EXUVIAE FEMINAE. NUOVE NARRAZIONI FEMMINILI
Ha appena visto luce, è l’ultima esposizione firmata Elisabetta Diamanti. Tra pizzi sensuali e nastri innocenti, la mano del fine incisore racconta ancora di segni tracciati dal tempo. In una boutique romana, fino al 10 aprile.
di Claudia Bruno
Se passeggiando per via del Corso, ad un tratto ci venisse in mente di inoltrarci nei vicoli nascosti dalle grandi insegne, di andare oltre la facciata, probabilmente ci renderemmo conto di quanti mondi è capace di ospitare una città come Roma. SpazioEspanso, piccola boutique in una stradina all’ombra di Piazza Colonna, è un po’ il silenzio dietro il caos della metropoli.

È qui che la Diamanti ha deciso di esporre stavolta, dando sfogo alla sua voglia di sperimentare. Fare arte – mi dice – significa anche curare i contesti. Giocare con le relazioni che possono innescarsi tra opera e contesto è gesto artistico fondamentale, soprattutto nei confronti dello spettatore.

E a quanto pare le riesce bene, di giocare. Con i contesti e con i gusti di un pubblico che non può far a meno di provocare. Mettere le proprie opere “in vetrina”, dove il concetto di arte stuzzica e contrasta l’idea che abbiamo di prodotto scambiato sul mercato, non è da tutti.
Cercavo un luogo di passaggio – continua l’artista – dove l’incontro tra opera e spettatore non fosse meditato in partenza, ma diventasse quasi una piacevole sorpresa al momento.

In questo senso la vetrina lo è, un luogo di passaggio. Già dai vetri, gli occhi dei curiosi sbirciano oltre i due cuscini appesi al soffitto, stampati dalla Diamanti in rosso e nero. Ed è proprio quando non siamo più capaci di saziare la nostra curiosità che decidiamo di entrare.

Che non è una mostra convenzionale, lo si capisce subito. Percorrendo il piccolo corridoio ci si trova davanti una grossa tela bianca, di lino, appesa alla parete, con sopra impressi i protagonisti dell’esposizione: un vestitino da bimba, un completo intimo da donna. Unico il tema. Infinite le variazioni, tutte realizzate con la tecnica della stampa a cera molle su vari supporti (carta handmade, cotone, lino). Trovarle sta ai nostri occhi disattenti. Eppure ci sono, e arredano amorevolmente le intere tre pareti dell’ambiente, angoli compresi.

Ricorrente è il filo. Un filo colorato cucito sui vari supporti. Il filo delle tecniche sartoriali, del cucito e del ricamo, dei nodi che le varie penelopi tengono insieme dall’alba dei tempi. Il filo della narrazione di un genere, quello femminile. Testimonianza del segno incisorio ancora presente.

Impronte e tracce. Nuovi modi di raccontare la donna, nella sua sensualità innocente, nella sua continua metamorfosi. Un viaggio attraverso gli involucri che la femminilità raggiunge e immancabilmente abbandona. Tappe significative di un percorso mai totalmente perduto. Quasi si potesse poi legarle insieme, quelle forme-fossili, attraverso il filo incantato e crudele della memoria.

Dove:
SpazioEspanso
Via dei Bergamaschi, 60 – 00186 Roma

Info:
06 97842793


(20/03/2006)