PENSO, DUNQUE RIDO: L'ALTRA FACCIA DELLA FILOSOFIA
JOHN ALLEN PAULOS

Forse cancellare quella diffusa sensazione che la filosofia sia una specie di guida alla vita, oppure un ramo della teologia o della matematica, o ancora la chiave per affrontare stoicamente le avversità, è possibile. Basta pensare a ridere…

di Claudia Bruno
Qualcuno ha detto che il ‘cogito ergo sum’ è l’ossessione dell’occidente, la sua rovina.
Paulos, in quello che potrebbe essere definito l’unico modo di scrivere un trattato filosofico dei nostri giorni, forse accredita inespressamente questa tesi.
E’ così che filosofia e humor si intrecciano indissolubilmente fino a cercarsi quasi per natura.
D’altra parte lo stesso Wittgenstein aveva parlato della possibilità di comporre un buon trattato di filosofia consistente esclusivamente in battute di spirito. ‘Penso, dunque rido’ ne è la valida dimostrazione. Una serie di aneddoti, rompicapo, esempi che spaziano dai giochi linguistici di Carrol alla matematica di Russel passando non senza lasciar traccia per la comicità di Groucho Marx, divertono il lettore ma ad una condizione…ragionare.

Non c’è modo più coerente di spiegare l’efficacia di una condizione logica, dando al libro stesso una struttura intrinsecamente condizionale. La condizione imposta al lettore, ed espressa esplicitamente dal titolo, non assume quindi la forma di un’imposizione, una regola, un dovere. E’ una condizione necessaria: senza lo spirito del ragionamento, infatti, queste pagine non ci fanno neanche lontanamente sorridere. Ecco che un libretto trovato per caso tra gli scaffali di un supermercato, con un signore baffuto e sorridente illustrato in copertina (Groucho Marx), riesce a mettere in crisi anche noi. Simbolo del fatto che l’apparenza inganna, il libretto si rivela più di un semplice libretto, pesante nella sua leggerezza per dirla alla Kundera.

‘Spero così di trasmettere qualcosa dell’atmosfera e del carattere della filosofia moderna, e di cancellare quella diffusa sensazione che la filosofia sia una specie di guida alla vita, oppure un ramo della teologia o della matematica, o ancora la chiave per affrontare stoicamente le avversità.’ E’ con questi propositi che il nostro matematico, diventato un po’ demiurgo, decide di divertirsi sul serio facendo divertire chi ha la curiosità di seguirlo. Groucho Marx e Bertrand Russel si incontrano così al tredicesimo piano di un grattacielo nel cuore di Manhattan, bloccati in ascensore ed invischiati in un dialogo che ha dell’assurdo. Eppure comicità e matematica, humor e filosofia continuano a scontrarsi e incontrarsi un po’ in tutte le pagine, costituendo l’unica continuità possibile del sedicente trattato. Allora quando l’Alice di Carrol sosterrà di dire quello che crede perché quello che crede dice, dovrà scontrarsi con il Matto Cappellaio convinto dell’indipendenza tra linguaggio e significato e pronto a rispondere che ‘vedere ciò che si mangia’ non è poi così equivalente a ‘mangiare ciò che si vede’.

La stessa genialità si ritrova in altri angoli di libro. Spiegare la differenza tra verità analitiche e verità sintetiche riducendola simpaticamente alla differenza tra una ‘o’ e una ‘y’ (le leggi della logica di Boole, e le leggi dei gas di Boyle) né è solo un esempio. Ancora una volta la logica aristotelica fa da padrona, e il passato ritorna sempre uguale se ridotto ai minimi termini. Tutto il libro, si potrebbe dire, diventa una questione di verità, mezze verità, statistiche…mettendo alla prova anche il più assiduo studente di logica vero-condizionale, abituato a pensare in termini di vero/falso e ora costretto a confrontare le convenzioni con i paradossi del reale. La famosa implicazione logica (che ricorda linguisticamente l’ asserzione condizionale o controfattuale) allora, ancora una volta diventa il centro di tanti problemi. Tutti gli enunciati che assumono la forma ‘se A allora B’ (A-->B) sono infatti riconducibili ad un aut aut che da secoli mette in crisi gli studenti: ‘non A oppure B’.
‘Se io avessi un cavallo, frusterei te’ , quindi, è vera sia se ho un cavallo, sia se non ne ho alcuno.

E mentre nella pagina finale Wittgenstein, Carrol, Russel e Groucho Marx sono impegnati in un dibattito su ‘Che cos’è la filosofia?’, decidiamo di seguire la strada di Groucho che abbandona i tre intellettuali annaspanti tra i loro interrogativi, per ‘andare a far l’amore con Martha’, protagonista femminile della maggior parte degli aneddoti.

Solo adesso, chiudendo il libro, rileggendo il titolo, ci viene in mente una soluzione bella quanto im-pensabile:
‘se penso, allora rido’, dunque ‘se non penso…rido lo stesso’!
E’ qui il senso? L’abbiamo capito? Ma questa assurdità è così comicamente ridicola che trattenersi immaginando di aver messo Paulos in mutande diventa un sacrificio, allora il libro ci cade dalle mani e prevale l’abbandono alla soddisfazione di una corposa e mai così tanto pensata risata


(22/07/2005)