VIAGGI GENERAZIONALI: USI E CONSUMI DELLE DROGHE DI MASSA
Al di la delle differenze scientifiche tra droghe leggere e pesanti, al di la delle legislazioni, il consumo collettivo di sostanze stupefacenti ha accompagnato l’uomo dagli stadi primari della vita aggregata. Ecco allora che il viaggio attraverso sé stessi o attraverso mondi mai immaginati è diventato, in alcuni casi, migrazione di intere generazioni verso una meta comune.
di Claudia Bruno
Pero 'na canna me la vojo fa'
Hai visto mai quarcosa ha da cambia'
Un giorno 'n viaggio me lo faccio davero
E mentre fumo me piace er pensiero...


Una canzone popolare dei Tribù Acustica, formazione romana che dalle origini riesuma le radici più profonde della tradizione musicale Giamaicana, concludeva pressappoco così, e il motivetto finale a mo’ di stornello finiva e finisce per essere cantato dal pubblico in uno spirito corale di partecipazione e riscatto. Sembra banale, ma di una banalità interessante se si riflette sul fatto che delle ‘mille’ melodie rivisitate dalla band, la più cercata, amata, passata in radio, gridata sia proprio ‘Me ne vojo annà’, l’unica linguisticamente in grado di avvicinarsi ad una realtà esistente oggi come ieri ma in modi altri, un universo giovanile e non solo, a volte forse fin troppo mitizzato.

Oltre al famigerato reggae, la musica ‘diversa’ in generale, ha spesso accompagnato in epoca moderna l’assunzione di sostanze all’interno di contesti sociali assai differenti per luoghi, tempi e culture, eppure legati da uno stesso desiderio di evasione, di trascendenza, di fuga dalla realtà. Citare il blues dei neri, il jazz di New Orleans, il rock di Dylan e Morrison, la Beat Generation degli USA anni’60, non prescinde mai dall’uso collettivo di sostanze naturali (marijuana, hashish) o sintetiche (LSD, ecstasi). E come la musica in alcuni periodi della storia umana ha scelto di viaggiare al di là dei cinque righi del pentagramma, oltre i canoni classici e la standardizzazione dei tempi, verso l’aritmia e la trasgressione, così hanno fatto intere generazioni coinvolte in lotte fisiche o intellettuali contro il comune senso di pensare. Una fuga della società dalla Società.

Umberto Eco nel 1964 scriveva che ‘le classi sfruttate hanno cominciato a muoversi solo quando hanno preso coscienza dell’ esistenza di un’alternativa’. Nonostante l’alternativa, nel caso delle droghe, non sia una meta fisica, ma impalpabile, era proprio un esodo di massa verso questi luoghi della ‘coscienza non cosciente’, l’impatto sulla situazione reale di un Paese, la fuga dalle istituzioni attuali, a spaventare le istituzioni stesse.

Senza andare troppo indietro negli anni, verso i primi del Novecento, la comparsa di alcune piantagioni di canapa in Texas e nella zona di New Orleans e soprattutto l' uso che ne facevano neri, messicani, musicisti jazz e giovani viaggiatori fa nascere improvvisamente un atteggiamento repressivo nelle autorità: scatta il ‘pericolo marijuana’. A partire dal 1910, i bollettini della Commissione per la Sanità Pubblica di New Orleans scrivevano ripetutamente che ‘la marijuana e' la più pericolosa sostanza mai apparsa nella zona ed i suoi nefasti effetti possono trasformare i buoni uomini bianchi in neri e cattivi’. Nella sola cittadina di Storeyville, luogo di nascita di Louis Armstrong e centro vitale della cultura jazz, si contavano oltre 200 consumatori abituali. Con questo tipo d'informazione, inizia un'ossessiva campagna stampa che porterà nel 1915 al bando di uso e possesso di marijuana in Texas, Utah e California, seguiti da altri 14 stati entro il '29. Lo stesso Mussolini dichiarava l'hashish ‘nemico della razza’ e ‘droga da negri’, dando inizio ad una campagna nazionale contro una sostanza poco nota in Italia, usata sporadicamente solo da alcuni medici per sperimentarne gli effetti curativi. La tossicomania veniva presentata come un problema razziale. Nel ‘61 la cannabis viene classificata ufficialmente come stupefacente dall'ONU, che impone ai 65 Stati aderenti l'eradicazione di ogni campo di cannabis entro il 1986: con il Single Convention Drug Act nasce ufficialmente il proibizionismo.

