CAPOLAVORI DEL GUGGENHEIM
Il patrimonio artistico della famiglia Guggeheim in mostra a Roma fino al 19 di giugno: una carrellata di avanguardie storiche.
di Daniela Mazzoli
Le Scuderie del Quirinale ospitano, ancora fino al 19 giugno 2005, una piccola parte della vasta collezione di Salomon e Peggy Guggenheim, nonno e nipote con una passione in comune: l’arte del proprio tempo.
Così, facendo una breve passeggiata in dieci sale, si ripercorre il cammino delle avanguardie del Novecento, dagli Impressionisti alla Pop Art. Cento anni di storia dell’arte in un’ora di visita.

Ma cosa è successo da Manet a Warrol? Al visitatore laico qualcosa sfugge, qualcosa sembra non funzionare. Capisce le prime due sale, alla terza comincia a sentire che il linguaggio è cambiato, alla quarta avverte una lieve perplessità e poi si arrende al nonsenso. Perché?

Quel che generalmente si vuole, quel che ci si aspetta da un’opera d’arte è che produca una cosa bella, un bell’oggetto: un paesaggio, un ritratto, una natura morta. Purché sia un concetto accessibile, riconoscibile, ben riprodotto -come se l’arte fosse una questione di pura abilità, come se il pittore fosse un artigiano del colore. Perciò molti visitatori apprezzano facilmente l’arte figurativa e inorridiscono di fronte all’astrattismo, al cubismo, all’action painting.

Eppure Manet e Warrol hanno molte più cose in comune di quel che sembra. Eppure Chagal e Miro’ hanno la stessa idea del colore come strumento di evocazione sentimentale. Tutti i protagonisti di questa rara esposizione sono stati dei rivoluzionari, hanno stravolto le regole estetiche dei propri tempi per provare a ridiscuterle.
Manet, che noi oggi vorremmo vedere esposto in uno dei nostri salotti e per il quale proviamo commozione senza riserve era ritenuto dagli artisti accreditati dell’epoca un imbrattatore di tele. I suoi quadri e quelli dei suoi amici impressionisti erano ritenuti delle oscene provocazioni, venivano rifiutati dalle esposizioni ufficiali e liquidati come prodotti insensati di giovani ribelli.
Cezanne, con i suoi corpi bidimensionali, con le sue forme scure, solide, con la sua nuova idea dello spazio –che sarà senza saperlo il fondamento del cubismo- veniva considerato un incapace, come non sapesse dipingere.


La prima metà del Novecento, attraversata da due guerre terribili, portatrici di lutti, fame e miseria, non poteva non interrogarsi in modo nuovo sulla realtà, fornirla di un linguaggio più adatto, esprimerla in modo più adeguato. Quello che arriva sulla tela è l’emozione, è l’inconscio, è l’anima con i suoi labirinti e le sue profonde angosce. E’ arrivato anche Freud e la psicanalisi: l’opera è diventata uno strumento di conoscenza del proprio Io, una porta d’accesso al lato visionario, surreale.
Il mondo non è più solo quel che è ma diventa simbolo: ogni oggetto è anche un’idea, un portatore di significati, una tessera nel puzzle della propria coscienza.

La seconda metà del Novecento fa piuttosto i conti con il boom economico che determina una nuova geografia del benessere, un nuovo modo di concepire l’individuo. Nasce la pittura come cosa viva, come azione. La realtà non è più nemmeno rappresentata ma trasposta direttamente in forma d’arte. La realtà entra nel quadro, sulla parete, viene esposta. Gli si da’ valore artistico senza alcun filtro. E viene così implicitamente indagata, interrogata, respinta.

Le immagini di Warrol, ripetute in serie infinta, altro non sono che una grande intuizione e anticipazione di un’epoca in cui la comunicazione di massa non fa che riproporre indefinitamente messaggi identici –o che apparentemente lo sono- fino all’anestetizzazione dell’osservatore. Si diventa indifferenti, insensibili. L’oggetto neutralizza la volontà dell’uomo, e l’individuo non è diventato che un consumatore di cose, pubblicità inclusa.

C’è troppo da dire su questa mostra per non andarla a vedere. E per chi non può arrivare a New York –sede del museo Guggenheim- c’è sempre Venezia. Il Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande -già abitazione di Peggy Guggenheim- ospita una sua personale collezione di opere europee e americane, tra le più importanti del ventesimo secolo.


(31/05/2005)