L’uomo proposto dagli stilisti per questa stagione non deve necessariamente stupire e provocare per potersi affermare, ma è sicuro di sé: lontano dalle immagini delle passate stagioni – un po’ efebico e narciso – riscopre la sua identità, riflettendo sul passato e rifiuta ogni ambiguità sessuale. È virile, ma romantico, a un tempo sportivo e classico, sensibile ed intellettuale, sempre poliedrico ma, soprattutto, fanatico e modaiolo. L’identità maschile è in profondo ripensamento: superato l’uomo aggressivo anni Ottanta e quello ambiguo anni Novanta, ecco l’uomo alla ricerca di autenticità. La moda di questa stagione interpreta emblematicamente il cambiamento in atto.
Dall’uomo-007 di Gucci, con tanto di baffetto e foulard al collo, all’eschimese seppellito sotto strati di montone di Roberto Cavalli, fino al novello d’Annunzio di Cerruti, le proposte moda lasciano spazio all’immaginazione e alla scelta. Ma il modello che rimbalza con maggior successo sulle passerelle dei fashion-stylists è senza dubbio quello del dandy: un uomo più “pulito”, colto e intellettuale. Basti pensare alla rinascita annunciata del completo di sartoria, che sarà il “must” del guardaroba maschile, o all’appello alla pulizia lanciato da Giorgio Armani.
Uomo cosmopolita quello di Trussardi che abbina classico ed etnico: camicie sgargianti di righe gialle e turchesi, con pietre preziose ai polsi, fantasie di disegni indiani e gessato in color topazio e rubino.
Armani pensa a chi vive giovane e a chi giovane lo è: le tute, spesso in eco-pelle, strizzano l’occhio alla working class di Liverpool, mentre le sovrapposizioni di maglie e i pantaloni buggy con maxi-tasche applicate guardano agli squatters dei suburbs londinesi. Il nuovo scapestrato gioca con l’immagine del bullo anni ‘50 e sopra la canottiera, scollata quasi fino alla cintura, indossa la giacca in velluto. Un intellettuale, ma in versione dannunziana è l'uomo di Cerruti: il gilet si libera totalmente del dorso e guarnisce la camicia bianca croccante, il maglione morbido a motivo canestrato si accoppia a pantaloni affusolati e a cappottoni a doppia martingala. Il nuovo Andrea Sperelli sceglie volentieri il tweed, le scarpe bicolore, il panno invecchiato, il cotone corposo ed indossa camicie coloniali con tasche.
Sofisticato, eppure non eccessivo, è l’uomo della collezione Versace: per lui un guardaroba sartoriale, ma totalmente decostruito, che vive della combinazione di opposti, come pantaloni di nylon da aviatori portati con il blazer di cachemire. Per la sera si abbandona lo sportwear per uno stile decisamente vittoriano e pulito al tempo stesso, con cappotto di cachemere a sei bottoni e i revers stretti.
Decisamente metropolitano ed a suo agio per le vie del mondo, l’uomo di Cavalli esce da un igloo-stroboscopico per iniziare il viaggio che lo porterà dal Polo Nord alla disco anni ‘70. Un po’ eccentrico, attraverso contaminazioni di stili per un mix di colori e forme, indossa cappotti, gilet, cappelli e scarpe in pelliccia, tipiche degli Eschimesi, e appaga il suo narcisismo con montoni ricamati, con specchietti in mille colori e pantaloni di pitone dorati e argentati. La sera guarda ad occidente e ci porta fino alla dance anni ’70, dove trionfano l’argento e l’oro dei completi laminati e in lurex per un tripudio di luci. Un melting pot di stili, colori ed etnie, segno inconfondibile della moda Cavalli.
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