Tante storie di personaggi eccentrici si intrecciano sullo sfondo di un quartiere suburbano della provincia perbenista nordamericana.
La regista di questo film, attrice anche in prima persona in uno dei ruoli protagonisti, è stata molto apprezzata per la sincerità con cui racconta le ritrosie dell’animo umano, tra imbarazzi adolescenziali e timori dell’età adulta, goffaggine sentimentale e inettitudine sociale.
A differenza di tanti film simili, veramente tanti da farne un genere a sé stante, facile da inventariare semplicemente spulciando gli annali del Sundance Film Festival, per l’appunto vinto a gennaio 2005 proprio da questo film, benché scarsamente conosciuti dal pubblico delle sale italiane che o non li ha potuti vedere o non ha fatto in tempo, questa volta il tono è della commedia delicata, sofisticata quel tanto che basta per non rendere i personaggi degli altrettanto sofisticati borghesi, cercando di tutelare l’ingenuità e la spontaneità degli animi in gran parte puri di questi individui eccentrici.
Quindi non un grottesco racconto crudo e stomachevole per la durezza delle realtà messe in mostra, né una satira feroce e cinica all’American Beauty, neppure allucinatoria come il film di Asia Argento, Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, che sebbene diretto da un’italiana è tratto da un testo del tutto americano e girato come un tipico film indipendente che racconta simili realtà di periferia.
Si tratta semplicemente di un campione di umanità che non potrebbe vivere, meglio, che non si potrebbe ritrovare in altro luogo se non quello delle case ad un piano massimo due, le une accanto alle altre, separate da strade mediamente larghe e poco trafficate con marciapiedi curati.
Dare spazio ai caratteri e alle situazioni significa mettere da parte uno stile originale di racconto a favore di una regia piana che concentra la propria forza visiva esclusivamente nei dettagli: come il gioco d’amore e ritrosia tra le due scarpe della protagonista, che peraltro ritroviamo nell’animazione in flash del sito ufficiale.
Vi sono dei momenti affascinanti e delle circostanze anche intriganti, ruotanti ovviamente intorno alla sessualità e all’ambiguità. Un film, che nella giustapposizione delle situazioni a volte anche scabrose che mette in scena, rivela la mano di un’esordiente sebbene volenterosa; ha fatto un film minimalista e simpatico, che manca tuttavia di ferocia e forse anche di un po’ cattiveria. Comunque assai romantico: come nella sequenza in cui abbiamo lei e lui da poco conosciuti che percorrono un marciapiede, discutono sul fatto che alla fine di esso, una volta giunti al semaforo, le loro vite si separeranno, pertanto ogni metro di quel tragitto è paragonabile ad un lasso di tempo e ad una tappa della loro storia d’amore.
Discontinuamente intenso. Vincitore a Cannes 2005 della sezione Settimana della critica, cui partecipano opere prime e seconde.
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