NON SONO OBIETTIVO
OLIVIERO TOSCANI

Il fotografo italiano più famoso, ci confida, questa volta ed eccezionalmente attraverso la scrittura, i suoi pensieri più intimi sulla realtà che ci circonda.

di Lucia Mazzetti
“Io non sono obiettivo, però vedo, e molto spesso quel che vedo non mi piace. Allora mi prendo la libertà di dirlo. Forse esagero, ma esagerare è una forma di creatività che appartiene all’arte. E l’arte è l’espressione delle emozioni, esagerare fa bene, è un esercizio delle passioni, delle quali veniamo sempre più allontanati dalla realtà analgesica in cui viviamo.”

Con queste parole Oliviero Toscani introduce il lettore alla lettura del libro.
Il testo nasce dalla volontà del fotografo di pubblicare in un libro, gli scritti nati dalla sua collaborazione con il quotidiano livornese “Il tirreno”, in cui egli interveniva con la massima libertà in una rubrica chiamata “Natura morta” , attraverso opinioni, giudizi, riflessioni.

Il libro è diviso in dodici sezioni o “fotogrammi”, dove l’autore attraverso una scrittura incalzante si esprime, arrabbiato, sul consumismo dilagante, sull’ansia dei nuovi ricchi, sul degrado ambientale ma anche morale: le donne che non fanno le donne e gli uomini che non fanno gli uomini.
E ancora rimandi e toni aspri, verso i personaggi che compongono il quadro della politica italiana e a chi ci comanda, vedi Berlusconi e i suoi compagni.

Si potrebbe obiettare che con questo libro, il “fotografo-autore” si cimenti in un ambito, quello della scrittura, che non gli appartiene, rimanendo dubbiosi sulla qualità del testo: perché leggere un libro scritto da un fotografo? Perché un fotografo si mette a scrivere?
Le risposte a queste domande arrivano già dalla lettura dei primi capitoli del libro, quando si intuisce che Toscani, ottimo curioso e osservatore di natura, riesce a comunicare i suoi pensieri attraverso un linguaggio che sembra appartenere più ad un pubblicitario che ad uno scrittore, coinvolgendo il lettore nel suo tentativo, riuscito, di dare voce al suo senso di giustizia, mettendo a fuoco i più diversi paradossi della vita civile.

Toscani si infiltra nei suoi ricordi raccontandoli, sempre attento a sottolineare la sua incapacità di essere obiettivo, da qui il titolo dato al libro.
“Non sono obiettivo, questo titolo-ammissione valga soprattutto per rammentare che , malgrado il tono infiammato da Savonarola, malgrado la mia predilezione per l‘aforisma alla Cioran, non pretendo di insegnare, né di dire come e cosa bisogna pensare. Non ho verità. Non ho soluzioni da dare.”
Le parole di Toscani ancora una volta evidenziano la sua natura di osservatore esterno, del teatro della vita: pronto a scattare una fotografia sugli elementi più significativi; ma questa volta ha abbandonato il suo strumento da fotografo, per abbandonarsi alla scrittura.


(21/07/2005)