Sono passati ormai tre secoli da quando la camelia, pianta originaria del Sud-est asiatico, ha compiuto i suoi primi viaggi in Europa dove, conosciuta essenzialmente come specie ornamentale, è divenuta una delle piante più apprezzate da vivaisti ed ibridatori.
La storia dei primi esperimenti di acclimatazione e della creazione di nuove cultivar è costellata di curiosi aneddoti e di storie di pura passione dei quali il Lago Maggiore e i suoi giardini sono testimonianza. In ogni giardino storico, nel tipico stile romantico dell’800, è possibile ritrovare, oggi, antichi esemplari di camelie, per lo più appartenenti alla specie Camellia japonica, dai nomi altisonanti, che ricordano illustri personaggi della nobiltà di quel tempo. Una camelia, all’occhiello e come decolté, era infatti, simbolo di lustro e raffinatezza per le famiglie patrizie dell’epoca.
In breve tempo, sorse una sorta di cameliomania ed iniziarono ad essere numerose le piante coltivate in vaso e messe a dimora nei giardini dei laghi. Insieme ad altre specie acidofile come il rododendro e l’azalea, la camelia è, così, divenuta sul Lago Maggiore, un fiore tipico della tradizione locale. E’ difficile trovare un giardino o uno spazio verde anche di piccole dimensioni senza almeno una pianta appartenente a questo genere vegetale. Zona di produzione tipica delle camelie il distretto dei laghi, con a capo il lago Maggiore, conta, infatti, più di 1.000.000 di esemplari di camelia commercializzati ogni anno.
|
|