Erano le otto di sera di martedì 27 gennaio 1756 quando, in un piccolo appartamento nella cittadina austriaca di Salisburgo, veniva alla luce Wolfgang Amadeus Mozart. La madre del neonato, Anna Maria, affranta per il travaglio ma felice, lo prese tra le braccia, guardandolo con tenerezza, senza immaginare che stava stringendo a sé uno dei più grandi geni musicali di tutti i tempi. Ma non ci volle molto per capirlo.
Il padre, Leopold, compositore e maestro di cappella alle dipendenze dell’arcivescovo di Salisburgo, si rese conto subito delle eccezionali e precoci doti musicali del figlio. E non perse tempo. A quattro anni, infatti, Amadeus studiava già il cembalo e, qualche tempo dopo, iniziò anche lo studio del violino. A sei anni aveva realizzato alcune brevi pagine pianistiche e la sua fama cominciava a diffondersi negli ambienti musicali. Questo anche perché il padre e la sorella Maria Anna – abile clavicembalista – lo condussero ad esibirsi nelle più importanti città d’Europa: a Monaco, alla corte di Vienna, in Germania, in Olanda, in Belgio, a Parigi. Il piccolo Mozart era un bambino prodigio che suscitava ovunque curiosità, interesse, ammirazione!
Le esperienze italiane
In Italia, il giovane Mozart arrivò quando aveva tredici anni e fu un’esperienza importante per la sua formazione, culturale ed estetica, che gli permise di visitare numerose città, come Verona, Mantova, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, partecipando a spettacoli operistici, balletti, rappresentazioni religiose, feste danzanti, ecc. e, naturalmente, continuando ad esibirsi. Ma Mozart era ancora un ragazzino e si divertiva a prendere tutto in burla, come quando, scrivendo alla sorella, rimasta a Salisburgo, si definisce “don Cacarella”, a causa di un problema intestinale che lo affliggeva. O, ancora, quando, in un’altra lettera, confessa che dopo pranzo si diverte giocando a posch, un gioco con i dadi di gran moda all’epoca e molto diffuso a Roma.
Ma il successo di Mozart fu tutt’altro che facile. Amadeus era un compositore dalle grandi doti innovative e, come ogni innovatore, ebbe difficoltà a far comprendere le sue qualità. Il pubblico faticava a capire la sua musica. Le case di edizioni musicali spesso rifiutarono di stampare le sue opere, come avvenne per il concerto K.271, considerato troppo innovativo. Mentre, per il quartetto K.465 detto “delle discordanze”, la pubblicazione avvenne solo undici anni dopo la sua realizzazione. Anche la critica non fu certo benevola nei suoi confronti. In un articolo del “Wiener Zeitung” si legge tra l’altro: “I suoi nuovi quartetti sono troppo drogati. A lungo andare quale palato riuscirà a tollerarli?”.
Verso Vienna
Maturando, Salisburgo cominciò ad andare sempre più stretta al giovane Mozart, che ormai aveva acquisito una maggiore consapevolezza delle sue capacità e della sua arte. Egli lo scrive in una lettera al padre in maniera molto esplicita. “Questa è una delle ragioni principali che mi fanno odiare Salisburgo: la grossolana, meschina e dissoluta musica di corte”. In effetti, non bisogna dimenticare che il pubblico dell’epoca non aveva un palato molto fine, abituato come era a musiche di intrattenimento che ascoltava in modo spesso distratto e superficiale. Basti pensare che nei palchi dei teatri lirici la gente ci andava soprattutto per giocare a carte, incontrare gli amici o pranzare. La musica finiva per essere considerata alla stregua di un sottofondo piacevole ma non impegnativo. Le composizioni di Mozart, invece, non sono tutte facili e immediate, pretendono attenzione, costringono a riflettere.
Amadeus scrive ancora al padre: “Non devo e non posso seppellire in questo modo il mio talento di compositore, quel talento di cui il buon Dio mi ha così generosamente dotato. Posso dirlo senza presunzione, perché lo sento ora più che mai!”. È il modo per fargli capire che lascerà Salisburgo, troppo gretta e provinciale per lui, alla volta di Vienna. Il padre, per il quale Amadeus rappresentava la principale fonte di entrate, non lo capisce. Vorrebbe che continuasse a guadagnare dando lezioni e scrivendo musiche più facili, più orecchiabili e più vendibili.
A venticinque anni, finalmente, Mozart trova nella capitale austriaca la sua indipendenza ma non il successo cui aspirava. La sua musica viene sempre considerata troppo innovativa e rivoluzionaria. Mentre il gesto di ribellione compiuto nei confronti del padre continua a farlo soffrire parecchio. Mozart però non cederà. Ritornerà a Salisburgo solo una volta, nell’estate del 1783. E resterà a Vienna fino alla morte che sopraggiunse, inattesa e repentina, a mezzanotte e mezzo di lunedì 5 dicembre 1791.
