“Non chiamateci spazzatura” è il grido che dà inizio ad un sogno intitolato Pinocchio Nero, i cui protagonisti sono 20 ragazzi di strada di Nairobi, che si trasformano in bravissimi attori e danno vita a uno spettacolo che diventa una speranza di cambiare vita. Questo sogno è divenuto un progetto realizzato da Marco Baliani e promosso da AMREF, un’organizzazione non governativa che da anni si occupa di progetti per lo sviluppo dei paesi più poveri dell’Africa.
“Pinocchio Nero” ha fatto il giro dell’Italia, passando per Milano, Bologna, Firenze, Parma e concludendo il giro a Roma, dove è stato ospitato dal Gran Teatro e dal palco del concerto del Primo Maggio. Lo spettacolo ha divertito ed emozionato molto il pubblico, gli attori sembrano professionisti che compiono movimenti corali, perfettamente studiati e sincronizzati; e sul palco, da cui proviene un insieme di ritmi, danze, voci e ambientazioni tipicamente africane, si crea un’atmosfera molto intensa e coinvolgente. La favola di Collodi ha assunto un volto e un significato estremamente contemporanei; ogni ragazzo che si trova sul palco condivide con il protagonista della favola rappresentata lo stesso desiderio, quello di “diventare un ragazzo come tutti gli altri”.
La consapevolezza che questo esperimento rappresenta una speranza concreta per i giovani, che vivono nelle baraccopoli africane, comunica allo spettatore un intenso coinvolgimento emotivo. Allo stesso tempo, la coscienza che il teatro può rappresentare un importante strumento di intervento sulla realtà fa assumere all’evento un significato e un’importanza del tutto particolari. Vorremmo più spesso imbatterci in spettacoli di tale forza espressiva.
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