Le iniziative per il centenario della nascita di Roberto Rossellini sembrano rispecchiare, nella loro distribuzione geografica, proprio le sorti del suo successo, di critica e di pubblico.
Negli Stati Uniti è in Francia le celebrazioni sono iniziate già nel 2005, e proseguiranno nel corso di tutto quest’anno: dedicano omaggi a Rossellini il Tribeca Film Festival e il Museum of Modern Art di New York, mentre l’8 maggio Sundance Channel trasmetterà Roma città aperta, una delle rarissime occasioni, per il grande pubblico d’oltreoceano, di vedere un film neorealista. A Parigi la Cinémathèque Française ha già organizzato a febbraio una monumentale retrospettiva integrale sul regista, e al Festival di Cannes Rossellini sarà ricordato con un documentario di Marie Genin e Serge July, Il etait une fois… Rome ville ouverte.
Il filo rosso che unisce questi appuntamenti è costituito dall’uscita del cortometraggio My Dad Is 100 Year Old – Mio padre ha cent’anni, tributo personalissimo scritto da Isabella Rossellini e diretto da Guy Muddin, dove la figlia interpreta tutti i personaggi che hanno amato, discusso o collaborato con Rossellini: da Fellini a Selznick, da Hitchcock a Chaplin, fino a Ingrid Bergman, madre di Isabella.
Ad accompagnare il film (che ha suscitato le proteste della sorella gemella di Isabella, Ingrid) esce anche un libro, In the Name of the Father, the Daughter, and the Holy Spirits – Nel nome del Padre, della Figlia e degli Spiriti Santi (Contrasto): sempre una raccolta di ricordi, fotografie e illustrazioni di Isabella, ma anche di Ingrid Bergman, Truffaut, Rohmer.
Anche dando uno sguardo ai contributi raccolti in queste due opere, ci si rende conto di come siano stati stretti i rapporti di Rossellini con la cultura americana e quella francese: la prima accolse con entusiasmo i film della trilogia neorealista (Roma città aperta, Paisà, Germania anno zero) – e quello stesso entusiasmo portò poi la diva hollywoodiana Ingrid Bergman fra le braccia di Rossellini. La seconda, con i giovani critici dei Cahiers du Cinéma, intuì con grande anticipo la dirompente carica innovativa di film come Stromboli, Europa ’51 e soprattutto Viaggio in Italia, visto come punto di partenza del cinema della modernità e oggetto di omaggio per Godard nel Disprezzo.
In patria invece Rossellini è considerato un monumento. Ma un monumento alla stregua delle statue di uomini illustri che campeggiano nelle piazze: punti di riferimento che si danno per scontati, ma di cui si sono dimenticate la storia e l’importanza.
In Italia infatti Rossellini rimane quasi solo il regista di Roma città aperta; e dopo quel film, per tutta la vita Rossellini si sentì chiedere dalla critica e dal pubblico italiani di continuare a girare film neorealisti, dove per “neorealisti” tutti intendevano film sulla Resistenza e sulla guerra. Per Rossellini, invece, neorealismo era raccontare la realtà qui ed ora: ed è questo che succede anche nei film definiti “intimisti”, quelli con Ingrid Bergman (la cui relazione “peccaminosa” con Rossellini, e la cui rinuncia all’aura da diva per “imbruttirsi” nei film del marito, furono due scandali maldigeriti in Italia).
Nel nostro Paese finora le celebrazioni per Rossellini sono rimaste un po’ in sordina: il film di Isabella è stato presentato al Torino Film Festival, e vari omaggi ricorderanno il regista in diversi festival italiani. Si spera in una mostra che dovrebbe accompagnare la prima edizione di Cinema – Festa internazionale di Roma, in programma dal 13 al 21 ottobre 2006.
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