E ora qualcosa di completamente diverso. Questa settimana lasciamo da parte le solite uggiose piante che non fanno altro che star lì, a prendere il sole immobili, con statuesca flemma, come oziose signore in spiaggia. Questa volta ci soffermeremo su piante che hanno una capacità singolare: si muovono. Oh yes. Oggi parleremo delle bellissime piante carnivore.
Questa sorprendente categoria ha imparato in milioni di anni, con la solita pazienza buddista tipica delle piante, a muoversi piuttosto rapidamente. Oddio, rapidamente per modo di dire, diciamo che una gara di rapidità di movimenti del proprio corpo tra una lumaca e una pianta carnivora sarebbe equilibrata, se vi piace scommettere è data 1 a 1 dai migliori allibratori londinesi.
Le piante carnivore sono veramente affascinanti, perché sono tante e perché ne esistono di tantissimi generi diversi.
Tutte sono accomunate dal fatto che hanno bisogno di mangiare qualche malcapitato insetto per vivere, ma il modo in cui lo fanno è molteplice. Si passa dalle spaventose, si fa per dire, “mascelle” della Dionea, ai colorati, splendidi “tentacoli” delle Drosere fino alle efficaci trappole delle Sarracenie. E’ un mondo a parte, per appassionati e collezionisti. Ma se si ha la voglia di entrarci è veramente foriero di soddisfazioni. Con le piante carnivore si possono passare un paio di anni esaltanti, costruendo terrari, facendosi spedire semi dall’Associazione Italiana Piante Carnivore e andando alle esposizioni strapiene di piante splendide e ahimè anche di figuri un pò fanatici.
Ma dopo due anni di passione l’amore comincia a vacillare, inizia a essere dura per i comuni mortali stare dietro alle esigentissime carnivore, si iniziano a rimpiangere le più docili e placide piante classiche, si riapprezzano improvvisamente le doti meno appariscenti del resto del regno vegetale: il sensuale profumo di una rosa, la gentile delicatezza di un’aquilegia o la vigorosa bellezza di un glicine.
Un po’, se mi si passa l’ardito paragone, come essere fidanzati con un partner frenetico, che non si ferma un attimo e che vuole tutta la tua attenzione… dopo i primi tempi di elettrica passione, semplicemente, spontaneamente, ci si stufa di tutta questa foga e si ha voglia di qualcosa di più rilassante e affidabile. Per carità, poi c’è gente che ci passa la vita con le sue piante carnivore ( e magari pure con il partner esagitato ), e, perfettamente felice, le cura, le osserva e medita sulle miserie umane così lontane da lui, che è così profondamente immerso nel suo mondo di incolpevoli piante omicide.
La definizione “pianta carnivora” non è botanica, nel senso che non comprende una sola famiglia o un solo genere. Ne include molti, filogeneticamente assolutamente lontani tra loro, solo accomunati dal fatto di dover ingurgitare insetti per campare. Per questo motivo le carnivore possono essere completamente differenti l’una dall’altra. Ne esistono più di 500 specie e sono diffuse in tutto il mondo, anche in Italia.
Sicuramente le più affascinanti sono quelle appartenenti alla famiglia delle droseracee in quanto capaci di giocosi movimenti, quasi veloci, davvero divertenti da osservare.
Perché si muovono? Chi glielo fa fare? Domande legittime. Tutte le altre piante se le pongono. Con stupore e una punta di disprezzo guardano le loro esagitate parenti e si chiedono se non siano più vicine agli animali ( che è l’insulto di gran lunga peggiore che le piante si possano fare tra loro ) che ai vegetali. In realtà la spiegazione è semplice. Bisogna partire dal presupposto che le piante, tutte le piante, per campare hanno bisogno di tre cose: luce, acqua e vari elementi chimici che stanno disciolti nel terreno. Tutto cominciò milioni e milioni di anni fa.
Le antenate carnivore andarono stoltamente a colonizzare suoli poveri, completamente privi di sostanze nutritive. La situazione non era bella, il panico iniziava a diffondersi nella comunità, varie riunioni notturne per trovare la soluzione si rivelarono infruttuose. La società carnivora passava le giornate a pensare “dove diavolo possiamo trovare i sali minerali che ci servono? Deve esserci una soluzione, deve… mmm”. Pensa che ti ripensa, rimugina che ti rimugina, la soluzione come il lampo balenò nei cloroplasti dei nobili antenati: “negli insetti! certo gli insetti sono composti da tutti gli elementi di cui abbiamo bisogno! evviva, siamo salvi!”. “Sì grande idea”, replicò qualcuno, “ma come gli acchiappiamo ‘sti abominevoli insetti, con il Vape?” ( a quei tempi le piante sapevano essere molto sarcastiche ). Già, era un problema. Ma pensa che ti ripensa, rimugina che ti rimugina, la soluzione anche questa volta si materializzò in un lampo…
...continua.
Se volete sapere come la società carnivora salvò le pellaccia non perdetevi il prossimo articolo ( ehm… il prossimo entusiasmante episodio ) dell’orto botanico. Naturalmente su terranauta.it
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