Prima di distenderci sulla sdraio per prendere il tanto meritato sole estivo e cominciare a spalmarci la crema che ci deve aiutare a dare il colore giusto alla nostra pelle senza rischio di esporla a bruciature o peggio, prendiamo una buona abitudine. Quella di leggere con attenzione l’etichetta del prodotto che utilizziamo. Non solo un’occhiata superficiale, lasciandoci condizionare dalle promesse pubblicitarie della confezione, ma un’analisi approfondita, visto che le aziende, anche in considerazione di una recente raccomandazione comunitaria europea – che purtroppo entrerà in vigore solo a partire dal 2007 – dovranno spiegarci in modo semplice, standardizzato e comprensibile come funziona la crema che utilizziamo.
I raggi del sole “buoni” e “cattivi”
E’ una precauzione utile e necessaria, soprattutto perché negli ultimi anni sono aumentate notevolmente le malattie della pelle dovute a eccessiva esposizione solare. Ma andiamo con ordine. Anzitutto, dobbiamo ricordare che esistono due tipi diversi di raggi UV pericolosi. Quelli UVB che causano le cosiddette “scottature” e quelli UVA che, oltre a procurare un prematuro invecchiamento della pelle, creano interferenze nel sistema immunitario e contribuiscono ad aumentare il rischio di cancro della pelle.
Etichette spesso troppo generiche
Attualmente le etichette dei prodotti in commercio sono quasi sempre generiche, si riferiscono a un “fattore di protezione” dai raggi del sole che riguarda solo i raggi UVB. Né esistono prove uniformi per misurare e indicare in che modo tale fattore di protezione agisca in realtà. Si parla genericamente di “protezione ad ampio raggio”, “100% anti UVA/UVB/IR”, “UVA di 30°”, “Protezione rafforzata”, ecc. Tutte indicazioni generiche che, con l’entrata in vigore delle norme europee, non avranno più valore.
Chiarezza e trasparenza nelle informazioni
Infatti, la Commissione Europea chiede alle imprese del settore – che tra l’altro costituisce un mercato importante e in continua crescita – di realizzare etichette comprensibili, con indicazioni del livello di protezione uniformi, basati su metodi standardizzati, condivisi e, quindi, facilmente comparabili. Si chiede, perciò, con forza di evitare affermazioni ingannevoli come “protezione totale” o “schermo totale” che non possono essere garantiti. Non esistono, infatti, prodotti che garantiscano il 100% di protezione nei confronti dei raggi UV pericolosi. Fuorvianti sono, inoltre, da considerarsi le indicazioni che promettono protezione ai neonati e ai bambini.
Senza dimenticare le precauzioni dettate dal buon senso
Anche i suggerimenti riguardo all’applicazione del prodotto vanno meglio precisati. Per una reale protezione, infatti, si dovrebbe cospargere il corpo di una quantità di crema pari a 2 milligrammi per centimetro quadrato, cioè circa un terzo di una bottiglietta per ogni applicazione! Ma, l’importante è che il consumatore comprenda che le creme solari sono solo uno degli elementi di precauzione che si devono adottare per esporsi al sole. Non va dimenticato, infatti, che non bisogna esporsi al sole durante le ore più calde, quando il sole picchia troppo; che occorre indossare indumenti protettivi, cappelli, occhiali da sole; che i bambini e, soprattutto, i neonati non dovrebbero mai essere esposti direttamente alle radiazioni solari.
Per chi vuole approfondire
Il testo del progetto che contiene le istruzioni da fornire all’industria per quanto riguarda le informazioni da apporre sulle etichette dei prodotti solari è visibile presso il sito:
http://ec.europa.eu/enterprise/cosmetics/sunscreens/index_en.htm
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