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ANIMALI DA PELLICCIA: DETENZIONE FORZATA
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La scorsa settimana vi abbiamo raccontato una scelta importante, nel mondo delle pellice: la Coop non venderà più vestiario comprendente anche solo piccole porzioni di pelliccia. Ma gli animali da pelliccia, purtroppo, continuano a morire a milioni, specie in Cina, dove la legislazione è più blanda...
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di Azzurra De Paola
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Dai vestiti da sera all’abbigliamento sportivo, dall’alta moda agli abiti confezionati in serie a buon prezzo, la pelliccia è tornata di moda: secondo la Fur Commission USA (Commissione USA della Pelliccia), “ancora una volta per il 2003/2004 i rivenditori hanno segnalato che l'età media del compratore di pelliccia continua a scendere con il 55.3% degli attuali clienti della pelliccia sotto i 44 anni”.
Secondo le dichiarazioni rilasciate da Richard D. North dell’Istituto Affari Economici, gli animali da pelliccia vengono uccisi umanamente e vivono una vita felice fino al loro ultimo giorno. Parole che lasciano perplessi…
Se non si volesse tenere conto della scelta etica che gli il termine “animale da pelliccia” implica (animali la cui unica ragion d’essere è morire per diventare un caldo paio di guanti), ci si informi almeno sulle reali consuetudini seguite negli allevamenti.
Riesce sempre più difficile affrontare la tematica seguendo una logica che non sia quella del consumo. Quella logica che non tiene conto di altro se non dell’utile, del commerciabile. E’ tutto in vendita. Anche la vita.
L’Unione Europea è tra i paesi che più usufruiscono di pellicce. 4.525 milioni di dollari di vendite nel 2002/2003. Negli stessi anni, in Europa, sono state fondate 40.000 imprese nel settore delle pellicce. Forse ci si dovrebbe scandalizzare per questo. L’85% delle pellicce mondiali arrivano dalla Cina, un paese sprovvisto di disposizioni legali per l’allevamento ed il benessere degli animali detenuti. Tra le specie in commercio, volpi rosse ed artiche, procioni, visoni e conigli.
Le statistiche della “Chinese Fur Trade Association” (Associazione Cinese Commercianti Pelliccia) affermano che tra il 25% e 30% della pelliccia nel Paese è ottenuta da animali selvatici, mentre il 70-75% proviene da animali tenuti in cattività: sembra che l’allevamento di volpi per fini commerciali iniziò nel 1860. La Contea di Li e Shan Cuen nella Contea di Su Lian, situati entrambi nella Provincia di Hebei, sono i più grandi mercati all’ingrosso e dettaglianti in Cina.
Gli allevamenti, in questi luoghi, sono spesso a conduzione familiare e non prevedono più di dieci operai con un numero di animali che varia da mille a diecimila.
In un allevamento di animali da pelliccia, volpi e procioni sono imprigionati in gabbie di filo metallico con maglie di 3.5 x 4cm; le gabbie sono rialzate dal suolo di circa 40–50cm, non contengono allestimenti, scompartimenti per dormire e, in molti casi, nessuna copertura; le gabbie che ospitano femmine da riproduzione sono chiuse con mattonelle intese ad offrire un grado di isolamento durante la nascita e l’allevamento dei cuccioli per ridurre la mortalità dei cuccioli.
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La stagione dell’allevamento si estende da giugno a dicembre. Una volta scelti gli animali per la produzione di pelliccia o per la riproduzione, la qualità della loro pelliccia diventa il solo interesse: tra novembre e dicembre, gli animali sono venduti, macellati, scuoiati. Gli allevatori estraggono gli animali dalle loro gabbie utilizzando un bastone di bloccaggio con un cappio all’estremità, a volte gli animali sono tenuti appesi per il collo e portati in giro in queste condizioni; l’animale viene poi preso per le zampe posteriori e con un bastone in metallo o legno l’animale viene ripetutamente colpito sulla testa oppure fatto oscillare contro il suolo al fine di stordirlo.
Lo scuoiamento inizia quando sono ancora vivi: iniziano dalla parte posteriore dell’addome con un coltello. Se l’animale si dimena o tenta di liberarsi viene ancora colpito con il manico del coltello alla testa. Questa è la pelliccia prima di riposare nei traboccanti armadi occidentali. Tuttora, in Cina, gli animali vengono frequentemente trasportati per distanze considerevoli - in condizioni spaventose - per raggiungere il mercato, dove poi verranno macellati.
I metodi di macellazione utilizzati per gli animali allevati per la pelliccia implicano violenza, tentativi di stordirli con ripetuti colpi alla testa, per poi essere lasciati accatastati gli un sopra agli altri. Nessuno si cura che siano morti prima di iniziare a scuoiarli, alcuni riacquistano conoscenza durante la pratica.
L’aricolo 22 del Comitato Permanente della Convenzione Europea sulla Protezione degli animali tenuti al fine dell’allevamento del 1999 stabilisce che
1. L’uccisione deve essere fatta da una persona competente senza causare eccessiva agitazione, dolore o altre forme di afflizione.
Il metodo scelto deve garantire:
A. perdita immediata di coscienza e morte, o
B. indurre velocemente una generale e profonda anestesia culminante nella morte, o
C. causare la morte di un animale che è anestetizzato o effettivamente stordito senza alcuna influenza avversa sull’animale.
2. La persona responsabile dell’uccisione si accerterà che per ogni animale le condizioni di cui al paragrafo 1 siano soddisfatte e che l’animale sia morto prima che ulteriori procedure siano effettuate.
3. L’uccisione sarà fatta in modo da causare il meno possibile isturbo agli altri animali.
Il meno "disturbo". Sembra una presa in giro. E forse lo è...
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(29/05/2006)
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