CARMEN SPIGNO: RITORNO ALLE ORIGINI
In Liguria, in mezzo alla Natura, l'artista Carmen Spigno prende ispirazione e racconta a Terranauta la sua poetica d'artista. Segue Intervista - confessione della pittrice.
di Paolo Marino
Presentare Carmen Spigno è indubbiamente un compito assai facile e gradevole. Il noto critico d’arte milanese Arnaldo Fontana un giorno, in due parole, così descrisse la sua persona ed il suo lavoro: “É donna dal chiaro sorriso, dal deciso portamento e dallo sguardo indagatore. I suoi “segni” e i suoi “graffiti” non definiscono forma alcuna. Interrogano, sorprendono e, spesso, portano il pensiero lontano in cerca d'approdo...”.

Nata a Diano Marina (IM), in Liguria, dopo una lunga e brillante carriera come insegnante, si dedica ormai da anni esclusivamente alla pittura con i pigmenti e le resine naturali, che sceglie e raccoglie personalmente. L'amore per la natura l’ha condotta a vivere a Garlenda, un tranquillo e verdeggiante paese nell’entroterra ingauno, in provincia di Savona, ove ha il suo atelier.

L’artista Carmen Spigno, letteralmente affascinata dagli incredibili colori delle terre, si avvale nei suoi lavori di un procedimento indubbiamente “inconsueto” e “particolare”. Non è cosa frequente vedere infatti opere pittoriche realizzate mediante l’utilizzo di pigmenti ricavati dalla terra e “tenuti insieme” da un collante altrettanto naturale, quale è la resina degli alberi da frutto. La pittrice sta da tempo affinando questa sua particolare tecnica che deriva dall’uso delle terre mescolate alle resine naturali.

In seguito distende il “prodotto” su tela, legno, carta, cartone, juta, fino alla realizzazione di opere che presentano un apporto materico assai rilevante, quasi tridimensionale.

“Nella nostra terra di Liguria - dice l’artista - la pittura con i pigmenti naturali e le resine diventa un mezzo straordinario per esprimere non solo ciò che si vede, ma ciò che si sente, si pensa e si sogna. Attraverso la terra, elemento tangibile e plasmabile, la pittura si concretizza sulla tela, scaturita dalla memoria ancestrale dell'Uomo, come sulle pareti delle grotte di Lescaux: un ritorno alle origini ed all'essenza della vita.”.

Nelle sue opere, attraverso i “segni” e i “graffiti” e soprattutto tramite i colori incontaminati della terra, emergono l'amore per la Natura e le inquietudini spirituali del nostro tempo.

Ecco svelato quindi perché questo 2005 sia in effetti l’anno del “ritorno alle origini”, un ritorno inteso non solo come un riappropriarsi dell’essenza intrinseca dell’essere umano, dei suoi legami imprescindibili che lo vincolano alla natura ed alle sue leggi, ma soprattutto una riconsegna all’Uomo dei valori che l’attuale società consumistica, superficiale e globalizzata, gli sta negando “in toto”: l’amore per le piccole e semplici cose, come il piacere di osservare un’alba o un tramonto, il riavvicinarsi alla natura ed ai suoi “doni”, il valore dell’“essere” a dispregio dell’“avere”

Carmen Spigno in questo caldo mese di luglio sta “portando” la Mostra Personale “Ritorno alle Origini” in tre luoghi diversi ed altrettanto importanti, come Albissola Marina, fino al 27 luglio presso la Galleria “Eleutheros” in via Colombo, 23, Montecarlo, dal 7 al 23 luglio, Association des Jeunes Monègasques – Centre Métropole, e Albenga, dal 9 al 17 luglio, presso la Galleria UCAI, in piazzetta dei Leoni, 1. Le tre esposizioni mostrano i lavori dell’ultimo anno realizzati secondo una ricerca costante e dinamica di supporti e materiali, accanto alle consuete terre e resine naturali.

“La mia pittura – continua la pittrice – ha come strumenti principali la manualità e la gestualità, poiché il contatto con il “medium” deve essere diretto e concreto ed ha un potente effetto catartico, liberando l’animo da ogni sorta di oppressione. Attraverso i “segni” e i “graffiti” e tramite i colori incontaminati della terra, emerge tutto il mio amore per la nostra “Terra Madre”. E aggiunge – “Per questo ho scelto come materiale la terra, con i suoi pigmenti naturali dai molteplici colori e li ho legati con un elemento altrettanto naturale, la resina degli alberi da frutto sciolta nell’acqua, che diventa uno straordinario collante.

Alle terre affianco nel mio lavoro una vasta gamma di supporti e materiali naturali, quali il legno grezzo dalle bellissime venature, la tela di sacco, il sughero, il cartone, la rete, le sabbie, il vetro, l’ardesia, a cui aggiungerò i metalli, in una ricerca costante di nuovi orizzonti…”
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La pittura con le terre rappresenta il momento attuale, e più felice, della sua ricerca artistica, che è cominciata fin da bambina, proseguendo secondo le tecniche canoniche del pastello, del carboncino, della tempera e dell’olio, passando anche per la fotografia, il fumetto e il teatro.

Fondamentale però è stato nel 1997 l'incontro con il pittore genovese Andrea Bagnasco, fondatore del "Gruppo delle Terre", che ha segnato una svolta nella sua pittura, indirizzandola verso nuove ricerche cromatiche e stilistiche. Da allora ha preso parte a numerose mostre personali e collettive, in Italia e all’estero, riscuotendo notevoli consensi per l’indubbia originalità della sua pittura.

L’artista riporta quindi un brano di Hermann Hesse, scrittore che predilige, tratto dal racconto “Demian”, un po’ per descrivere il suo stato d’animo, un po’ per rendercene partecipi. “Già da piccolo ero stato incline a guardare le forme bizzarre della natura… abbandonandomi al loro fascino e al loro complicato linguaggio. Lunghe radici d’albero affioranti, vene colorate nella pietra, macchie d’olio natanti nell’acqua, crepe nel vetro, tutte queste cose esercitavano su di me una grande attrattiva, soprattutto l’acqua e il fuoco, il fumo, le nubi, la polvere…”
“Così dice Demian nell’omonimo libro di Hermann Hesse, e queste parole si adattano perfettamente anche alla mia personale poetica, poiché come si nota nei miei quadri, io provo una grandissima emozione nel rappresentare i magici segni che la natura traccia sulla terra, sui tronchi, sulle foglie, sulle rocce”.

Chiudo questa avvincente intervista-confessione con la pittrice Carmen Spigno menzionando un pensiero di Henri Michaux, che ha scritto: “Chi lascia una traccia, lascia una piaga”.

Dopo l’osservazione dei lavori della Spigno possiamo affermare che le “piaghe” sono semmai le ferite consce che l’uomo oggi compie sul territorio offendendolo, ma tale atteggiamento negativo, quasi sempre, parte dalla non conoscenza della natura in cui si vive. L’artista cerca di renderci edotti su tale versante e, quindi, la sua pittura è, anche, arte divulgativa e didattica nel senso più positivo del termine: conoscere per tutelare e valorizzare.

Per ulteriori informazioni, può consultare il sito web Carmen Spigno ed anche Amici nell’Arte, sito dell’omonimo Circolo Artistico di cui la signora Spigno è Presidente dalla sua fondazione.


(15/07/2005)