Cambiando contesto, nell’America anni ’60 -’70, autori come Timothy Leary, Paul Ginsberg e Alan Watts cominciano a sperimentare ripetutamente la sostanza sintetizzata in laboratorio dal chimico svizzero Albert Hoffman trent’anni prima: l’LSD. Woodstock, Jim Morrison, Bob Dylan, la cultura hippie: immagini epocali protagoniste della Beat Generation. La società scopre l'LSD, nato come farmaco cardiotonico, e diventato l’arma della rivoluzione psichedelica.


La delusione delle aspettative di un’intera generazione che ha assistito all’infrangersi delle promesse del sogno americano davanti a uno schermo di vetro, la guerra in Vietnam, è solo la scintilla che fa scattare un senso di riscossa, la voglia di contestare e di sovvertire il sistema attraverso un’alternativa. L’LSD diventa allora viaggio in mondi diversi da questo. Il suo utilizzo comincia ad essere considerato pericolo. Nel 1967 il farmaco viene messo al bando: inizia il proibizionismo con la campagna per demonizzare la sostanza.

Hashish o LSD, schiavitù di razza o schiavitù di denaro, resta nell’uso di stupefacenti il desiderio di risarcimento da una libertà negata, attraverso l’esplorazione di nuove dimensioni: le uniche possibili. Ecco che il termine ‘viaggio’, usato gergalmente in relazione al consumo di droghe, leggere o pesanti che siano, assume un significato più profondo. E’ un’intera generazione, che si sposta ideologicamente oltre le barriere imposte, una grande migrazione collettiva che trovando muri in lungo e in largo, decide di procedere per strade solo immaginate, direzioni alterate.

L’uso ‘tribale’, ‘aggregato’ di sostanze stupefacenti è diffuso dall’antichità, basti pensare alla cultura dell’Oppio in Asia Centrale (Cina, India, Turchia). L’uso individuale di sostanze simili , soprattutto oppiacei e derivati della canapa, esplode invece con l’ottocentesco ‘poeta maledetto’, che non trovando identificazione nella realtà sociale circostante preferisce accedere a situazioni inespresse alterando i sensi per sperimentare nuovi tipi di scrittura. E’ in questi anni che Baudelaire compone ‘Il Poema dell’Hashish’, ed è nel 1840 che lo psichiatra Moreau de Tours descrive gli effetti della sostanza nel libro sull' hashish e la pazzia, affermando che attraverso questa droga si potesse esplorare il mondo della pazzia e dell'alienazione. Ma è quando l’alienazione individuale diventa alienazione di massa, e la nevrosi del singolo si trasforma in nevrosi collettiva, che ci viene da dire di un ‘viaggio generazionale’.

Oggi, i viaggi non sono finiti.
Da un sondaggio condotto nel 2004 dall'Eurobarometro - l'agenzia Ue che registra le opinioni dei cittadini europei - si legge che il tasso di contatto e consumo personale dei cannabinoidi (marijuana, hascisch, olio di hascisch) è in aumento e superiore a quello di altre droghe. I luoghi privilegiati per acquistarle sembrano essere feste, pub e discoteche, luoghi dove possono essere ottenute facilmente secondo il 79% degli intervistati.

Curiosità, ispirazione creativa, fuga dalla depressione, le risposte date sono diverse e sempre troppo riduttive anche solo per il fatto di essere cristallizzate in un sondaggio. Ma non c’è bisogno di numeri per capire.
Lo spinello, spessissimo abbinato ad alcool, è il classico companatico del sabato sera. Non per forza sabato, non per forza sera, non per forza spinello. I ragazzi del duemilacinque stanno insieme così. Viaggiano insieme così. Vanno a casa di Luca per ‘stare fuori’. La prossima settimana vanno anche a un maxi-rave per ‘spaccarsi di acidi’, ‘stare storti’, ‘non capire più niente’. Si muovono insieme verso mete statiche, vomitano bulimici i loro viaggi da soli.

Dove siamo diretti ora? Difficile rispondere o anche solo approcciare un’analisi in situazione. Forse non stiamo andando da nessuna parte. Un film che ci fa da specchio come pochi ultimamente, ci dipinge come ‘I figli di mezzo della storia: non abbiamo la grande guerra, né la grande depressione. La nostra grande guerra è quella spirituale. La nostra grande depressione è la vita.’*
E allora, in un sistema dove il metro di misura è il sapone, forse il viaggio collettivo non esiste più e l’esplorazione di mondi inespressi sembra identificarsi soltanto con il moltiplicarsi di fughe individuali dalla noia di ognuno.


* dal film Fight Club.


(18/08/2006)