MODA: SEGUIAMO IL TREND A TUTTI I COSTI

di Claudia Manari
C’è chi parla di recessione, chi invece vuole tornare alla lira, fatto sta che noi italiani non rinunciamo a vestirci, ma soprattutto a “griffarci”. La spiacevole convinzione che in questa società dell’apparire l’abito è rimasto l’unico modo di presentare noi stessi agli altri o meglio l’unico modo per ostentare insieme all’intramontabile status symbol dell’automobile, forse è anche una realtà.

Non è una questione di eleganza, di ricercatezza o di gusto, ma si tratta puramente di griffe. Facendo una passeggiata, dal centro storico alla periferia, ci accorgiamo che i negozi, pur con vetrine appariscenti e ben allestite per catturare l’attenzione del cliente, sono inesorabilmente vuoti.

La questione è ben diversa per le boutique delle grandi firme, che, in qualsiasi giorno, sono super affollate nonostante i prezzi davvero alle stelle. Non c’è dubbio che i migliori stilisti dell’abbigliamento, che fanno grande l’Italia nel mondo, disegnino capi e accessori di qualità e di stile superiore alle altre collezioni, ma è anche vero che per molti acquistare un vestito o un accessorio che sia riconoscibile è un simbolo di appartenenza che fa la differenza.

Sembra che si possa rinunciare ad una serata in pizzeria con gli amici, ma non ad uscire di casa con la borsa o l’occhiale rigorosamente firmato, che magari abbiamo visto a questo o a quel personaggio della tv. Sono infatti soprattutto gli accessori (borse, cinte, occhiali, portafogli) ad andare a ruba, soprattutto perché sono gli unici ad essere accessibili con qualche rinuncia. I negozi “anonimi” e abbordabili chiudono, le griffe inavvicinabili aprono: ultimo è il caso della nuova boutique di Celine a Firenze, che conta di arrivare a 110 negozi entro la fine del 2005.

Non ci vestiamo più a seconda del nostro gusto personale, ma indossiamo ciò che il mondo della moda e lo stile del momento impongono: quest’anno nel nostro guardaroba c’e’ stato posto solo per il denim e le paillettes, mentre le scarpe con la punta tonda hanno soppiantato il dominio, per molti anni indiscusso, delle scarpe a punta. Anche chi sembra voler andare controcorrente, si pensi ad esempio all’urban-street che impone jeans molto larghi e “calati” con magliette “anonime” o con scritte provocatorie, è consapevole di riconoscersi e di trasmettere l’appartenenza ad un gruppo che, solo a parole, non è attento alle apparenze e al marchio. Questo tipo di abbigliamento, infatti sembra aver creato uno stile parallelo ai grandi nomi, ma non meno importante e costoso.

Non è mai il caso di andare contro i detti popolari, ma ai giorni d’oggi sembriamo essere sempre più convinti che “l’abito fa il monaco”… ma è davvero così? Se ci pensiamo bene non è gratificante ammettere che i vestiti che ci ricoprono valgono più di quello che siamo o che abbiamo da trasmettere.

Fortunatamente l’universo “moda” non è solo questo; le creazioni d’alta moda di stilisti e designer riescono ad andare oltre ogni omologazione e utilizzo seriale dei capi, riescono ogni anno a trasformarsi e a rigenerarsi attraverso nuovi studi, stoffe, stili e abbinamenti. E allora non ci resta altro che aspettare e ammirare cosa ci propongono le nuove collezioni, se non altro per fantasticare…


(20/07/2005)