembra trarre forza dal sole mediterraneo.
Che pianta magnifica! Dal legno forte e compatto, con le sue fogliette verde scuro, piccole e coriacee apposta per non disperdere acqua, con i suoi fiori delicati… E’ di una eleganza incredibile: sempreverde che in giugno si orna di splendidi fiorellini bianchi dal profumo paradisiaco. Del resto anche le foglie sono profumatissime, nonché, come detto, magnificamente decorative, a fine estate poi si veste di allegre bacche blu con cui si può tra l’altro condire l’arrosto. Lo ammetto ho una certa predilezione per il mirto e forse non sono tanto obbiettivo nel giudicarlo, ma amo appassionatamente questa pianta e se avete un posto soleggiato e riparato dove farla crescere felice, l’amerete svisceratamente anche voi. Garantito.
E’ anche adattissimo per formare siepi alte e compatte, con l’unico difetto di essere abbastanza lento nella crescita.
Il genere Myrtus comprende più di 100 specie distribuite su tutti e 5 i continenti, in Italia però ne abbiamo spontanea solo una: il Myrtus communis, che è poi la pianta di cui abbiamo parlato fin’ora.
Una raccomandazione importante: senza un dannato perché, molti vivaisti tendono a rifilare al posto del Myrtus communis un'altra varietà di Myrtus. Che ha, rispetto al primo, una serie di mirabili caratteristiche: non fiorisce mai, quasi non profuma, ha delle fogliacce orribili ed è nel complesso di una bruttezza tale da scatenare negli animi degli uomini più risoluti istinti piromani mentre in quella dei più deboli propositi suicidi. Dunque occhi aperti!
Il Mirto è una pianta antichissima, era amata, per motivi diversi, dai Greci e dai Romani. I primi la veneravano mentre i secondi ( zoliti Italianen zempre penza a manciare ) ci preparavano deliziose salse per condire il porcello arrostito. Al giorno d’oggi è usato per confezionare il famoso liquore sardo, bevanda veramente infernale: va giù come succo alla pesca poi il giorno dopo ci si sveglia con la deliziosa sensazione di avere ricevuto una mattonata potente e ben assestata alla base del cranio. Cin cin.
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