L’appello nasce in seguito alla proposta dell’Unione europea di bloccare per un mese l’importazione di Pappagalli selvatici dal resto del mondo. Il numero di Psittacidi, infatti, sta diminuendo drasticamente, non solo a causa della costante perdita di habitat (la maggior parte di questi splendidi uccelli vive nelle foreste tropicali, da sempre soggette a disboscamento), ma soprattutto a causa del prelievo insostenibile di esemplari selvatici.
Gli europei, infatti, non contenti di tenere in gabbie anguste (se paragonate con un cielo sconfinato) canarini, diamantini e bengalini, hanno sentito il bisogno di qualcosa di più vistoso, più grande, qualcosa da considerare una scelta di classe: un bel pappagallo.
E allora via all’acquisto di Cenerini africani, grandiosi parlatori, di Ara giacinto, simbolo della pianura alluvionale del Pantanal in Sud America e ormai in rapido declino, di Amazzoni dai Caraibi, per non parlare della famosissima Ara rossa, che deve la sua sfortuna ai colori sgargianti ed alla lunga coda.
Ora questo commercio è diventato insostenibile. Secondo le stime dell’Unione Europea, infatti, dal 1997 al 2000 sarebbero state importate ben 111 specie di Pappagalli selvatici, per un totale di 469.602 esemplari prelevati dal loro habitat ed arrivati vivi in Europa. È importante sottolineare che si tratta solo di individui giunti vivi a destinazione, perchè il tasso di mortalità durante il trasporto è talmente elevato (tra il 20 ed il 50%), che il numero di individui prelevati praticamente raddoppia.
Purtroppo le misure dell’IUCN, che classifica 94 specie di Psittacidi su 330 come minacciati, vulnerabili o a rischio di estinzione, non bastano per proteggere questi magnifici animali. Gli interessi commerciali sono troppo forti, visto che per un esemplare si arrivano a pagare fino a 100.000 euro.
La proposta del World Parrot Trust per contrastare questo fenomeno, è quella di estendere il temporaneo divieto mensile dell’Unione Europea, rendendolo perenne.
L’esperimento ha già avuto successo negli USA, un tempo i maggiori importatori di Pappagalli esotici, che, a partire 1993, hanno bloccato tutte le importazioni, facendo registrare un buon aumento delle presenze in natura.
Sebbene alcuni commercianti affermino che la compra-vendita di pappagalli esotici aiuti l’economia delle popolazioni locali, in realtà le cose non stanno affatto così.
Oltre al fatto che gli unici beneficiari del commercio sono gli intermediari, già benestanti, ben più remunerativo è il turismo sostenibile, che non solo permette a questi uccelli di vivere liberi in natura senza interrompere il delicato equilibrio dei loro ecosistemi, ma aiuta le popolazioni locali a sviluppare una sorta di orgoglio nazionalista nei confronti delle proprie bellezze naturali. Maggiore conservazione dell’ambiente in generale, quindi, ma anche maggiori posti di lavoro per i locali, attraverso l’istituzione di parchi, guide, la costruzione di strutture turistiche ecocompatibili.
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A volte, poi, gli allevatori affermano che è necessario importare nuovi esemplari selvatici per mantenere il più possibile puro il pool genico degli individui nati in cattività. Niente di più falso. Molto spesso i Pappagalli più commercializzati, quelli belli e di grandi dimensioni, non riescono a riprodursi in natura, ed il discorso arriva a coinvolgere anche le specie di dimensioni più minute. Questa scusa è stata sfruttata per aumentare le importazioni di Parrocchetto dalle guance grigie (Brotogeris pyrrhopterus), proveniente da ristrette aree dell’Ecuador e del Perù. Sono stati prelevati circa 60.000 individui in natura, tanto che la popolazione selvatica oggi conta solo circa 15.000 individui e diventa sempre più rara. Non esistono allevamenti di Parrocchetto dalle guance grigie perchè non riesce a riprodursi in cattività, per cui le motivazioni addotte dagli allevatori per la cattura non sono assolutamente valide.
Un’altro dei baluardi di chi sostiene questo tipo di commercio, è che l’importazione serve per poter conservare anche le specie più rare, quelle a grave rischio di estinzione in natura.
Anche questo è decisamente sbagliato: molto spesso i Pappagalli selvatici sono portatori sani di malattie, che si manifestano nelle condizioni di stress a cui sono sottoposti all’interno degli allevamenti. Ogni specie resiste alle malattie proprie del suo continente, ma quando individui provenienti da paesi diversi sono messi a contatto, si trasmettono malattie da cui non sanno difendersi. È il caso della malattia del becco e delle penne (PBFD), della Pacheco, la PDD ed altre.
Dunque, la proposta della World Parrot Trust ha basi solide e deve essere sostenuta. E non solo per motivi conservazionistici, ma anche semplicemente etici. Questi uccelli dai colori vivaci e dall’aria sveglia ed intelligente, sono abituati a volare liberi sopra le lagune, fra le chiome degli alberi, a planare con le grandi ali sgargianti per passare da un ramo all’altro. È stata più volte dimostrata la loro grande intelligenza, paragonabile a quella dei Cetacei o, secondo alcuni, anche dei Primati. Chiuderli per sempre in una gabbia è una punizione che non meritano. Osservarli attraverso le sbarre nel balcone di casa non è la stessa cosa che vederli grattarsi il becco l’un l’altro appollaiati su una liana di una grande foresta tropicale.
Sono già sparite per sempre specie dal valore inestimabile come l’Ara di Spix (Cyanopsitta spixii), ed altre sono gravemente minacciate: l’Amazona ochrocephala per le sue abilità fonetiche, ed il Cacatua sulphurea per la sua bellezza, solo per fare due esempi.
Sosteniamo quindi la proposta della WPT firmando la petizione che propone di rendere perenne il divieto di importazione di Pappagalli selvatici da parte dei paesi europei.
Firmate all’indirizzo
www.worldparrottrust.org/trade/tradeitalian.htm
E grazie.
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