Nessuno fra gli uomini politici ed i giornalisti, impegnati nel curare la buona riuscita della “passerella mediatica”, si è sentito in dovere di rendere nota agli abruzzesi la volontà del governo, già espressa lo scorso giugno 2008, di trasformare l’Abruzzo in una regione mineraria, come dimostrato dal fatto che ormai il 35% del territorio abruzzese risulta coperto da permessi estrattivi in favore delle compagnie petrolifere.
Leggendo l'interessantissimo blog della Dr.ssa Maria Rita D'Orsognache da anni segue la vicenda con tutto l’ardore di chi pur vivendo all’estero continua a rimanere profondamente innamorato della propria terra, non si fatica a comprendere i termini del problema nella loro interezza. L’interesse dell’ENI, della Mediterranean oil and gas (MOG), di Total e altre compagnie petrolifere nei confronti del territorio abruzzese sembra essere molto alto, così come alta è stata fino ad oggi la disponibilità degli uomini politici di varia estrazione e colore, nei confronti di un progetto che riproponga in Abruzzo lo stesso scempio già sperimentato in Basilicata.
Anche per l’Abruzzo, così come accaduto proprio in Basilicata, potrebbe prospettarsi dunque un futuro fatto di trivellazioni e pozzi petroliferi, destinati a devastare ed inquinare il territorio, senza comportare nessun tipo di ricaduta positiva per la popolazione residente.
Se i cittadini abruzzesi, tenuti fino ad oggi all’oscuro del tutto dall’atteggiamento omertoso della politica e dell’informazione che conta, avrebbero già molto da recriminare per il solo fatto che si paventi dinanzi a loro una prospettiva di questo genere, occorre sottolineare come esista un ulteriore motivo di allarme che, soprattutto alla luce di quanto accaduto all’Aquila, non può certo essere sottaciuto.
La conformazione del territorio abruzzese, ad elevato rischio sismico, dovrebbe infatti sconsigliare nella maniera più assoluta qualunque ipotesi di trivellazione, dal momento che l’estrazione di petrolio e gas dal sottosuolo comporta un aumento dei rischi di movimenti tellurici indotti proprio dall’attività estrattiva. A questo proposito esistono molti studi che confermano la connessione fra attività di estrazione e terremoti, alcuni stralci dei quali si possono leggere proprio all’interno del blog della Dr.ssa D’Orsogna.
Dagli uomini politici che anche nelle prossime settimane con tutta probabilità continueranno la propria passerella mediatica condita di facili promesse tutti i cittadini abruzzesi credo dovrebbero pretendere la promessa di un futuro vivibile, all’interno di case più sicure, in una regione che continui a rimanere fra le più verdi d’Italia, anziché la prospettiva di un domani fatto di pozzi petroliferi e nuovi terremoti, ancora più gravi di quello che ha determinato la tragedia dell’Aquila.
Petrolio
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