La prima cosa che mi viene in mente pensando ai terrazzi di Milano è che potrebbero essere più belli, questo per un semplice motivo: nella gran parte di loro regnano e la fan da padrone solo e sempre le solite dieci piante.
Le migliori menti del nostro secolo sono state su notti intere ad almanaccarsi per trovare una ragione logica per questa miseria di specie, sobbalzando in piena notte urlavano nel buio “Ci sono! Gli italiani odiano la biodiversità”.
Eh già, la questione è spinosa. Che gli italiani abbiano poca cultura e poco rispetto del verde è fuori di dubbio: un giretto in Brianza farebbe venire un paio di infarti ad ogni inglese che si rispetti, abituato, com’è, al suo di “countryside” .
Ma non divaghiamo, qui c’entrerebbero anche lo scarso senso civico dell’Homo italicus, un po’ del suo allegro disprezzo per gli spazi comuni e chissà quali altri civilissime ragioni…
Tornando al perché dei nostri spogli terrazzi ( spogli di specie, non di biomassa: ho visto terrazzi a Milano con grovigli tali da far invidia alla foresta pluviale ), credo che la ragione più logica sia da ricercare nel fatto che le poche specie usate siano tutte collaudatissime, garantiscano cioè una buona riuscita. Danno quello che ci si aspetta da loro, e, da questo punto di vista, in effetti niente da dire: hai un pergolato? Vai tranquillo con la vite vergine ! (Parthenocissus quinquefolia) Hai un muro? Piazza una bella Edera (Hedera helix) o che ne dici di un’Ampelopsis (Parthenocissus tricuspidata)? E via così…
In fin dei conti credo che questo sia un po’ un peccato. Forse vale la pena fare uno “sforzuccio” e provare qualcosa di nuovo. Non dico di lanciarsi nel seppur affascinante mondo delle orchidee o delle piante carnivore, ma solo di usare un minimo di fantasia in più… Anche perché se è vero che lo sparuto gruppo di piante a grandi diffusione fa parte dell’insieme delle specie con caratteristiche tali da star bene sui nostri terrazzi, è anche vero che in questo insieme ci sono frotte intere di altre piante che starebbero altrettanto bene. Mi riferisco per esempio a gruppi abbastanza ignorati come le erbacee perenni o le bulbose e tuberose, oppure a generi splendidi come Clematis, Rhododendron o Paeonia; tutti conosciuti e usati ( a dire il vero le Clematis non molto o almeno, a parer mio, non abbastanza ), ma all’interno dei quali ci si è un po’ impigriti a scegliere sempre le stesse specie.
Ad esempio fa parte dei rododendri l’azalea, quella con il fiore rosa, straimpiegata in ogni circostanza, è bella per carità ma il troppo stroppia, sembra ci sia solo lei! Invece raffigura una minima rappresentanza del vastissimo genere Rhododendron.
Insomma credo sia bello sbizzarrirsi. Lavorare di cervello e di zappa.
Niente da più gioia che vedere la pianta scelta da Voi, piantata da Voi , curata da Voi, che avete solo Voi, esplosa in una allegra e colorata fioritura primaverile.
E poi cosa c’è di più bello che invitare gli amici sul vostro nuovo, insolito terrazzo? Beh, al novanta per cento loro non si accorgeranno di nulla, nessun cambiamento salterà agli occhi della compagnia, ma voi a quel punto potrete vendicarvi ammorbandoli con interminabili disserzioni sulla rusticità della vostra Clematis montana, o enumerando i pregi che possiede l’Aquilegia cerulea rispetto a quella vulgaris.
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