E’ sempre bello avere delle piante insolite. Rende il nostro giardino più interessante agli occhi dell’intenditore, più stravagante e fascinoso alle pupille del profano, e, cosa più importante, un luogo quasi liturgico e magnetico per noi stessi. Sovente gli interni delle case sono curati in modo morboso, fiumi di denari vengono spesi per mobili e pavimentazioni, il povero terrazzo, invece, langue triste fuori dalla porta, come appendice esterna, e per questo sbadatamente trascurata, misera e abbandonata. Eccettuati gli appassionati, c’è sempre un po’ di pigrizia e poca cura nella gestione dello spazio all’aperto.
Difficile scovare le ragioni sociologiche che chiariscano esaustivamente questo innegabile fenomeno. Eppure, se ci si riflette, la casa ben arredata, quella, per intenderci, con la cucina e il bagno firmati non può che deteriorarsi. Il giardino, invece, più invecchia più diventa bello. E’ vero che esige un continuo investimento di tempo e di denaro, ma il suo bello è proprio il fatto di non essere un progetto finito bensì mutevole e in divenire nel tempo: angoli che col passare degli anni si fanno più ombrosi ed accoglienti, piante che, se ben curate, ci regalano fioriture sempre più ricche e generose. Che bello avere progetti! Ogni stagione mettere in cantiere un miglioramento, provare una nuova pianta, sognare qualcosa di bello da lasciare ai nostri pronipoti.
La Kalmia, ad esempio, è una pianta con esigenze culturali similissime a quelle di azalee, rododendri, gardenie e camelie. E’ altrettanto magnifica e interessante. Però non è usata: senza un vero perchè ricopre l’ingrato ruolo di sorellina scalognata degli altri più celebrati e pomposi parenti.
Costei è una specie di origine antica: fu importata in Europa da Mark Catesby.
Questo naturalista scovò la Kalmia in Sud Carolina e la portò in Inghilterra all’inizio del ‘700. Sorprendentemente anche oltre Manica non ebbe il successo che avrebbe meritato, e quando in Inghilterra una pianta ornamentale non è popolare figuriamoci il destino che l’aspetta in Italia…destino amaro o miserella: nessuna speranza di ambire ai favori del pubblico e di trovar alloggio sul nostro splendido territorio. Eh sì, questa consolidata regola un po’ triste, si è puntualmente confermata anche per la Kalmia. In ogni modo, seppur si è fatto di tutto perché in Italia non mettesse piede, neanche avesse il virus dei polli, fortunatamente, ora, nel ventunesimo secolo, qualche specie di Kalmia è reperibile nei nostri vivai.
Vale davvero la pena di adottare un esemplare di questo bellissimo arbusto sempreverde. In piena terra può raggiungere i due metri di altezza, è caratterizzato da un legno durissimo e ne esistono otto specie, tutte americane. Fiorisce in primavera adornandosi di bellissime infiorescenze rosa, oppure bianche come la neve, oppure, ancora, di un magnifico rosso fiammeggiante.
Il nome Kalmia lo coniò l’instancabile Linneo in onore di un suo brillante allievo, Pehr Kalm, che per primo ne studiò la tossicità. Ebbene sì, questa pianta è velenosissima, e in America si è addirittura meritata il sinistro appellativo di “Lamb Kill”, ammazza agnelli. Tuttavia c’è da dire che moltissime specie di piante molto diffuse sui nostri terrazzi sono altrettanto velenose, come l’oleandro ad esempio. Insomma, basta che non vi venga in mente l’insano pensiero di farvi una bella insalata di Kalmia e potete stare tranquilli a godervi questa rara, raffinata pianta.
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