Chiunque di voi sia stato a Palermo sicuramente non ha resistito alla tentazione di perdersi tra i colori, i profumi e, perché no?, tra i rumori della Vucciria , il grande mercato popolare del capoluogo siciliano.
Purtroppo non sarà più possibile rivivere il periodo d’oro del mercato, quando nel XVII secolo si incontravano nel ventre di Palermo i mercanti più ricchi che facevano scalo sull’isola, ma forse è ancora più affascinante muoversi tra le bancarelle con lo sguardo rivolto verso l’alto ad ammirare le facciate un po’ annerite degli edifici che ci guardano come delle vecchie nobildonne piene di orgoglio.
Forse chi non ci è mai venuto lo conoscerà soltanto grazie al famoso quadro dipinto da Renato Guttuso nel 1974 e allora vediamo di entrare dentro il mercato compreso tra via Cassari, piazza del Garraffello, via Argenteria nuova, piazza Caracciolo e via Maccherronai.
Innanzitutto, il termine vucciria deriva da quello francese di boucherie e indicava originariamente il mercato della carne; fino al secolo scorso era meglio identificato come Bucciria grande per distinguerlo dai numerosi mercati minori che punteggiavano la città fino all’unità d’Italia.
Nel 1783 il viceré Caracciolo fece realizzare una piazza, che divenne il fulcro del mercato e che infatti ne prese il nome, circondata da portici sotto i quali si piazzavano i banconi di vendita.
Oggi invece la Vucciria ha assunto piuttosto l’aspetto di un grande suk arabo, dove sono in vendita un po’ tutti i generi alimentari, dal pesce alle spezie, dalla frutta alla verdura. Prima di entrare in una delle osterie che caratterizzano l’area del mercato consigliamo comunque fermarsi in uno dei punti più frequentati e abituare l’olfatto agli odori forti del cibo e delle spezie: ormai non siamo più abituati a queste sensazioni e perderne la consapevolezza per lasciare spazio alla nostra curiosità sarebbe veramente un peccato.
Quando ormai saremo completamente persi in noi stessi cercando di inseguire con la mente ora un odore ora un altro, saremo bruscamente risvegliati da un grido: “accattatevi u sfincionello!”. È l’ora di riaprire gli occhi e di dirigerci vero il venditore di sfincione, versione palermitana della pizza, preparato con il caciocavallo e con le sarde: veramente un ottimo antipasto.
Fermandovi davanti alle bancarelle rimarrete sorpresi della grande varietà di colori e di profumi ha per noi in serbo la natura. Spesso i venditori sanno abbinare con grande maestria le tonalità cromatiche creando delle vere e proprie tavolozze naturali.
C’è da augurarsi che durante il tragitto non vi siate fatti troppo prendere per la gola con i panini imbottiti che si possono acquistare a prezzi veramente bassi: sarebbe un peccato non lasciare posto per altre prelibatezze: vi aspettano, infatti, deliziose osterie in cui vi serviranno ogni tipo di bollito, oltre ai tipici piatti di pasta alla siciliana, con melanzane, con le sarde oppure con i broccoli.
Al momento della partenza, state pur certi, avrete immagazzinato dentro di voi i profumi della Vucciria e la prossima volta saprete tornarci anche a occhi chiusi!
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