Uno scontato schema storico, alimentato dalle maldicenze greche, dalla propaganda antietrusca dei Romani e sostenuto dall’indecifrabilità della loro lingua, per secoli ha definito gli Etruschi misteriosi, oscuri, bizzarri, crudeli... obesi, crapuloni, dediti ai piaceri e ad una fosca lussuria...
Ma chi erano veramente gli Etruschi?
La loro origine è dubbia anche se una teoria elaborata da Erodoto, e largamente diffusa fra gli autori classici, li riconnetteva con la Lidia, una regione dell’Asia Minore dalla quale gli Etruschi sarebbero emigrati poco dopo la guerra di Troia. Altri storici, invece, li facevano discendere dai Pelasgi o sostenevano che fossero di origine autoctona. Stanziatisi in Etruria (l’antica regione corrispondente all’attuale Toscana ed al Lazio settentrionale), gli Etruschi si estesero a nord e a sud dell’Italia, dalla Valle del Po all’odierna Salerno, fondando colonie in gran parte della nostra penisola.
Esercitarono notevole influenza su Roma tanto che ben tre dei suoi mitici Sette Re erano etruschi.
Al di là dei miti e della massiccia fioritura di stravaganti interpretazioni, le popolazioni etrusche discendevano probabilmente dalla preistoria italica attraversando – come tutte le grandi civiltà – una protostoria, una prima aggregazione, una successiva espansione, una crisi ed una decadenza prima di perdere definitivamente, ad opera di Roma, la loro autonomia culturale e l’emancipazione politica.
Come avvenne per altri popoli italici, gli Etruschi non “scomparvero” improvvisamente, ma vennero progressivamente inglobati nel sistema romano. Le loro credenze e i rituali, il modo di vivere e le abitudini quotidiane, i loro monumenti e la loro arte continuarono ad esistere a lungo, finché durò Roma ed anche oltre.
Ancora oggi, a soli 20 km dal Campidoglio è possibile immergersi in un suggestivo contesto storico-archeologico le cui rilevanze più antiche risalgono alla civiltà etrusca ampiamente presente lungo un percorso che dal Parco Regionale di Veio si snoda lungo l’area del Lago di Bracciano fino ai Monti della Tolfa.
Racchiuso in un habitat naturalistico spesso incontaminato, questo vasto territorio è un punto di riferimento privilegiato per trascorrervi piacevoli momenti di relax all’insegna della buona cultura, dell’aria buona e della buona cucina...
L’Evocatio di Veio
I Romani, come quasi tutti i popoli antichi, ritenevano che ogni città fosse sotto la protezione di una particolare divinità. In base a tale ferma convinzione, essi erano certi di non poter espugnare una città senza prima “evocare” il suo nume tutelare allo scopo di indurlo ad abbandonarla e a trasferirsi a Roma dove avrebbe goduto degli stessi – se non maggiori – onori tributatigli nella città sino ad allora protetta.
Lo storico Tito Livio, in suo passo relativo alla conquista e alla distruzione dell’etrusca Veio, riporta l’evocatio formulata nel 396 a.C. dal dittatore romano Furio Camillo prima dell’ultimo decisivo attacco: «E tu, Giunone Regina, che favorisci adesso Veio, ti prego di seguirci, vincitori, nella nostra città che è già quasi la tua e dove t’accoglierà un tempio degno della tua grandezza...».
La Dea acconsentì a cambiare città, Veio, venne espugnata ed asservita e un nuovo magnifico tempio sorse sull’Aventino per ospitare la temibile Giunone Regina, “Colei alla quale tutto appartiene”: da allora in poi non avrebbe più vegliato su Veio, ma su Roma.
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