Kansai Electric e’ stata anche al centro di un altro scandalo nel 1999, quando fu scoperto che il combustibile nucleare recapitato dalla British Nuclear Fuels riportava dati falsi: quella vicenda ha ostacolato i piani giapponesi di usare su larga scala il plutonio come combustibile dei reattori.
I reattori nucleari giapponesi stanno invecchiando: molti hanno circa 30 anni. Ma anziche’ incrementare le misure di sicurezza e chiudere i vecchi reattori, il governo sta facendo l’esatto opposto, riducendo le regole riguardanti l’industria. E visto che l’energia nucleare e’ molto costosa, le compagnie interessate hanno accumulato enormi debiti e per risparmiare tagliano innanzitutto sulle misure di sicurezza, senza alcuna cautela per gli addetti agli impianti e per le popolazioni circostanti.
Allo stesso tempo, sono stati cercati centinaia di miliardi di yen per coprire i costi del nuovo impianto di riprocessamento del plutonio a Rokkasho-mura nel nord del Giappone, enormemente antieconomico, ambientalmente pericolosissimo e a rischio di incrementare la proliferazione nucleare in Asia (www.greenpeace.org).
Questa evitabile perdita di vite umane arriva nel giorno del 59^ anniversario della bomba atomica americana su Nagasaki. Nonostante l’eredita’ di Nagasaki, questo incidente di Mihama, il terrificante stato della sicurezza dell’industria nucleare e la scarsissima fiducia da parte dell’opinione pubblica verso il programma nucleare del paese, il governo e l’industria giapponese vanno avanti con nuovi piani e impianti nucleari.
“Intanto le energie alternative, quali solare e eolico, non solo sicure ma anche piu’ pulite e assai meno costose dell’energia nucleare, non vengono considerate. Le vicende giapponesi – sostiene Roberto Ferrigno, responsabile delle campagne di Greenpeace – devono essere un monito per quanti in Italia, Governo ma anche opposizione, industria e qualche pezzo di sindacato, continuano a proporre un irresponsabile ritorno al nucleare, senza peraltro considerare il netto rifiuto delle popolazioni locali interessate: un’ipotesi insostenibile dal punto di vista ambientale e sociale, oltre che dal punto di vista economico”.
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