Le copiose piogge dei primi giorni di settembre si abbattono su chi si è goduto le vacanze nei mesi estivi e chi, ahimé, non ha potuto rilassarsi beatamente.
Le ultime giornate estive sembrano essere scandite da lunghi nubifragi notturni, che costringono le persone, il più delle volte, a rimanere nelle proprie abitazioni illuminate esclusivamente dal magico tubo catodico.
Tutti sanno che la programmazione nei tre mesi generalmente più caldi, subisce variazioni, mutazioni, rallentamenti e trasposizioni temporali.
I grandi investimenti dei network nazionali vengono solamente promossi e pubblicizzati in veloci e accattivanti spot, ma i palinsesti si infarciscono di film western, polpettoni hollywoodiani anni 50, film di nicchia, fiction e soap opera di successo, abbozzi di programmi e tanti, tanti telefilm semi sconosciuti.
Prove, scommesse, comete, improvvisazioni o semplice imbarazzo nell’ammettere che d’estate la televisione non è vista da nessuno e che gli sponsor non amano pagare passaggi nell’etere per qualcosa che non esiste.
La storia è da sempre la stessa e probabilmente parole come queste le avrete lette centinaia di volte, quasi sicuramente in questo periodo dell’anno.
Il cambiamento che però da un paio d’anni balza agli occhi e se non balza riflette, è come la programmazione importante, ovvero quella di successo, quella che porta sponsor e miliardi, sia struggevolmente sempre la stessa.
Film campioni di incassi al cinema, super scaricati da internet, mega affittati nelle videoteche vicino casa, strapagati in pay per view.
Format e Talk Show che oramai propongono la stessa sceneggiatura da lustri, cambiando i personaggi, ma a questo punto non sono sicuro neanche di questo.
Tornano anche gli approfondimenti e le scorpacciate di calcio, da quest’anno entrambe sul digitale terrestre, a braccetto come vecchi e complici amici.
Ricominciano a farsi vedere starlet, vip, viveur televisivi che girano da canale in canale parendo più gondolieri affranti che opinionisti o ospiti specializzati.
Ritornano i grandi e costosi ma nei limiti, film realizzati appositamente per la televisione; dopo Papi, preti, medioevo, Prima e Seconda guerra mondiale, quest’anno ci appresteremo ad ingurgitare nuove storie, nuove epoche, contenti perché la Tv insegna.
L’unica massima che sembra aver insegnato davvero è che lo spirito televisivo, forse e sottolineo forse, si riesce a ritrovare esclusivamente in quei giorni caldi, afosi e assolati, quando facendo zapping tra un programma e un altro ci piace un poco vedere che la televisione non è solo polemiche bislacche, urla forzate, tette al vento, trenini e balli sud americani scoordinati, film triti e ritriti, ma alle volte ci si può ancora imbattere soavemente in errori di dizione involontari e piacevolmente veraci, in programmi scadenti ma immaginati con il cuore e la passione, storie contraddistinte dal bicolore del bianco e nero, Totò, Albertone e vecchie fiction attuali e forse non ancora dimenticate.
Ma soprattutto ci si può ancora addormentare senza essere svegliati da grida bercianti e un vaff... tra i denti.
Arrivederci all’anno prossimo, bistrattata e semplice tv estiva.
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