Certo, noi abbiamo RaiClick, e le Teche Rai.
Digitiamo il www, e guardiamo frammenti di TopoGigio in bianco e nero, l’ Un due e tre di Tognazzi e Vianello, Canzonissima degli anni ’70. Si tratta di pochi minuti, solo una piccola parte del grande archivio Rai. Per accedere a programmi ‘interi’ ci spostiamo su Raiclick, Il Maresciallo Rocca, Un posto al sole, i Tg, qualche varietà del grande passato. Ma si tratta di un’offerta comunque limitata, per ora, rispetto alla completa programmazione.
La BBC (British Broadcasting Corporation), emittente pubblica inglese, la stessa che iniziò per prima in Europa l’esercizio sperimentale delle trasmissioni, continua a voler stare al passo con la tecnologia. Sul web, vorrebbe mettere l’intero palinsesto. Non solo, ma riconvertendo il processo di distribuzione alle più aperte filosofie “internettiane” dell’open sourcing e del peer to peer.
Di cosa stiamo parlando? Del nuovo progetto firmato BBC che porta il nome di Interactive Media Player (IMP). Presto infatti l’emittente britannica metterà a disposizione di circa cinquemila inglesi, i regolari abbonati paganti il canone di servizio pubblico, la programmazione televisiva integrale. Un nuovo modo di guardare la tv, anzi di chiederla, perché in questo modo ogni utente potrà decidere di scaricare i suoi programmi preferiti (magari trasmessi in orari poco rispondenti al proprio stile di vita) e guardarli dovunque e a qualunque ora, semplicemente con un click. E’ la prima volta che un grande network televisivo decida di mettere a disposizione del pubblico tutti i propri programmi. C’è da dire che nel periodo di test (da settembre ai primi del 2006) la disponibilità di contenuti (tra cui film, telefilm, informazione locale), selezionabili attraverso un motore di ricerca interno, sarà ristretta alla programmazione della settimana precedente, d’altronde è ancora una fase sperimentale.
Sono preoccupati tutti gli autori, per i diritti sulle loro produzioni, ma la BBC ha pensato anche a questo. Nel 2004 sono infatti già state largamente messe alla prova tecniche di protezione del copyright, che impongono restrizioni riguardanti l'autodistruzione dei file dopo sette giorni dal download, oltre a limitazioni di copia individuale e di distribuzione via posta elettronica. Inoltre il servizio è comprensivo di tecnologia GEO-IP, utile a restringere l'uso di iMP ai soli utenti dell'isola britannica. Quindi i contenuti saranno distribuiti tramite sistema P2P (Peer to Peer), ma ne sarà resa impossibile la riproduzione. Nonostante il carattere ‘sfuggente’ di un ambiente come Internet, le ricerche portate avanti consentirebbero quindi l’applicazione di forti limiti all’uso dei contenuti da parte di soggetti esterni.
Ma la predisposizione alla ricerca della BBC, non finisce qui. Proprio in questi giorni l’emittente britannica ha infatti presentato il suo nuovo portale on line BBC open source, dedicato alla creazione e raccolta di software per la distribuzione di contenuti audio-video digitali sul web. L’open sourcing, appartiene alle più avanzate regolamentazioni relative alla produzione di software, e inserendosi nell’ottica della dimensione collaborativa della Rete, protegge gli autori di software soltanto attraverso una General Public Licence. Una volta prodotto un software, quindi, lo si mette a disposizione on line, rendendolo suscettibile all’utilizzo (per diverse funzioni) e alla modifica da parte di altri produttori. In questo modo si collabora insieme, alla realizzazione di apparati tecnologici complessi. Il BBC Research and Development Department ha quindi messo a punto un software gratuito, distribuito con licenza open source: libero da scaricare e libero da modificare.
Ma la vera novità sta nella progettazione di un software chiamato Dirac, destinato al consumo di massa entro la fine dell’anno, che permetterebbe di comprimere e decomprimere i contenuti video in modo da consentirne il download su connessione a banda limitata, adattando le risoluzioni a quelle ricevibili dagli utenti.
Il video on demand sembra dunque pronto a scontrarsi con il grande pubblico. Ma che ne sarà del vecchio divano? Dei commenti fatti insieme? Informazione va bene, ma guardare un film da soli davanti al pc sembra l’immagine paradossale della nuova televisione: un web come immenso bazar di contenuti (musica, immagini, film, notizie) dove l’attributo ‘di massa’ assume nuove connotazioni, dove il ‘genere televisivo’ si svuota di senso e il palinsesto dell’appuntamento scompare tra i link.
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