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Per sfatare certe leggende
Mozart visse solo 35 anni ma in questo pur breve lasso di tempo fu in grado di realizzare e regalare all’umanità quasi 600 composizioni tutte di qualità eccezionale: opere teatrali tra le quali Le nozze di Figaro (1786), Don Giovanni (1787), Così fan tutte ( 1790); operette come Il ratto del serraglio (1782), Il flauto magico (1791); opere serie come Lucio Silla, Idomeneo, La clemenza di Tito; oltre a sinfonie, concerti, serenate, divertimenti, musica da camera, arie, lieder, musiche sacre, ecc.
Come capita a ogni personaggio eccezionale, anche sulla vita e sulla morte di Wolfgang Amadeus Mozart sono fiorite molte leggende e dicerie che ricerche più approfondite si sono incaricate di sfatare o, per lo meno, ridimensionare. A cominciare dal suo presunto infantilismo. Nonostante certe affermazioni della sorella che lo descrive come un “eterno bambinone”, e alcune anche recenti rappresentazioni (ad esempio il film che gli ha dedicato Milos Forman), Mozart fu uomo coltissimo, che fin da giovinetto aveva frequentato i più grandi musicisti e intellettuali della sua epoca, anche se conservava uno spirito giocoso e una ingenuità di fondo. Altro punto su cui sono nate molte illazioni riguarda le sue difficoltà economiche. È vero che, soprattutto negli ultimi anni di vita, Mozart chiedeva continuamente denaro in prestito ed era indebitato fino al collo. Tuttavia, questo non gli impediva di mantenere un tenore di vita molto elevato: bei vestiti, appartamento signorile, carrozza e cavalli.
Altra storia, ancora più famosa, il sospetto che Amadeus sia stato avvelenato da un concorrente invidioso, magari l’intrigante compositore italiano Salieri, che per scherzo Mozart chiamava “Bombonieri”. Non sappiamo con chiarezza le cause della sua morte ma si è propensi a ritenere che si sia trattato di una banale infiammazione cardiaca, collegata a una forma reumatica. Anche la leggenda che al suo funerale non partecipasse nessuno e che il suo corpo venisse sepolto in una fossa comune appare un’ipotesi azzardata. La cerimonia dell’inumazione di Mozart, un funerale di terza classe, avvenne partendo dall’appartamento viennese, dove la bara, accompagnata dalla moglie Costanza, sostò nel duomo di Santo Stefano per la benedizione. Dalle cronache, sembra che il feretro venne seguito da parecchi concittadini che piansero la scomparsa del musicista, il quale poi fu sepolto in una tomba semplice, certamente poco adeguata al rango e alla fama del grande compositore.
Le caratteristiche del genio di Amadeus
Come si fa a descrivere l’arte mozartiana? Probabilmente è un’impresa impossibile, come scrisse il compositore Hans Werner Henze, il quale, accingendosi a parlare dell’arte del “divino fanciullo” si chiese: “Si può sfiorare l’inconcepibile con le parole?”. La poetessa Ingeborg Bachmann sottolinea dal canto suo la “purezza dolce-amara” di Mozart, mentre Hermann Hesse, il grande scrittore tedesco, riconosce anch’egli la dicotomia mozartiana “tra idea e fenomeno, tempo e eternità, divino e umano”. Wolfgang Hildesheimer definisce la sua allegria come “la frenetica brama di vivere del condannato a morte”. Forse, Amadeus non fu solo un grande innovatore della musica. Egli fu anche capace di dare ai tradizionali elementi compositivi una malleabilità assoluta, mescolando i generi, cercando sempre un geniale equilibrio tra comico e tragico, ingenuità e dottrina, grazia e oscura inquietudine, giocosità e melanconia.
Le celebrazioni per l’anniversario
In occasione della ricorrenza del 250° anniversario della nascita di Mozart, a Salisburgo e a Vienna si concentrerà la maggior parte degli eventi: concerti, spettacoli, incontri. Ma anche Milano ospiterà numerose celebrazioni. Da ricordare, tra l’altro, che è stata proprio la Scala di Milano ad anticipare l’anno mozartiano, inaugurando lo scorso 7 dicembre la stagione musicale 2005-2006 del teatro con la rappresentazione dell’opera di Mozart “Idomeneo”, la cui vicenda può simboleggiare in qualche modo la crisi tra il padre, Leopold, e il figlio, Amadeus. Come noto, la storia narra di un figlio, il principe Idamante, che dovrebbe sacrificarsi per il padre Idomeneo ma, alla fine, sarà il padre a sacrificarsi e abdicare in favore del figlio. Come non pensare che le parole nel quartetto del terzo atto dell’opera richiamino la dolorosa scelta di Wolfgang quando decise di lasciare Salisburgo e il proprio padre? “Andrò ramingo e solo/ Morte cercando altrove/Finché la incontrerò!”.
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