ARS EST CELARE ARTEM
L'ARTE DI NASCONDERSI...

PAOLO D'ANGELO

Un viaggio sottile attraverso i mille veli dell’arte. Una risposta alla spettacolarizzazione imperante dei nostri tempi?

di Claudia Bruno
Gioca a nascondino, l’arte.
L’avete per caso vista passare?
Magari è sotto la sedia, dietro l’armadio, in fondo alla strada, in giardino, tra i segni del volto della donna amata.

A rincorrerla tra le righe è la penna di Paolo D’Angelo, che intraprende divertita deviazioni assurde tra i luoghi di questo saggio appena pubblicato. Uno scritto dedicato all’arte che sa nascondersi, ai suoi paradossi. Una vera chicca.
La storia dell’artem celare dissolve ogni cronologia tra gli spazi obliqui del testo, dove retorica e arti figurative di ogni genere si sfiorano. Alla sorpresa dell’incontro, subentra l’esotismo di un viaggio che dalle massime aristoteliche arriva a posarsi sull’orinatoio di Duchamp, dopo una piacevolissima circumnavigazione del carisma orientale.

La chiave è una sola. La vera arte è quella che non si fa notare, quella che ama nascondersi burlandosi dell’osservatore più ingenuo. Quella che al chiasso preferisce un sussurro. Alla spavalderia, la sobrietà. Perché arte non è solo tecnica, ma soprattutto lo è. Perché non è solo slancio creativo, ma è soprattutto questo. E nascondere la tecnica con la creatività, il sudore dell’artigiano con il fascino del genio è l’unico segreto.

Non si tratta semplicemente di un saggio di estetica assai originale. E’ qualcosa di più. Un itinerario linguistico all’inseguimento di nomi che epoche distanti hanno dato alla medesima abilità. Cercando di afferrare tra le dita il senso, fino a toccarne l’essenza, con la delicatezza della sintesi.

Se fosse un romanzo, insomma, protagonista indiscusso sarebbe l’ornamento inapparente. L’estetica del vuoto taoista, un giardino all’inglese, la dissimulatio latina, il less is more neoclassico, il senza scopo dello zen, il je ne sais quoi francese, l’Iki giapponese, il ready-made dell’arte contemporanea. Un fascino erotico femminile e non svelato. Quella grazia che mette al bando l’ostentazione, offrendosi agli occhi come uno schiocco di dita, leggera. E che, altrettanto pesante, illumina l’artista durante il faticoso atto della creazione.


(07/12/2007)