Non so se siete d’accordo. La parte più interessante del semplicissimo gioco “Affari tuoi” consiste non solo e non tanto nel rapporto conduttore-concorrente, tutto costruito su gag intorno a caratteristiche fisiche o allusioni di stravaganti personalità. Bonolis ci sa fare con la debolezza umana e riesce a dire quasi tutto senza che nessuno s’offenda; arriva proprio al limite, pronto a fermarsi un attimo prima della caduta di stile.
Ma, a parte ciò, quello che incolla dieci milioni di telespettatori (lo share di martedì 17 maggio) al programma preserale è la “logica del pacco”.
Quando il concorrente ha aperto le prime tre scatole, e poi via via fino all’ultima, arrivano le offerte dell’”infame”. Uno squillo di telefono, la cornetta nera emette una tetra risata e una voce misteriosa lancia la proposta. Da lì in poi Bonolis ha campo libero, da’ sfogo alla propria -volutamente artificiosa- pratica oratoria e sviluppa a beneficio del concorrente una serie di ramificati ragionamenti.
Svolge il ruolo di grillo parlante, ma anche di sottile tentatore: accettare un’offerta meno ricca delle possibilità ancora da verificare o affrontare con coraggio un rischio che potrebbe cambiare la vita? C’è più saggezza a prendere “a scatola chiusa” una sessantina di milioni del vecchio conio o a tentare di vincerne duecento col pericolo però di andarsene più ricchi di un euro appena? Le strategie non valgono, non c’è strada giusta ne’ migliore, non ci sono criteri di discernimento. A quel punto è solo il carattere che conta, l’istinto e molta fortuna.
Anche le scelte professionali a volte si presentano sotto questa forma di sfida alla sorte, di tentativi in cui tutto si rischia e nulla è garantito. Quelle di Bonolis popolano le testate giornalistiche da diverso tempo e tutte hanno letteralmente “dato i numeri”, quelli del suo presunto compenso, appunto. Negli ultimi due anni il conduttore ha dato prova di grande carattere e di un certo istinto, mettendo in discussione le formule più stagionate dello storico programma-contenitore della domenica di Raiuno, del Festival della canzone italiana e della formula-quiz. In tutte e tre le occasioni si è rivelato coraggioso e audace. E adesso la sorte gli offre la possibilità di rilanciare, di osare qualcosa di diverso, forse di più vantaggioso.
L’azienda concorrente –nell’ambiguo ruolo dell’infame- gli prefigura una grande svolta, non solo a livello economico, ma anche e soprattutto creativo: carta bianca su idee e conduzione. Dopo tanti fiumi di inchiostro finalmente anche lui, come i suoi concorrenti, sembra aver deciso.
La notizia che Bonolis ha raggiunto un accordo con Mediaset -un contratto di 8 milioni di euro l’anno per tre anni- non deve, quindi, sorprendere. In questo giro di vite e di vita a Bonolis aveva di fronte queste due chances: restare in Rai con vincoli e contratti già noti oppure accettare diversi guadagni e trattative su nuovi programmi in un’azienda che risponde a logiche piuttosto commerciali; passare da un gruppo televisivo all’altro alzando di volta in volta la cifra del proprio valore sul mercato o legare in modo più saldo la propria immagine a un’unica azienda con la sola certezza di poterne incarnare storicamente il volto.
Per molti mesi è rimasto così, silenzioso e riflessivo, il Dulcamaro delle ore 21.00, davanti al suo pacco, stavolta.
C’erano tutti: il notaio, l’autore, il medico, e c’era anche il pubblico ad attendere l’ultima decisione. Non si è fermato alla prima offerta e nemmeno alla seconda. E’ andato avanti –messo a verbale- e fino alla fine si è tenuto la scatola senza cambiarla mai, nemmeno per scaramanzia. Adesso ci sono solo due pacchi rimasti, lui ha deciso di rischiare, cambia, fa il gran salto. A questo punto non resta che andare a vedere, a spiare, sollevando piano piano il coperchio tra la suspance generale. Caro Bonolis, tocca a lei: scavicchi ma non apra!
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