Gli uomini sensibili hanno spesso usato questo fiore per esplorare e descrivere gli aspetti più importanti della vita e del mutevole animo umano:
Gli affetti:
E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante. Antoine de Saint-Exupéry
L’umorismo:
Un idealista è uno che, notando che una rosa odora meglio d'un cavolo, ne conclude che se ne possa ricavare una minestra migliore. Henry Mencken
La felicità:
C'è un'Ape che se posa
su un bottone de rosa:
lo succhia e se ne va…
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa.
Carlo Alberto Salustri
I rimpianti:
Il mio sogno è nutrito d'abbandono,
di rimpianto. Non amo che le rose
che non colsi. Non amo che le cose
che potevano essere e non sono
state... Guido Gozzano
Da questo si può capire come la rosa sia forse il fiore che più di ogni altro sia stato legato indissolubilmente agli uomini. Accompagnando ogni umana passione, a partire dagli albori della civiltà, in qualità di Fiore per antonomasia. In qualità di contrappasso: come presenza naturale nella vita artificiale degli uomini civilizzati ma imbarbariti. Ed è per tale grandezza che le rose mi mettono in soggezione, non è facile scrivere di loro. Ma prima o poi il temuto momento sarebbe arrivato e infatti eccolo qua. Questo venerdì l’orto botanico parlerà finalmente della rosa. Come per i rododendri sarà difficile dire di questa pianta, tanto importante e famosa, in uno spazio ristretto. Ma basta rammarichi, in fondo il non essere esauriente è l’amara sorte a cui andrà incontro chiunque abbia intenzione di descrivere questa pianta; anche se avesse intenzione di utilizzare tutta la sua inutile esistenza a riempire fogli non sfuggirebbe al suo destino di incompletezza.
La rosa è una pianta davvero antichissima: è conosciuta e coltivata sin dal 3000 avanti Cristo e fino ai giorni nostri, senza nessuna sosta, è stata una delle piante più adorate e utilizzate. Fu un fiore amato da tutti in ogni tempo. Dai Sumeri ai Greci. Da Annibale a Cesare. Da Artù a Lancilotto. Da Berlusconi a Prodi. Insomma fiore bipartisan, perfetto in questi bigi tempi prelettorali.
Oggi esistono più di trentamila varietà di rose. Così tante che se per ragioni vostre vi venisse un impulso di eccentrica generosità, potreste regalare una rosa diversa a ogni abitanti di una città come Sondrio! I sondriesi apprezzerebbero di certo. Ci sono rose di ogni tipo: antiche, moderne, rampicanti, arbustive, ibride ad alberello, thea a spalliera, profumate, a fiore doppio, rifiorenti… veramente un labirinto da incubo, orientarsi in un catalogo o in un vivaio ben fornito è un’impresa da emicrania immediata. Purtroppo non ci sono molti consigli da dare in merito: spesso bisogna solo seguire l’istinto e sperare di scegliere la pianta migliore per il nostro terrazzo o giardino.
La rosa ha origine nell’emisfero Nord, in tutte le zone a clima temperato dell’ America, dell’ Europa e dell’Asia . Sotto l’equatore invece questo arbusto non è reperibile allo stato spontaneo, mentre nei giardini è diffuso ovunque.
Non è una pianta facilissima da coltivare: ha bisogno di molte attenzioni, si ammala facilmente e diventa spesso brutta e poco fiorifera. Quando è bella, tuttavia, offre degli spettacoli da tuffo al cuore. Poche cose sono più meravigliose dei roseti fioriti. Hanno qualcosa di inebriante, non solo per il profumo che leggero galleggia nell’aria, ma più per l’emozione di freschezza, forza e voluttuosità che offrono alla vista del passante. Certo creare quelle gallerie, spalliere o bordure tanto tipiche in Inghilterra richiede un lavoro bestiale.
Tanto che se un privato ha lo spazio e decide di costruirsi un roseto o è Zio Paperone ( ma non così tirchio ) e assume una piccola orda di giardinieri che glielo curi tutto l’anno o in primavera dovrà prendersi un mese di ferie e star lì a potare le sue rose con cipiglio da invasato… ovviamente se così gli piace, massima ammirazione!
Per trarre soddisfazione dalle rose naturalmente non bisogna per forza costruirsi i roseti di Windsor Castle, anzi poche piante daranno quasi certamente maggior appagamento, sia perché, in quanto poche, avranno maggior garanzie di cura da parte nostra e per questo saranno molto più belle, che per il motivo esposto così romanticamente da Saint-Exupéry quando il Piccolo Principe si ferma a contemplare un roseto:
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa".
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