SEI RIFLESSIONI SUL TALMUD
IL GRANDE LIBRO SACRO

ELIE WIESEL
di Gianluca Traini
Accanto alla Bibbia e in particolare alla Torah (il Pentateuco), suo nucleo essenziale, il Talmud (che significa insegnamento) è il grande libro sacro dell'ebraismo, quello che lo caratterizza in maniera più esclusiva. Mentre la Bibbia ebraica, infatti, è accettata da tutte le confessioni cristiane come Antico Testamento, il Talmud è riconosciuto solo dall'ebraismo e da esso considerato come "Torah orale", rivelata sul Sinai a Mosè allo stesso titolo di quella scritta.

La "Torah orale", secondo la tradizione ebraica, codificata all'interno dello stesso Talmud, sarebbe stata mantenuta per trasmissione diretta dai tempi di Mosè a quelli della conquista romana, con la proibizione di "chiuderla" e fissarla in un testo, e solamente allora, quando la distruzione del Secondo Tempio minacciava di far sparire le basi religiose di Israele, sarebbe stata compilata per iscritto, con un atto rivoluzionario che in un certo senso ha rifondato l'ebraismo come lo conosciamo ora".

Bastano queste poche notizie essenziali che Ugo Volli riporta in appendice per farci capire l'importanza fondamentale che ha sempre rivestito e ancora riveste il Talmud nella cultura e nell'identità ebraica. Come introduzione e invito allo studio di questo testo si svolsero nel 2000 a Bologna sei lezioni magistrali del grande scrittore ebreo Elie Wiesel, che sono poi diventate un testo pubblicato da Bompiani e da poco riproposto in edizione economica: Sei riflessioni sul Talmud ( traduzione di Valentina Pisanty, Cristina Demaria e Ifat Nesher).

In queste sei riflessioni Wiesel apre il lettore alla scoperta di un pensiero religioso che, come afferma nell'avvertenza Umberto Eco, curatore degli incontri di Bologna, "non è una teologia organizzata in enunciazioni e definizioni, ma il racconto di una serie di racconti, una interrogazione multipla e continua senza autorità che prevalgono in modo definitivo, una celebrazione dell'interpretazione".

E infatti le pagine di Wiesel sono continuamente attraversate da dei racconti e dalle interpretazioni, comprese ovviamente quelle dello stesso Wiesel, che questi racconti fanno nascere in chi li ascolta. Esempio emblematico sono le due storie che sono al centro delle prime lezioni: quella di Abramo e del sacrificio di suo figlio Isacco, e quella di Giobbe e del suo tormentato rapporto con Dio.


Ma insieme a queste storie bibliche che evidenziano la condizione paradossale dell'essere umano, a cui "non è dato di risolvere le contraddizioni ma di assumerle -vivendole- e, nei momenti di grazia, di trascenderle", Wiesel narra anche le vicende di molti sapienti che contribuirono alla ricchezza culturale del Talmud, da Shim'on ha-Tzadidiq il Giusto a Rabbi Tarfon, fino ad arrivare alla figura fondamentale di Rabbi Yohannan ben Zakkai, che dopo la distruzione del Secondo Tempio ad opera dei Romani nel primo secolo dopo Cristo, e la conseguente perdita territoriale di Gerusalemme, seppe far fronte alla disperazione del suo popolo disperso fondando nella città di Yavne la scuola talmudica, che fu per gli ebrei "l'ancora di salvezza nel corso della diaspora", una patria fatta non di terra ma di parole, e che permise loro, mentre il tempo faceva crollare gli imperi che li avevano perseguitati, di resistere fino ad oggi.


(01/09/2006)